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sabato 7 gennaio 2012

Monsignore Filippo Santoro, l'arcivescovo sorridente



Di  Vito Piepoli 
Un vero amore a prima vista a Taranto, è stato già ribattezzato l’”Arcivescovo sorridente”, monsignor Filippo Santoro. 
Dalle parole del nuovo Arcivescovo nel giorno del suo insediamento.  
È  un momento particolarmente difficile non soltanto per Taranto. Naturalmente stare più vicini, l’uomo che finalmente pensa di più a ciò che è e non a ciò che ha, è un percorso importante. In un momento come questo noi dobbiamo superare prima di tutto la rassegnazione, la fatalità, la sfiducia, che sono tutte cose che non ci aiutano e vivere un atteggiamento di speranza. 
Ciò  si può fare se aldilà delle difficoltà che ci sono, si ha una realtà più grande a cui ci si può aggrappare, una realtà che dà luce al cammino. Nelle circostanze difficili in cui ci troviamo, possiamo essere con la nostra fede, con la nostra umanità, con il nostro desiderio di costruzione e ricostruzione, fermento di speranza. I giovani sono una grande energia per tutti quanti. 
Nonostante però la loro fede,  il loro entusiasmo, hanno bisogno di una parola in più. Certamente i giovani sono quelli che si lasciano trascinare dalle cose vere, dall’ideale, da ciò che dà senso, entusiasmo e bellezza alla vita, perciò l’obiettivo nella nostra speranza di vita è, non appena solo vivere, non appena solo fare un annuncio diciamo così ordinario, ma  un annuncio che riempia di entusiasmo la vita.
Non solo la fede, quindi, ma l’entusiasmo della fede che viene da un incontro vivo per cui il Signore ci apre il cuore, ci offre speranza, ci rende solidali con tutti, ci rende capaci di abbracciare la realtà. Su questo entusiasmo che fa essere giovani, bisogna contare, sul desiderio di autenticità  e su questa disponibilità al nuovo, a costruire e ad essere protagonisti. 
È  nativo di Carbonara (Bari) ma viene dall’esperienza in Brasile. La Chiesa è sempre universale magari oggi l’uomo tecnologico scopre il cosiddetto villaggio globale ma per la Chiesa questo già era. Siamo in un momento di contatto di incontro tra varie culture. Questo multiculturalismo, questa universalità, proprio l’esperienza di superare tutte le divisioni, gli steccati, è l’esperienza fatta in Brasile a Rio de  Janeiro per venti anni e a Petròpolis per sette.  
Rio è una città cosmopolita per cui tu incontri persone di tutte le parti del mondo e poi sai apprezzare quelli che credono, quelli che hanno fede, anche se hanno una religione diversa, una idea diversa della vita, se persone serie. E quindi abbracci tutti anche quelli che sono differenti da noi anche gli ultimi. Anzi  soprattutto  agli ultimi. Una  cosa bellissima che ha imparato lì è che nella Chiesa e nella Società gli ultimi sono “soggetto di costruzione” di qualcosa di nuovo, non appena solamente “oggetto di favori”.  
Alla presenza del sindaco di Taranto ha condiviso poi alcune riflessioni circa il modo in cui la comunità cristiana vive il proprio servizio in favore della Città, attraverso rapporti di corretta collaborazione con la società civile, guidata dalla Pubblica Amministrazione.  
Gli ambiti di impegno sono differenti, ma il fine è unico e convergente: la persona umana e la sua integrale promozione. Per avere un presente ed un futuro altrettanto floridi è necessario che, all’interno della società, ognuno viva secondo alcune fondamentali direttrici: la costante ricerca del bene comune, il superamento di ogni individualismo ed una ritrovata passione per la vita cittadina.  
La tradizione religiosa di questo nostro popolo potrà fare la propria parte. È sotto gli occhi di tutti che essa, infatti ha dato vita a infinite espressioni culturali e artistiche che hanno arricchito il nostro territorio. Da ciò comprendiamo quanto fecondo sia l’incontro tra fede e cultura. La cultura animata dalla fede, porta l’uomo ad espressioni persino geniali delle proprie potenzialità. La religiosità popolare ha dato origine a momenti determinanti di identità culturale, di condivisione e di solidale fraternità ed ha prodotto espressioni di esemplare bellezza.  
Anche attraverso questa religiosità – custodita e sempre più ancorata al Vangelo – la comunità cristiana può offrire un servizio alla cittadinanza, mostrando che trovare Cristo vuol dire trovare l’uomo, che aderire al Vangelo, vuol dire scoprire la bellezza della vita, la forza della verità, della giustizia ed il motivo della vera gioia. Nessuno può disimpegnarsi dall’offrire il proprio contributo per la Chiesa e per le Città in cui si vive.   
Sulla realtà politica attuale che dopo anni di “trasgressione” ripropone i valori, prima di tutto dobbiamo stare attenti a due esagerazioni. Una esagerazione è che la politica sia tutto e che salva il mondo. Non è tutto e non salva il mondo. Dall’altro lato però la politica è importante. Quindi non possiamo ridurci ad una critica della politica rintanandoci nel privato  e nel nostro interesse.  
Per cui la Chiesa dice attenzione a non esaltare unilateralmente la politica come se fosse la salvezza e però dall’altro lato dà importanza alla partecipazione politica perché in una maniera e nell’altra, noi facciamo politica. È importante che l’azione politica sia sostenuta da una visione della vita aperta al mistero, alla trascendenza, alla riscoperta della dignità della persona umana.  
Nella lettera apostolica Porta Fidei,  papa Benedetto XVI afferma che capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno continuando a pensare alla fede come ad un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti questo presupposto non solo non è più tale ma spesso viene persino negato. Mentre nel passato era possibile riconoscere un tessuto culturale unitario largamente accolto nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori da essa ispirati, oggi non sembra più essere così in grandi settori della società a motivo di una profonda crisi di fede che ha toccato molte persone.  
Di fronte alla grave crisi finanziaria, economica e morale che ci ha raggiunti non vogliamo fare gli specialisti nell’analisi sociologica. Vogliamo semplicemente condividere il dramma di tanti nostri fratelli a partire dalla novità della fede che cambia la vita. Questo è il punto di partenza per essere solidali con i nostri fratelli più provati dalla crisi.  
La novità dell’incontro con Cristo muove diversamente ciascuno di noi. La mia persona la cambia, cambia i miei atteggiamenti genera un modo diverso di vivere la famiglia, il lavoro, la professione, tutta l’esistenza rivelando qualcosa di più grande.  
Un uomo potrebbe fare benissimo il suo dovere, esercitare appieno la propria professione ma non rendendo testimonianza perderebbe il meglio del cristianesimo. D’altra parte uno non può rendere buona testimonianza se non facendo bene il proprio dovere. 
L’esperienza della fede ci spingerà alla carità, ci spingerà anche ad una presenza amorevole nella società, nella scuola, nell’università, nella cultura, nell’arte, nello sport, valorizzando le risorse naturali, l’industria e il turismo. Vorremmo essere allo stesso modo presenti nell’economia e nella politica intesa come la grande politica al servizio del bene comune con piena autonomia di giudizio e con un dialogo franco e rispetto reciproco.


Il quadro sociale economico e politico nazionale è molto grave. In Italia siamo guidati dai mercati internazionali e dalla dittatura dello spread. Ma in questo clima di incertezza come dice il cardinale Bagnasco non possiamo vivere la logica della sfiducia e del tutti contro tutti. Questa è la cosa più estranea all’esperienza cristiana.  
Bisogna difendere il valore della persona umana, della solidarietà, del posto di lavoro e della occupazione. Lottando per un rispetto dell’ambiente che faccia sì che questo possa essere accogliente per l’uomo, che preservi il territorio dall’inquinamento e che ridoni al mare il suo ruolo di grande risorsa per la produzione, per la crescita umana, per l’incontro tra differenti culture e tradizioni. Salvaguardia del posto di lavoro e difesa dell’ambiente non sono in contraddizione. 
In questa prospettiva di fiducia e di speranza un compito prioritario va all’educazione in tutti gli ambienti in cui questa si compie. Nella famiglia, nella chiesa, nella scuola e nella società. Per questo compito fiducia va agli educatori  esortati ad avere a cuore non solo la tecnica ed il mercato ma una visione integrale della persona umana aperta al mistero e alla solidarietà.  
Particolare fiducia va riposta nei poveri che nell’esperienza brasiliana e latino-americana si sono rivelati soggetto vivo della nuova evangelizzazione. Si potrebbe raccontare come è possibile che in favelas quando la Chiesa si pone come presenza che abbraccia, è riscattata la vita di tanti giovani, è riscattata la vita di tante madri abbandonate, che diventano protagonisti del loro lavoro.  
Avere fiducia bisogna, soprattutto nello Spirito Santo e nella protezione di Maria Immacolata. Lo Spirito Santo infatti rende possibile la profezia. È  lo Spirito che valorizza tutti i carismi è lo Spirito che rende possibile la missione. La madre di Dio dà una dimensione più umana e non burocratica alla nostra opera. Maria dà un tono differente del tutto familiare alla nostra Chiesa insegnandoci l’ascolto, l’accoglienza, il dono di sé e la missione. Bisogna chiedere protezione ad Ella per la fedeltà a Cristo Signore, l’entusiasmo della fede, la passione della carità, l’ardore della missione.


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ammazzato nel novembre del 1975

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