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martedì 24 gennaio 2012
Il libro "Nell'anima" di Pina Colitta, presentato a Brindisi ecco la recensione di Carmen De Stasio
Scrivere (…) aiuta ad individuare gli elementi di disagio, a focalizzare quelli di disturbo ma soprattutto a prendere coscienza dei propri limiti con una dignitosa accettazione fatta anche di sofferte sconfitte.
Così scrive a pag. 14 l’autrice, docente e consulente familiare, alle prese con la sua prima pubblicazione dal titolo evocativo e, al contempo, fuorviante. Un gioco per esclusioni che ha inizio con la premessa – un’introduzione a sé e all’introiezione di paragrafi esistenziali frammentati e incorporati in un nucleo tematico variegato - che enuncia, si dilata e confluisce infine a desertificare di ogni sospetto la mente del lettore, il quale termina la lettura, forse confuso e per certi versi ambizioso affinché tutto continui; affinché possa procedere ancor oltre, bramoso di entrare nella vita dell’altro, che ha nella testa tante cose da dire e miriadi di esperienze da esclusivizzare sulla carta.
Quali sono gli intenti di chi si accosta alla scrittura per la prima volta? Tanti e variegati in relazione alla personalità costruita o in base ad una struttura mentale ed esperienziale.
Sovente si avverte l’urgenza di scrivere come un sigillo testamentario su cui meditare. Ci si accosta in principio con reverenza e insicurezza. Più in là il coinvolgimento strattona e inizia a vacillare come vela al vento e ci si sente sospinti da una forza antigravitazionale che risucchia energie ed intenzioni, frantuma l’ordine precostituito, si frange sulla battigia della memoria e di una sostanza di pensiero oramai coinvolgente, sofferta. Questo si concepisce nel libro di Pina Colitta, professionista minuta e determinata, come la si vede proiettata attraverso una narrazione di vita celata dietro le spoglie di una donna che potrebbe essere chiunque. Una donna autonoma e, tuttavia, mai del tutto indipendente. Un assurdo rispetto ad un’iconografia che incatena ancor oggi la donna che vive illuminando di sé il proprio contesto e soprattutto il proprio tracciato come una piroettante gazzella sorridente e libera di fare shopping al mercato delle occasioni esistenziali come se fosse lei stessa a scegliere i colori della sua esistenza. Al contrario, la donna indipendente possiede calli nella memoria. La sua pelle è rorida delle tensioni su di lei vomitate per il sol fatto di essere detentrice di “una grande energia” e , soprattutto, di sapere “ciò che vuole”. E se lo prende. Lei, la protagonista autonoma del libro, Laura Martini, forse, o forse chiunque si riconosca in un modo o nell’altro, riacquista la fiducia e si abbraccia morbidamente amandosi, fino a che non giunge ad abbracciare con le sue proiezioni pensative anche gli scogli amari che rientrano pavonescamente nel ruolo da lei approvato, pur con la consapevolezza della solitudine.
Lo sturm und drang pervade momenti di silenziosa intensità frammisti ad attimi in cui l’ordine rigoroso delle idee e delle riflessioni lascia il destro ad affermazioni dotate di semplicità, mescolate sulla scena di un pour parler con il lettore-interlocutore; possiede i colori della minima ed esclusiva verità, sebbene in apparenza questi possano solo colmare lo spartito di esperienze vissute e da altri – soprattutto da altre donne – condivise.
In questo l’inebriante, eccitante impressione di vivere lo sfaldamento delle convinzioni.
Donna capace. Donna abile. Donna indipendente. Donna per sé.
Donna solitudine.
E’ la stessa autrice a mettere in guardia se stessa: Mi spavento quando inizio a pensare a ruota libera (…) temo possa diventare un libero sfogo del mio pensiero, senza concretezza di immagini e di sensazioni.
Il parlare a bassa voce lascia spazio qui e là a frementi intonazioni. Timida, sconcertata ella stessa, irrompe con le sue meditazioni rispondendo all’urgenza di risolvere a se stessa le tensioni, tendendo lo sguardo verso l’esterno-eterno acciuffare i momenti come fossero occasioni per configurarsi ulteriormente, per donarsi una proiettiva consacrazione.
Concatenate dall’unicità della voce parlante, le argomentazioni si rappresentano in quanto antropiche figurazioni, riconoscibili pose plastiche assunte in un teatro dell’essere che decide spesso di non mutare, che possiede i toni perentori e aspri di una cosciente ostruzione alla serenità della protagonista. O delle donne che attingono ai giochi mentali dell’autrice per mostrarsi succubi e assorbite dalla loro esteriore forza.
Estrinsecato attraverso la freschezza di un epistolario aperto allo zoom luminoso, il libro nella sua minuta veste esplode con forza dirompente; si arrampica fino a penetrare situazioni vissute; squarcia il velo su riflessioni che annullano le considerazioni benevoli e fuorvianti del cosiddetto quieto vivere con intonazioni che racchiudono il peregrinare attraverso tracciati differenti, lungo i quali si snoda la frantumazione di un’esistenza ragionata:
Quante volte questo scrivere è stato fede, è stato riflessione, è stato incontro e crescita con persone speciali.
Quante volte è stato cammino, solidarietà e partecipazione al mio “divenire” al mio continuo costruire!
Il libro diviene un luogo “disegnato” dai vari contesti a loro volta apprezzabili per le oscurità e le dirompenze che mai si connotano di dolore, di nostalgia, ma veicolano condizioni auto-costruite sulla base delle numerose opportunità scelte perché la vita sia vita davvero.
La parola si lascia coniugare con l’anima, dunque, con un volo leggero che prende le sembianze di un processo di socializzazione costante con il sé-io, il sé-fuori, attraverso le maglie di una conversazione aperta con i colori vaganti e cangianti dal bianco al nero, perché il bianco non accumuli in sé le oscurità e permetta all’anima, alla donna che vive nell’anima, di ascoltare i suoi pensieri, di sentire la sua voce e la sua voce tra gli altri. Per riconoscerla, riconoscersi, rinnovare la progressione orizzontale-verticale insieme al sé rinnovato.
Reale,interessante, esistenziale, ricco di valore umano e permette un ampio confronto di esperienze. Complimenti: la vera sfida è scoprire il proprio talento Anna Chiara Bruno
davvero speciale qst libro giuseppaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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"Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero". Pierpaolo Pasolini scrittore ammazzato nel novembre del 1975
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EINSTEIN DICEVA SPESSO
“Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare”.
Figo!
RispondiEliminakarino
RispondiEliminapina molto bello questo libro
RispondiEliminaReale,interessante, esistenziale, ricco di valore umano e permette un ampio confronto di esperienze. Complimenti: la vera sfida è scoprire il proprio talento Anna Chiara Bruno
RispondiEliminadavvero speciale qst libro giuseppaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!!!
RispondiEliminatroppo di educalismo familare ... mah!
RispondiEliminaGiuseppa devo dire ke è davvero entusiasmante qst libroooooooooooooooooooooo komplimenti piccola stella senza cielo tvttttttttttttttttb
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