Io personalmente ho grande rispetto della morte, mi inchino di fronte alla malattia e quando mi è toccato l'ho accetta e al tempo stesso ho lottato e lotto ancora con la speranza di stare meglio, comunque sia, su una cosa non ho dubbi, in qualsiasi situazione della vita la dignità della Persona deve essere sempre fatta salva con la tutela e tenendo sempre in gran conto delle sue volontà qualora fossero state dettate.
Io presto redigerò il mio testamento biologico e chiederò che sia rispettato. Intanto leggiamoci Pino De Luca e perché no preghiamo lo Spirito Santo affinché ci illumini sempre in queste dolore circostante, scusate questo ultimo assunto dettato dalla mia fede e che potrebbe disturbare i non credenti, ma per me è fondamentale anche se il mio credo è sempre più contaminato da un anticlericalismo strisciante. Ma ora leggiamoci Pino De Luca che mi pare che tanto credente non sia.
E perché?
Se non morissi mai,
mi spieghi
dove metteremmo
tutti i bimbi?
Prega di morire bene.
L'unica preghiera che conosco è quella di morire bene, e questo so pregare per tutti.
Moderni “uomini della medicina”, soprattutto quelli che nulla sanno di medicina, dicono che siamo evoluti, siamo moderni, siamo civili. E allora i nuovi Stregoni si ergono a “tutori della vita e della morte”, e i nuovi Capi, per ingraziarsi i potenti Stregoni, approntano lance e tomhawahk per “difendere la vita e la libertà” contro la “morte e lo statalismo” che non ho capito cosa c'entra ma così parlano i nuovi capi.
Capi e Stregoni in nome della vita e della libertà opprimono, danno brutte morti. Ma lo fanno con il volto del bene, dicendo parole di miele e, a volte senza senso. Ma dietro l'oro e le perle scintillanti dei loro abiti e dei loro sorrisi nascondono cuori di pietra, densi e gonfi di bramosia di potere e di ricchezza.
Non esitano un minuto a lanciare truppe invasate e fameliche verso i più deboli, i più indifesi, truppe armate di penne e di telecamere, sciacalli di ogni risma in cerca della loro parte di bottino.
Capi e Stregoni non stracciano più le leggi, ormai le fanno riscrivere a proprio piacimento, come gli aggrada, hanno servi fedeli e sempre affamati, vivono nella menzogna e nell'artificio.
Negano la loro malvagità, sanno travestirsi da agnelli e invece sono belve insaziabili. Dicono di combattere i demoni ma come demoni si comportano, accanendosi verso chi non ha più la forza di reagire, usando ogni bassezza per raggiungere i loro scopi.
Fu scritto che sia a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.
Il corpo e l'anima a chi appartengono?
E allora voi, uomini che fate le leggi, perché volete essere padroni del corpo? E voi, che l'abito nero vestite, perché volete essere i padroni dell'anima? Non siete né Cesare né Dio, nulla vi è dovuto. Siete, come tutti, degli esseri a termine. Il potere vi ha accecato, la superbia vi ha reso folli e malvagi, pensate di poter obbligare anima e corpo a restare uniti secondo il vostro piacimento, anche quando Dio chiama l'anima e la Terra reclama il corpo.
Anche quando chi è padrone dell'anima e del corpo vuole che le due entità si separino serenamente, come dice la mia unica preghiera.
Non ho alcun potere né sul corpo né sull'anima, nulla amministro o decido, ma pregherò per voi.
Pregherò perché capi e stregoni muoiano bene. Il loro corpo, come tutti gli altri corpi, sarà restituito alla Terra, ma la loro anima, se ne hanno una, sarà chiamata a saldare il conto.
Uno strazio senza parole. Nessuno sa quant’è profondo se non è stato colpito dalla tragedia dei figli che si è costretti a perdere. La comprensione accompagna nel silenzio certi dolori segreti. A volte non succede. Il tornaconto politico del nascondere i disastri calpesta la pietà con accenti sgarbati. Scrivono i giornali che Berlusconi considera il padre di Eluana un pover uomo stremato dal calvario della ragazza che non c’è più: vorrebbe cancellarne il corpo per ricominciare a vivere. Macabra campagna che distrae l’attenzione dalle miserie quotidiane. Ogni giorno la crisi le allarga, cosa dire alla gente ? L’agonia di chi invecchia nel niente diventa il paravento ideale. Ma la meraviglia non è il coro dei Sacconi obbedienti. Meraviglia la crudeltà di un padre che ha vissuto lo stesso dolore. La moglie non lo ha mai nascosto e si emoziona nell’intervista – aprile 2005 - al Corriere della Sera. Veronica Lario racconta a Maria Latella ( che ne raccoglie la biografia ) di aver rinunciato al primo figlio: lei e il marito lo aspettavano con un amore intristito dalla pena che li ha sconvolti. Anni’80: < Al quinto mese di gravidanza ho saputo che il bambino era malformato e per i due mesi successivi ho cercato di capire, con l’aiuto dei medici, cosa fosse giusto fare. Al settimo mese sono dolorosamente arrivata alla conclusione di dover abortire. Ferita che non si è rimarginata >. Del figlio desiderato e perduto perché < malformato >, Berlusconi se ne dimentica quando spiega che ciò che resta di Eluana potrebbe avere un bambino. Nessun ricordo del suo assenso di padre ad un aborto al settimo mese. Per Casini e gli anti abortisti la parola é < feticidio >. In quel 2005 era primo ministro eppure mai gli avversari politici hanno pensato di sfiorare quel lontano dolore con una polemica facile verso chi si proclamava difensore della dottrina cattolica, rigida e categorica con chi pratica l’ aborto, figuriamoci al settimo mese, non importa quale creatura possa venire al mondo. Resta sempre creatura di Dio. Anche il Vaticano si è distratto: quel giorno nessuno deve aver letto il Corriere. Il realismo della Chiesa non sdegna la concretezza se i poteri sono forti. Nella Spagna 1975 l’agonia di Franco, avvolto nei tubi che soffiavano la vita, si è allungata in modo così grottesco da far sorridere anche i giornali spagnoli più dipendenti. Prima di staccare le macchine bisognava sistemare tante cose. Stabilire il nuovo governo, poltrone ai ministri Opus Dei fuori dal potere per dissidi con la Falange e accordi col futuro monarca nel progetto di una democrazia inevitabile ma dal freno tirato. Franco non poteva morire da un giorno all’altro. Tubi staccati appena tutto a posto. E non protestano i vescovi spagnoli e non protesta Roma per le macchine che si fermano. Due giorni dopo – 22 novembre 1975 – Juan Carlos sale al trono. Un re è sempre un re; Eluana e Beppino Englaro non sono nessuno.
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