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giovedì 22 gennaio 2009

A proposito di parità e di età pensionabile per le donne




Immaginiamo la vita di una donna che lavora anche all'esterno della casa con marito e un figlio/a, dai 30 ai 60 anni: 30 anni di vita.
Siamo buone, per facilitare i conti, consideriamo un anno composto da 300
giorni, (escludendo ferie, pranzi da parenti e amici, ecc.) e da 50 settimane; consideriamo alcune attività svolte al minimo e cominciamo a contare:

preparare pasti: 2 al giorno x 300 giorni x 30 anni = 18.000 volte

fare la spesa 2 x 50 settimane x 30= 3.000 "

rifare i letti 2 letti per 300 x 30= 18.000 "

lavatrice 3 x 50 settimane x 30= 4.500

stirare 1 x 50 settimane x 30= 1.560

spazzare/aspirapolvere 1 x 300 x 30 9.000

lavare i pavimenti 1 x 50 x 30= 1.500

spolverare 2 x 50 x 30= 3.000

Quanti uomini possono dire di aver fatto la metà di tutto questo? E questo è un esempio del minimo indispensabile per sopravvivere, cui vanno aggiunte tutte le attività collegate (es. apparecchiare, sparecchiare, lavare i piatti, riporre la spesa, dividere la biancheria, stenderla, raccoglierla, sistemare cassetti e armadi, ecc.) e i Grandi lavori (pulizie pasquali, lavaggi tende, ecc.)

In questi 30 anni sono compresi la nascita e crescita di un figlio (o più) e la cura almeno di un genitore anziano. Troppo lungo sarebbe contare "i gesti", concreti e affettivi assieme, che queste attività comportano. Quante volte hai nutrito il bimbo o il genitore disabile?, quanto volte l'hai vestito o lavato? Quante volte hai chiamato il medico? I numeri sarebbero comunque nulla rispetto all'impegno concreto, all'energia organizzativa e soprattutto alle emozioni legate a questi gesti (compresi ovviamente stress e preoccupazioni).

Questa sintesi si traduce mediamente in 3 ore e 25 minuti al giorno di lavoro di cura in più per una donna rispetto ad un uomo. Ma per semplificare, e sperando che negli ultimi anni sia diminuita la disparità fra uomini e donne nel lavoro di cura, consideriamo solo due ore al giorno di lavoro in più per una donna.

2 ore x 300 giorni x 30 anni = 18.000 ore

18.000 ore/8 ore al giorno(giornata media lavorativa) = 2.250 giornate lavorative

2.250 giornate lavorative / 220 giorni lavorativi annui = 10,2 anni lavorativi .

Questi 10 anni di lavoro chi li considera? Chi li paga? ………………….

Vogliamo parlare di parità?

N.B. Questi "conteggi" sono stati fatti da un gruppo di donne dipendenti della Regione Emilia-Romagna (il Ministro Brunetta non si preoccupi: durante la pausa pranzo!).

Noi facciamo parte di quelle migliaia di dipendenti di enti pubblici (nella maggior parte donne) che nella nostra regione si sono impegnate con passione per far funzionare la macchina dei servizi: asili, scuole, servizi per gli anziani, disabili, ospedali, consultori, servizi culturali, servizi alle imprese e al territorio, ecc. A diretto contatto con i cittadini, a volte gentili a volte no, e con i politici, a volte lungimiranti, a volte no…

Non viviamo nel migliore dei mondi possibili, ma il nostro è sicuramente un mondo migliore di altri. Ed è anche per merito nostro. Caparbiamente, anche quando cambiavano le politiche e i politici di riferimento, anche quando ci dicevano che lavoravamo in aziende e che i cittadini non erano più cittadini, ma clienti, abbiamo continuato a pensare che i destinatari delle nostre azioni, in quanto cittadini, avessero dei diritti e abbiamo continuato a pensare che migliorare la loro vita volesse dire migliorare anche la nostra, perché anche noi avevamo bisogno di asili, di tutelare la nostra salute, di essere aiutate nell'assistenza dei nostri genitori, di poter accedere a biblioteche, teatri e cinema, ecc.

Noi abbiamo lavorato come e più degli uomini.

I 10 anni (anzi molti di più) di lavoro di cura in più degli uomini pesano, e pesano molto.

E quando si parla di innalzare l'età pensionabile per le donne qualcuno deve spiegare cosa significa PARITA'.

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Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà,
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Pierpaolo Pasolini
scrittore
ammazzato nel novembre del 1975

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