Si può cominciare di qui una riflessione sul tema “cultura e informazione”, anzitutto per sottolineare l’importanza che l’informazione ha nella costruzione di una cultura, intesa come quel patrimonio stabile di convinzioni, credenze, valutazioni, che stanno alla base di una personalità e che sono anche il nocciolo di una “cultura” in senso antropologico, quella intelaiatura di idee, ideali, valori che distinguono una società da un’altra e che sono, in tanti sensi, la “sostanza” su cui noi tutti ci reggiamo. Il diritto a un’informazione non manipolata è dunque un diritto umano fondamentale, senza di cui non si costruisce nessuna personalità capace di sussistere nel mondo con una propria continuità e dunque anche con una capacità di progettarsi la vita.
La lotta per l’informazione è una vera e propria lotta per la sopravvivenza. Di qui la centralità che, per un programma politico, non può non avere la libertà dei flussi di informazione, la molteplicità delle voci, la lotta contro ogni monopolio informativo e contro le pretese di una verità di stato. Un politica rispettosa della cultura e del diritto all’informazione non può che essere una politica “babelica”; cioè consapevole che il modo migliore per dire e conoscere la verità è rifiutarsi di identificarla con una qualche espressione unica e definitiva. Non ci sono “fatti” ultimi su cui si possa verificare la verità di una proposizione. Possiamo solo difendere la possibilità che ci siano molte e libere interpretazioni Sarà un po’ più faticoso che aspettare che qualcuno – papi, governi, comitati centrali, scienziati – ci dica la verità. Ma senza Babele non saremmo più nemmeno umani.
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