Inchiesta della magistratura su segnalazioni partite da Grottaglie
Intrigo internazionale, a decine abboccano a una mail
TARANTO — La procura indaga su una presunta truffa milionaria fra le cui vittime c’è anche un anziano noto esponente politico di Grottaglie, in passato consigliere regionale, che ha perso cifre da capogiro. Le vittime, tuttavia, sono decine e non solo nel Tarantino. La truffa ha coinvolto persone del Brindisino e del Salento e supera il milione di euro. Sull’inchiesta vige il massimo riserbo. Due, per ora, gli indagati ma si sospetta che la mente della truffa abbia un’organizzazione ramificata all’estero. Gli esperti la chiamano «truffa alla nigeriana ».
Il raggiro, dietro al quale spesso si nascondono associazioni criminali straniere, è sbarcato nella cittadina delle ceramiche attarverso internet. Il meccanismo è simile alle truffe portate alla luce da «striscia la notizia» alcuni anni fa. Tutto è iniziato circa tre anni fa con una mail, una delle tante che ogni giorno milioni di persone cestinano, in cui si chiedeva la collaborazione di prestanomi per trasferire in Italia due fondi monetari intestati alla figlia di un importante imprenditore ivoriano, produttore di caffè, ucciso durante alcuni disordini civili nel suo paese. In cambio, veniva promessa una lauta ricompensa: il venti per cento dei 14 milioni di dollari depositati sui fondi. Ovviamente per aiutare la giovane miliardaria della Costa d’Avorio c’era bisogno di un piccolo sforzo economico, 400 euro in marche da bollo. Complice una buona dose di ingenuità e creduloneria, in parecchi non si sono sottratti alla richiesta, allettati dalla possibilità di mettere le mani su una parte di quel tesoro, confortati dal fatto che partecipasse anche l’anziano notabile locale. Poi sono iniziati i presunti problemi burocratici, di volta in volta comunicati via mail alle vittime, alle quali veniva ovviamente richiesto un altro sforzo in denaro. Il tesoro veniva bloccato ora da un problema notarile, ora di dogana. Poi entravano in gioco banche, avvocati, tasse, notai e perfino presunte bustarelle con cui oliare finanzieri, doganieri e perfino l’americana Fbi, come nella migliore trama di un giallo. Decine di versamenti da fare su conti correnti stranieri. Il tutto, ovviamente, supportato da documenti visibilmente contraffatti, recanti i loghi di banche internazionali, ministeri, agenzie. E’ difficile immaginare come tali richieste, che appaiono razionalmente incredibili e fasulle, siano invece state accolte ed assecondate per anni dalle vittime, letteralmente terrorizzate dall’idea che l’affare della loro vita potesse sfumare. Richieste di migliaia di euro alla settimana che, a quanto pare, hanno ridotto più di una persona sul lastrico. Una truffa che si può solo spiegare con la soggezione psicologica innescata nelle vittime, diventata una vera e propria dipendenza.
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blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis