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mercoledì 27 maggio 2009

Una intervista di Carlo Vulpio che condivido in pieno perchè un po' mi appartiene

Io epurato dal Corriere combatto i banditi dell'Idv

Carlo Vulpio è un giornalista del Corriere della Sera che corre a Strasburgo con l’Idv dopo essere stato «epurato» (parole sue) dal suo giornale mentre si occupava del caso «Why Not», l’inchiesta del suo compagno di competizione Luigi De Magistris. È in treno («in seconda classe», precisa...) diretto a Roma di ritorno da Eboli.
«Ooooh, finalmente qualcuno che parla con me. Finora sono stato completamente oscurato. Scusi il calo di voce, ho parlato fino a poco fa, davanti a una piazza semivuota che si è riempita poco alla volta. Mi sono sentito un po’ come Giuseppe Di Vittorio (storico sindacalista Cgil, ndr)».
Ma è vera la storia dello scontro con Di Pietro?
«Macché. Ho sorriso e gli ho mandato un sms: “Quando è successo che non mi ricordo”?. Mi ha risposto “Ah ah ah”. Ci siamo messi a ridere...».
Però?
«Nessuno dei miei colleghi giornalisti, questi zombie che camminano, parla di me. Neanche il mio giornale, il Corriere della Sera. L’altro giorno ha fatto l’ennesimo marchettone a David Sassoli del Pd. Una mezza pagina di spottone elettorale. Gratis».
A lei niente...
«Solo il nome, quando Di Pietro ha presentato la lista alla Camera».
Ma è vero che ai comizi al Sud spara a zero contro i capibastone locali?
«Dico sempre che in certe zone del Sud siamo messi come gli altri. Se ci sono dei banditi dell’Idv, e ci sono, è meglio che si tolgano dai coglioni...».
Banditi a parte, di chi farebbe a meno?
«Pino Pisicchio ha detto di essere l’ideologo di Di Pietro. Ma è un vecchio arnese della politica, è uno di quello che ha fatto assumere 42 persone da un plenipotenziario della Sanità. L’ho scritto, nessuno l’ha mai smentito. Ci sono colonnelli anche in Calabria, in Basilicata, in Puglia che promettono voti. Tutta questa gente, se passa quest’operazione di novità “politica”, se ne andrà dalle Camere a cercarsi un lavoro, finalmente... ».
Ma Di Pietro lo sa che esistono?
«Di Pietro ha detto che vuole fare pulizia al congresso Idv. L’altro giorno ha raccontato che uno gli ha promesso 30mila voti ma l’ha mandato al diavolo...».
Che fa, il moralizzatore?
«Per carità. Ma questi quattro, cinque capibastone che oggi sono “freddi” con noi, tanto da aver disertato i nostri comizi... Ma di fronte al 9-10% che l’Idv dovrebbe prendere, quanto vale il “loro” 2-3% che portano?».
Statuto Idv. Parliamone...
«Guardi, io sto a quello che ha detto Di Pietro. È una roba amministrativa, contabile. Quando farà il congresso anche lo statuto credo sarà terreno di scontro feroce, mi auguro».
Insomma, Rifondazione Idv?
«Lui ha detto che vuole fare un congresso, senza cacciare nessuno ma “allargando” il partito. Se entra linfa nuova riusciremo - anzi riusciranno, perché io non ho la tessera Idv - a “rifondare” il partito».
Se... Altrimenti?
«Altrimenti chiude baracca anche lui e finisce come l’ultima formazione mastelliana da sottobosco politico del 3%».
Lei è ancora indagato a Matera per Toghe Lucane?
«Imputato di “concorso morale esterno”. Un unicum giuridico solo per me. Sono vittima di golpismo giudiziario».
C’è una questione morale anche nella magistratura?
«Grande come una casa. Io l’ho scritto nel mio libro Roba nostra.La vera protagonista negativa della nuova Mani pulite in corso è proprio la magistratura. Interi pezzi sono marci».
Se non venisse eletto che farà?
«Non prenderò gli antidepressivi, non picchierò mia moglie, non mi drogherò. Glielo giuro».
E al «Corriere»?
«Sono stato già stroncato ed emarginato in maniera violenta ma col sorriso sulle labbra. Se non sarò eletto tornerò a fare il mio lavoro. Altrimenti non morirò di fame. Quello che non posso scrivere sui giornali lo scrivo sui libri. Se a via Solferino vogliono che vada a Strasburgo mi voteranno in massa. Sennò vorrà dire che gli servo e mi accoglieranno a braccia aperte... ».
felice.manti@ilgiornale.it

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Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà,
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Pierpaolo Pasolini
scrittore
ammazzato nel novembre del 1975

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