Adesso questo peccato, il non essere stati uomini pesa su tutta l'umanità, e l'unico modo di espiare e continuare a ricordare perché tutto ciò non abbia a ripetersi.
Questo è un libro da leggere, se vogliamo continuare a dirci uomini, dobbiamo ricordare cosa è successo nel passato, e per sentirci ancora uomini dobbiamo impedire a chiunque di rifarlo.
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
Lo statista...pezzo di merda
RispondiElimina«Un kapò all'interno di un campo di concentramento dice ai prigionieri che ha una notizia buona e un'altra meno buona - spiega il Cavaliere dal palco -. Quello dice: "metà" di voi sarà trasferita in un altro campo". E tutti contenti ad applaudire...». Poi Berlusconi arriva alla «battuta»: «La notizia meno buona è che la parte di voi che sarà trasferita è quella che va da qui in giù...», indicando la parte del corpo dalla cintola ai piedi.
Silvio Berlusconi, presidente del consiglio del Governo della repubblica Italiana, Nuoro, 17/01/2009
Lo statista...pezzo di merda......
RispondiEliminaanonimo delle 21.52, tu non sei migliore, visto il linguaggio che usi in questo contesto di riflessione e di analisi.
Un paio di scarpette rosse
RispondiEliminaC'è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica
"Schulze Monaco".
C'è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buckenwald
erano di un bambino di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l' eternità
perché i piedini dei bambini morti non crescono.
C'è un paio di scarpette rosse
a Buckenwald
quasi nuove
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole.
Auschwitz
RispondiEliminaFrancesco Guccini
Son morto ch'ero bambino
son morto con altri cento
passato per un camino
e ora sono nel vento
Ad Auschwitz c'era la neve
il fumo saliva lento
nei campi tante persone
che ora sono nel vento
Nei campi tante persone
ma un solo grande silenzio
che strano, non ho imparato
a sorridere qui nel vento.
Io chiedo come puo` un uomo
uccidere un suo fratello
eppure siamo a milioni
in polvere qui nel vento.
Ancora tuona il cannone
ancora non e` contenta
di sangue la bestia umana
e ancora ci porta il vento.
Io chiedo quando sara`
che un uomo potra` imparare
a vivere senza ammazzare
e il vento si posera`.
Auschwitz
RispondiEliminaFrancesco Guccini
Son morto ch'ero bambino
son morto con altri cento
passato per un camino
e ora sono nel vento
Ad Auschwitz c'era la neve
il fumo saliva lento
nei campi tante persone
che ora sono nel vento
Nei campi tante persone
ma un solo grande silenzio
che strano, non ho imparato
a sorridere qui nel vento.
Io chiedo come puo` un uomo
uccidere un suo fratello
eppure siamo a milioni
in polvere qui nel vento.
Ancora tuona il cannone
ancora non e` contenta
di sangue la bestia umana
e ancora ci porta il vento.
Io chiedo quando sara`
che un uomo potra` imparare
a vivere senza ammazzare
e il vento si posera`.
MAI IL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI
RispondiEliminaAUSCHWITZ DOVRA' ESSERE ABBATTUTO:
E' IL MONUMENTO IMMORTALE ALLA DEPRAVAZIONE UMANA!
Poteva mancare il mio amato S.Quasimodo alla denuncia della miseria umana e della crudelta?
RispondiEliminaSei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.