di Gabriella Gallozzi*
La sveglia alle 3 del mattino, la casa da sistemare, il pranzo da lasciare ai figli e poi verso le 7 a lavorare nei campi come bracciante nella provincia di Taranto. Poco più su, a Napoli, il «risveglio» insieme ad un impiegato di banca, le ore incolonnati nel traffico, poi il buono pasto che basta al massimo per un primo. E ancora gli operai alla catena di montaggio di Mirafiori dove un lavoratore compie lo stesso gesto 279 volte a turno, i sogni, la famiglia e i soldi che non ci sono. Insomma, storie che «non fanno notizia», ma che dicono del nostro paese molto di più di qualsiasi notiziario. Sono i servizi di Primo piano del Tg3 che fin qui ha realizzato Santo Della Volpe, deciso a proseguire il suo viaggio tra la gente che lavora - compiuto nel corso del 2007 ed approdato di recente ai contadini, La terra è bassa - con un prossimo appuntamento dedicato alla dura realtà dei pescatori. «È necessario rimettere a posto la lente deformata dell’informazione - dice il giornalista -. Guardare alla realtà non solo quando fa “notizia” ma nel suo quotidiano, attraverso la vita reale delle persone, quelle con un’esistenza comune, che lavorano, che si svegliano presto la mattina». Secondo Della Volpe quello che manca all’informazione è «l’approfondimento sulla realtà.
L’immondizia a Napoli, per esempio, se si fosse seguito da vicino il
problema, senza accorgersene soltanto quando è scoppiato il caso, magari
non si sarebbe arrivati all’emergenza. E lo stesso per gli incidenti sul
lavoro». Per questo Santo Della Volpe si dice assolutamente favorevole
all’idea di creare in Rai un laboratorio permanente dedicato all’inchiesta e al documentario, campagna che sta portando avanti Articolo 21 ed ha già raccolto un’infinità di firme, tra cui quella di Sergio Zavoli. «È necessario - conclude il giornalista - aprire spazi per il documentario e l’inchiesta anche all’interno dei telegiornali per offrire approfondimenti sul reale e guardare alle notizie che non fanno notizia».
* l'Unità - 25 gennaio 2008
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