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sabato 27 ottobre 2012

Un raffinato intellettuale libertario:Antonio Gramsci.

Negli anni 50, se la memoria non mi difetta, la sede del PCI, quello ultra filosovietico di Palmiro Togliatti, , a Grottaglie era situata all’inizio di via Umberto I, a pochi metri da piazza Regina Margherita. In essa, nella stanza d’anticamera,ben visibile dall’esterno, campeggiava una  grande foto in  bianco e nero di un uomo con gli occhiali e con  una folta capigliatura, simile al crine di un leone. Ogni volta che passavo per quella via (abitavo  in piazza) ricordo che non potevo fare a meno di sbirciare e guardare sempre quel ritratto. Mia madre mi diceva,invece: “non guardare, cammina!”.
Altri tempi: quelli dei comunisti che mangiavano i bambini, quelli dell’URSS sotto Stalin e Kruscev prima maniera,quelli di Peppone e Don Camillo,quelli di Piazza regina Margherita con l’orologio , l’Ufficio dei Vigili Urbani ed i colombi nutriti da Barbalucca.

 Nel 1926 la polizia fascista arresta un deputato comunista sardo, considerato dal regime un pericoloso sovversivo. A vederlo, così magrolino, miope, e perfino gobbo, non sembra affatto un nemico pubblico. Si chiama Antonio Gramsci, e ha trentacinque anni. Il processo gliene porta via altri due: nel 1928 viene condannato a vent'anni di prigione. “Dobbiamo impedire a questa mente di pensare per 20 anni”:cosi chiuse la sua arringa il Pubblico Ministero  Michele Isgro’ al processo!
Ma chi è Gramsci? Lui si definirà così: "Io non voglio fare il martire né l'eroe. Credo di essere semplicemente un uomo medio, che ha le sue convinzioni profonde e non le baratta per niente al mondo."
Nato ad Ales, in Sardegna, nel 1891, è figlio di un impiegato all'Ufficio del Registro che deve mantenere col suo magro stipendio sette figli. Il piccolo Antonio comincia a lavorare a undici anni e cresce gracile: colpito da una malformazione alla colonna vertebrale, avrà una salute malferma per tutta la vita.
Rivela però una notevole attitudine allo studio, e il padre lo iscrive al liceo Dettori, a Cagliari. Alla maturità classica segue la laurea in Lettere a Torino. Il risultato dei suoi sforzi sono i Quaderni dal Carcere: questi appunti mescolano riflessioni politiche, sociali e letterarie, che testimoniano lucidamente un drammatico momento storico del nostro Paese.
Nel 1937 Gramsci viene amnistiato per le precarie condizioni di salute. Dopo pochi giorni di libertà le sue condizioni si aggravano, e muore alla clinica Quisisana di Roma. La moglie Julia e le cognate Evgenia e Tatiana non cessarono mai di premere sul partito comunista perché in qualche modo trattasse la scarcerazione di Gramsci, ma senza esito.
Gramsci non fu un letterato in senso stretto. Fu un pensatore e un politico. Eppure i suoi "appunti" scritti in carcere sono una delle opere più importanti per la nostra letteratura del novecento. Non solo per il contenuto strettamente "politico", ma anche per la qualità della sua prosa, incredibilmente nitida, mai fumosa o involuta, capace di aprirsi alla poesia in certe pagine delle lettere ai familiari.
Le meditazioni di Gramsci sono raccolte in trentatré quaderni, ventuno dei quali scritti durante la detenzione nel carcere di Turi(Ba), e i restanti nella clinica di Formia in cui Gramsci passò l'ultima fase della sua prigionia.
E' in questi quaderni che Gramsci affronta, oltre che temi strettamente politici e sociali, anche un tema cruciale della nostra cultura: quello della latitanza di una letteratura popolare. Qualche tema:

Qualche tema:
Qualche tema:
FOLCLORE : Gramsci intende, con questo termine, la " concezione del mondo e della vita " e tutto il sistema di credenze e superstizioni propri degli strati sociali popolari. Nel folclore Gramsci individua una potenzialità critica e rivoluzionaria rispetto alle concezioni del mondo "ufficiali" espresse dalle " parti colte delle società storicamente determinate ".
QUESTIONE MERIDIONALE : Gramsci vuole analizzare il problema dello squilibrio e della contraddizione dovuti all'incapacità delle forze dirigenti risorgimentali di affrontare e di risolvere la questione contadina, particolarmente grave nel Sud. Il partito comunista doveva, agli occhi di Gramsci, assumersi l'impegno di favorire il superamento della disgregazione interna alle masse contadine che le rendeva incapaci di sottrarsi alla dura subordinazione nei confronti delle classi dominanti e di allearsi alla classe operaia settentrionale (la falce e il martello dello stemma comunista indicano esattamente questo: l'alleanza tra contadini del Sud e operai del Nord).
CROCE E L' "ANTICROCE" : nei confronti di Benedetto Croce, Gramsci vuole ripetere l'operazione che Marx ha compiuto nei confronti di Hegel: come Hegel è stato il massimo rappresentante dell'idealismo e del progresso borghese del XIX secolo, così Croce lo è dell'idealismo e della borghesia italiana del XX secolo. Si tratta dunque di rovesciarne radicalmente le prospettive e, così, Croce è al tempo stesso il principale interlocutore e il principale antagonista del "materialista" Gramsci.
RISORGIMENTO : il Risorgimento viene letto, sulle orme di Gobetti, come "rivoluzione mancata"; l'egemonia dei moderati (che Gramsci analizza in tutte le sue articolazioni) ha impedito quelle trasformazioni radicali che pure erano necessarie. Spetterà quindi alla rivoluzione proletaria compiere il processo risorgimentale fino in fondo.
MACHIAVELLI E IL PRINCIPE : Gramsci interpreta il "Principe" di Machiavelli come un manifesto politico della nascente borghesia italiana; fallimento del nuovo ceto borghese e fallimento del progetto di unità nazionale sono per Gramsci una cosa sola. In età contemporanea, i processi politici non sono però più guidati da una singola persona (un principe) ma dai partiti: anche i rivoluzionari (secondo l'insegnamento di Lenin) per realizzare il loro progetto hanno bisogno di un partito, che Gramsci definisce il " nuovo Principe". 
LA QUESTIONE DEGLI INTELLETTUALI : il ruolo riservato da Gramsci agli intellettuali è quello di elaboratori e mediatori delle ideologie ed è fondamentale per la conquista e per l'esercizio dell'egemonia culturale da parte di ogni classe sociale che miri a diventare dominante. A questo tema si legano quindi direttamente quello dell'egemonia e della rivoluzione passiva. Gramsci afferma che " tutti gli uomini sono intellettuali ", poichè ogni uomo, consapevolmente o no, esplica " una qualche attività intellettuale ", ha una propria concezione del mondo e una consapevole linea di condotta morale, e contribuisce a modificare altre visioni del mondo suscitando nuovi modi di pensare.
QUESTIONE DELLA LINGUA : Gramsci dedica grande attenzione al problema dell'evoluzione della lingua italiana nel tempo e in rapporto alla letteratura, alle classi intellettuali e soprattutto all'esercizio del dominio e dell'egemonia culturale.

“Dobbiamo impedire a questa mente di pensare per 20 anni”: fortunatamente in carcere il cervello di Gramsci funzionò ! La straordinaria varietà dei suoi interessi e l’acutezza delle analisi ha fatto sì che nel pensiero gramsciano si racchiudesse gran parte della problematica politico-culturale dal secondo dopoguerra ad oggi.




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