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lunedì 14 gennaio 2008

LO CHIAMAVANO RETROFRONT



Ore 11.09 di lunedì 14 gennaio 2008.
Devo aggiornare il mio sito (che è http://www.liberavox.it/, mentre qui, su www.tuttoilresto-noia.blogspot.com , sono gentilissimamente ospitato e tollerato) e mi metto alla ricerca di qualche interessante notizia sulla quale imbastire un pezzo.
Tutti i più importanti siti di informazione danno rilievo all’ultima puntata della appassionante querelle sulla riforma di legge elettorale.
Berlusconi ha dichiarato che sulla riforma elettorale non ci sarà dialogo con chi vuole la legge Tv” (il decreto Gentiloni).
La mia indignazione comincia a montare.
“Ma come?” penso “barattare la legge elettorale (e non una legge elettorale qualunque ma la porcata firmata Calderoli) con la legge di riforma del sistema radiotelevisivo?”
Siamo alle solite.
D’altra parte una legge sul conflitto di interessi, né il centrosinistra, né il centrodestra (ovviamente), la vogliono fare.
Perché il Cavaliere è depositario di un immenso ed inestricabile coacervo di potere finanziario che tutto condiziona e tutto influenza. E non c’è destra o sinistra che tenga.
Ovvio che se in Parlamento c’è Berlusconi (che proprio per quello stesso coacervo di personali interessi il Parlamento dovrebbe vederlo solo al telegiornale) senza la minima remora si arriva anche a barattare legge elettorale per legge sulle televisioni.
Berlusconi in Parlamento non dovrebbe proprio esserci.
La sua presenza crea come sua scontata conseguenza un cortocircuito istituzionale, con le, peraltro reiterate, conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti e che si sintetizzano nella sua ultima, scandalosa, presa di posizione sulla discussione della legge elettorale.
Ore 11, 11 sempre di lunedì 14 gennaio 2008, lancio di agenzia, i siti di Repubblica e Corriere della Sera titolano: Berlusconi fa marcia indietro: “La riforma elettorale non c’entra niente con la Gentiloni”.
Il presidente di Forza Italia nega di aver collegato i due temi “che sono e restano separati distinti perchè riguardano due piani diversi”.
Nemmeno il tempo di indignarmi che già ha cambiato idea?
In 24 ore è stata fatta una dichiarazione e la sua smentita.
Va bene, in fin dei conti può accadere.
Ogni tanto.
Peccato che non sia questo il caso.
Il retrofront di Berlusconi si colloca in un consolidato capitolo di quella che potrebbe essere la sua ideale biografia politica. Quello dedicato al fraintendimento.
Cito qualche esempio preso da “Le mille balle blu” di Marco Travaglio e Peter Gomez , Edizioni Bur, anno 2006
Capitolo “Il Grande Smentitore”.
“Non c’è giorno che non debba scoprire, con meraviglia, con divertimento e talvolta con rincrescimento, di aver detto cose che non solo non mi sono mai sognato di dire, ma che sono assolutamente lontane dal mio modo di essere, di sentire e di esprimermi Ma tant’è! Hanno deciso che debbo fare scandalo e scandalo tentano di fare usando male le mie parole (quelle che effettivamente pronunciate, ma anche quelle che non ho neppure pensato) manipolandole in un modo o in un contesto diverso, aggiungendo, togliendo e spostando, tagliando e cucendo in modo da ricostruire il mio pensiero a modo loro, arbitrariamente, finendo per farmi esprimere concetti o giudizi diversi, o addirittura capovolti, rispetto alla realtà del mio discorso o del mio pensiero.” (Silvio Berlusconi, Ansa 12 marzo 1994)

Qualche chicca, estrapolata sempre dal libro di Gomez e Travaglio:
“Gianni Agnelli mi ha detto che, in caso di vittoria delle sinistre le imprese italiane varrebbero il 30 o il 40% in meno e ha aggiunto ‘Anche così chi se le comprerebbe?’ (12 marzo 1994)
Agnelli smentisce e Berlusconi a ruota: “Sono stato frainteso ”;

“Agnelli e De Benedetti mi scatenano contro i loro giornali, Feltri è impazzito, Funari non mi è simpatico, Fede non riesco a scrollarmelo di dosso, Di Pietro si crede il padrone dell’Italia, Bossi parla come un ubriaco a bar” (L’Indipendente del 17 agosto 1994)
A ruota la smentita: “Smentisco tutto, la cronaca dell’Indipendente è un cumulo di falsità”(17 agosto 1994) ;

“Massimo D’Antona (assassinato dalle BR, nda) è stato vittima di un regolamento di conti interno alla sinistra (ANSA, 21 aprile 2001)” poi il premier capisce l’enormità di quel che ha appena detto e, nella stessa conferenza stampa, cerca di minimizzare: “La mia non vuole però essere una affermazione. La mia è solo una impressione, anzi il ricordo di una sensazione che provai in quei giorni leggendo i giornali, la mia è una valutazione assolutamente esterna, non un giudizio (IBIDEM) Quando poi la vedova Olga D’Antona protesta sdegnata, Berlusconi le scrive una lettera per riconoscere che “La mia frase si è prestata all’equivoco per il tentativo di strumentalizzare alcune mie dichiarazioni”;


“Mussolini non ha mai ucciso nessuno: gli oppositori gli mandava in vacanza al confino” ( da The Spectator del 4 settembre 2003)
Dopo le polemiche suscitate dalla affermazione Berlusconi corregge il tiro invocando lo stato di ebbrezza : “Eravamo alla seconda bottiglia di champagne” (19 settembre 2003), ma gli intervistatori dello Spectator lo smentiscono “Quel giorno a Villa Certosa abbiamo bevuto solo tè freddo”;

“Lavoriamo ad un grande progetto: costruire case per tutto quel 19% di famiglie italiane che vive in condizioni di vita grama non causata da questo governo. Abbiamo un piano fattibile” (La Repubblica, 12 novembre 2005)
Smentita: “Case per tutti i poveri? Non l’hop mai detto, come sempre mi hanno frainteso. Le mie parole sono state modificate. Il messaggio era: case possibili per gli sfattati.
Reperiremo terreni a prezzo agricolo utilizzando i migliori architetti: case non certo da assegnare al 19% degli italiani in affitto ma a coloro che sono stati sfrattati perché non arrivano a fine mese” (La Repubblica, 16 novembre 2005)
Ritorno alla versione originale. “Stiamo preparando un piano per dare una casa a chi non ce l’ha”
( “Radio anch’io”, 24 gennaio 2006)

Ed in conclusione una testimonianza d’eccezione: “Berlusconi a pranzo ha completamente dimenticato ciò che su una data persona o situazione ha detto a colazione, e a cena non ricorda più di averne parlato” (Indro Montanelli, 1995 )
Indro, quanto ci manchi!


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