Oggi 12 ottobre a Grottaglie, nel centenario della nascita di Carlo Bernari, si terrà un convegno di Studi dell’Istituto “Francesco Grisi” sul tema: “Dal romanzo “Tre operai” alla scrittura come amante. Dalle città del Sud ai suoi scritti su “Primato” di Giuseppe Bottai”
Dice Pierfranco Bruni: “Non c’è soltanto il Bernari del documento narrativo e delle città: da Taranto a Crotone e Napoli, ma primeggia lo scrittore degli amori e dell’amore cercato e tradito. Forse è qui il romanziere più sicuro e incisivo che oggi offre un linguaggio accattivante. Ma non va dimenticato neppure lo scrittore che pubblicava, dal 1941 al 1943, sulla rivista “Primato” di Giuseppe Bottai. delle pagine significative”.
L’incontro sarà presieduto da Pierfranco Bruni, Direttore del Centro, che svilupperà le coordinate soffermandosi sul Bernari scrittore realista ma soprattutto sullo scrittore dell’incanto dei personaggi che raccontano gli amori, da Pio Rasulo, Docente dell’Università del Salento che ha curato, insieme a Bruni, un importante saggio su “Primato” dal titolo: “La sfida delle idee”, da Marilena Cavallo, saggista e docente e con letture di brani dai testi di Carlo Bernari da parte di Roberto Burano.
La serata sarà allietata dal violino di Davide Carnazza. L’appuntamento è fissato per sabato lunedì 12 ottobre 2009, olle ore 19,30, nella Sala Ada Revolution Office, Via Alfieri, 27, Grottaglie (Taranto). L’obiettivo è quello di analizzare lo scrittore dei “Tre operai” attraverso una interpretazione non soltanto realista ma anche estetico – simbolica richiamando eredità che riportano a Giuseppe Marotta, Carlo Levi, Corrado Alvaro e Thomas Mann e agli anni di “Primato”.
Nel primo romanzo di Bernari si attraversano alcune città che hanno caratterizzato il Sud: Taranto, Napoli, Crotone. Città che insieme ai personaggi diventano protagonisti ma si avvertono anche elementi di un preciso modello sociologico. Carlo Bernari, nato a Napoli il 13 ottobre 1909 e morto a Roma il 22 ottobre 1992, è uno scrittore meridionale che ha raccontato, attraverso i suoi scritti e i suoi testi narrativi, il passaggio da una narrativa realista ad un modello di scritture in cui la griglia simbolica ha cercato di impossessarsi del gioco delle metafore. Ma il suo impegno letterario resta legato ad un romanzo che ha inciso un solco nel contesto letterario del Novecento dal titolo, appunto, “Tre operai” che risale al 1934.
“C’è da dire, comunque, che Bernari non è solo in questo romanzo, sottolinea Pierfranco Bruni, ma anche in altri testi narrativi come “Quasi un secolo” del 1940 , “Prologo alla tenebre” del 1947, “Speranzella” del 1949, “Siamo tutti bambini” del 1951, “Vesuvio e pane” dell’anno successivo, “Domani e poi domani” del 1957, “Amore amaro” dell’anno successivo nel ’58 e poi non possono essere dimenticati testi come “Bibbia napoletana” del 1961, “Era l’anno del sole quieto” del 1964 sino a “Le radiosi giornate” del 1969. Il Bernari degli anni Cinquanta si intreccia in una atmosfera affascinante e misterioso ed è quello che oggi andrebbe proposto o riproposto”. C’è da ricordare che Bernari ha scritto, come tanti altri intellettuali e scrittori, sulla rivista di Giuseppe Bottai che si pubblicava dal 1940 al 1943. Sulle pagine di “Primato” Bernari pubblica dal 1941 al 1943 alcuni ritratti narranti che sicuramente danno un senso a quel mosaico letterario che va oltre gli schemi di un realismo – rappresentativo del quotidiano. Quando Bernari scriveva su “Primato” erano già stati pubblicati sia il già citato “Tre operai” ma anche “Quasi un secolo” che risale al 1940 ed era in corso di pubblicazione l’itinerario de “Il pedaggio si paga all’altra sponda” che risale alle Edizioni di “Lettere oggi” del 1943. Ebbene, su “Primato” il suo primo scritto risale al 1° luglio del 1941. Un lavoro pubblicato in più numeri: dal n. 13 al n. 16, o meglio la sua firma compare sui rispettivi numeri della rivista datati 1° luglio, 15 luglio, 1° agosto e 15 agosto 1941. Un “pezzo” diviso in più puntate. Nel 1942, invece, sul n. 17 del 1° settembre esce una bella pagina dal titolo narrante “Il rumore”. L’anno successivo sul n. 1 del 1° gennaio esce “la morte del milionario”, mente sul n. 4 del 15 febbraio sempre del 1943 pubblica “Il treno del milionario”. “C’è da sottolineare, sostiene Pierfranco Bruni, che nei numeri di luglio e agosto del 1941, dove compare la firma di Carlo Bernari, gli editoriali (che dettano sostanzialmente la linea della rivista), hanno come titolo le seguenti cesellature: “Guerra di continenti”; “La guerra dei miti”; “Condizioni terrene”; “Narratori italiani”. Il Bernari della letteratura impegnata e realista o delle sferzate ideologiche antifasciste è anche il Bernari che scriveva su “Primato”. E proprio su “Primato” ha lasciato delle significative testimonianze che rimangono come valore letterario. Un valore letterario che supera ogni forma di relativismo ideologico. Credo che Bernari vada studiato, a cento anni dalla nascita, (nato nel 1909 e morto nel 1992), chiaramente nella sua complessità e gli anni che vanno dal 1941 al 1943 non sono trascurabili come non possono essere trascurati proprio gli scritti apparsi sulla rivista di Bottai”.
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lunedì 12 ottobre 2009
CONVEGNO A GROTTAGLIE NEL CENTENARIO DELLA NASCITA DI CARLO BERNARI
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I link che non annoiano
LIBERTÀ DI PENSIERO
"Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà,
Pierpaolo Pasolini
scrittore
ammazzato nel novembre del 1975
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EINSTEIN DICEVA SPESSO
“Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare”.
scusate ma roberto burano non "succhia" piu' il sangue? e' diventato attore e declamatore?
RispondiEliminacongratulazione,,la vita comincia a 60 anni
Roberto, Roberto, cave canem ...
RispondiEliminabeh, c'è chi ha una vita, dopo il lavoro...
RispondiEliminacarlo