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domenica 7 settembre 2008

CRONACA DI UNA GIORNATA A SAN GIOVANNI ROTONDO


Qualche giorno fa mi è capitato di recarmi a San Giovanni Rotondo paese del Gargano e, soprattutto, luogo in cui ha vissuto Padre Pio.
Era la prima volta che visitavo San Giovanni Rotondo, curioso di vedere quei posti e quei luoghi che furono costante cornice della esistenza terrena di Padre Pio, oggi ufficialmente santo, ma da sempre una delle figure più amate della storia della cristianità.
San Giovanni Rotondo mi è apparsa come una di quelle località turistiche di cui non cogli mai l’esatta grandezza. Uno di quei posti in cui bisogna discernere tra abitanti del posto e pellegrini e turisti. Questi ultimi migliaia ogni giorno.
Prima di arrivare nella cittadina vera e propria, in quella, cioè, che dovrebbe essere l’originario centro, si passa necessariamente per un cordone architettonico ed urbano che avvolge completamente San Giovanni Rotondo, fatto di alberghi e residence “del Paradiso”, ristoranti “San questo e quello”, trattorie “del pellegrino” e parcheggi “della santa sofferenza”.
A questo complesso di strutture a vocazione turistica o pellegrina, a seconda dei casi, si inseriscono armoniosamente serie di villette a schiera, tutte belle, nuove ed identiche.
Un colpo d’occhio moderno e dal sapore vagamente consumistico che si contrappone, con una certa evidenza, al paesaggio brullo e aspro che la natura ha sentenziato come cornice di quei luoghi.
“E’ la logica di questo mondo e c’è poco da fare – mi sono detto – è la conseguenza inevitabile alla fama ed alla storia di questa città che senza Padre Pio sarebbe rimasto una tranquilla cittadina tra i monti del Gargano”.
E poi come tantissime altre persone per quale motivo mi trovavo lì? Non certamente per dissertare della edilizia di San Giovanni Rotondo. Ero lì anche io per Padre Pio. Ognuno per le sue personali motivazioni, ma tutti attratti da questa gigantesca figura.
Giunti a San Giovanni Rotondo la prima tappa del nostro giro prevedeva la visita del monastero presso il quale Padre Pio è vissuto per 50 anni. Un’ala di questo monastero è diventata un vero e proprio museo. Radunato il nostro gruppo in una prima sala abbiamo assistito prima ad una clip di un paio di minuti che spiegava la vita di Padre Pio, i suoi funerali sino alla ostensione delle spoglie di Padre Pio avvenuta in occasione dei 40 anni della sua morte. Visionata la clip è partito il percorso, lento e affollato, per le sale del monastero. Un percorso fatto di teche di cristallo che immortalavano tutto ciò che ha accompagnato la vita di Padre Pio, dalla ricostruzione della cella monastica presso la quale ha vissuto, al crocifisso innanzi al quale, nel 1918, ha ricevuto le stimmate, dagli abiti talari alle lettere (una muraglia di 7-8 metri di lunghezza per 4 di altezza) inviate dai fedeli nel corso di un solo anno, agli attrezzi utilizzati per la apertura della tomba di Padre Pio (non priva di polemiche) precedente alla ostensione delle sue spoglie mortali. Particolarmente impressionante proprio l’ala dedicata alla apertura della tomba di Padre Pio ed alla ostensione del corpo: una serie di gigantografie fotografiche ne illustravano le diverse fasi (la rimozione del blocco marmoreo a copertura della cripta; gli scavi di quest’ultima; la rimozione delle prime lastre di marmo; la presa della prima tomba in zinco e ferro; la sua apertura; la rimozione della seconda tomba in legno contenente le spoglie del santo e l’apertura di quest’ultima).
Ogni passaggio fotografato, ogni reperto messo sotto vetro.
E’ esposta la terra rimossa dagli scavi, le lastre di marmo a copertura della cripta, gli attrezzi utilizzati, le due tombe rimosse: cioè assolutamente tutto.
Poi c’è stata la visita alle spoglie di Padre Pio.
La fila lentamente si è incamminata verso una grande sala al centro della quale era posizionata la teca di cristallo dentro la quale riposavano i resti mortali del santo. Ricomposti in una figura posticcia con una maschera in silicone stesa su un blocco marmoreo all’interno di una struttura a forma di casa, con un perimetro vetrato che consentisse la visione e la venerazione del pubblico ed un tettuccio spiovente.
Successivamente ci siamo recati a seguire la funzione religiosa presso l’enorme chiesa realizzata da Renzo Piano, una struttura moderna ed avveniristica che, nella mia totale ignoranza in tema di architettura, ho stentato non poco a riconoscere in una chiesa.
Questa, succintamente, la cronaca dei passaggi fondamentali di quella giornata.
A distanza di qualche tempo, mi sono chiesto cosa mi abbia lasciato quella esperienza.
E a distanza di tempo non so ancora spiegarmelo. Ci sono state delle cose che mi hanno colpito molto: ad esempio c’erano alcune teche contenenti la statua del santo completamente ricoperte di fotografie di persone probabilmente bisognose di un qualche interevento o semplicemente dei cari cui destinare la protezione del santo, e di soldi. Tanti, tantissimi soldi.
Mi ha colpito la presenza dell‘ennesimo negozio di gadget e ricordini del santo all’interno stesso monastero. Senza commentare ciò che c’era all’esterno.
Poi però, tra le migliaia di persone, che ho visto quel giorno, mi ha colpito un fraticello francescano che, sotto un bollente sole pomeridiano, tagliava la piazza antistante la nuova chiesa di San Giovanni Rotondo, camminando a piedi nudi.
Mi sono chiesto cosa potesse importare a quel frate delle cose che hanno colpito me. Mi sono risposto subito: assolutamente niente.
Perché quel frate Padre Pio lo aveva trovato. Lo portava già nel cuore. Nella certezza di una fede radicata non aveva bisogno di altro. A che pro interrogarsi su certe speculazioni, quando si ha cieca fede in ciò per cui si è dedicato la propria vita? Diversamente da me. Laico e scettico per natura, che ha visto quei luoghi con occhi diversi e, forse per questo, è rimasto colpito da altro. Probabilmente se avessi parlato cinque minuti con quel fraticello o avessi avuto la possibilità di incontrare uno degli innumerevoli malati che cercano speranza nella Casa Sollievo della Sofferenza, avrei potuto aprire gli occhi anche su altro. Insomma credevo di trovare qualcosa nei luoghi in cui Padre Pio ha operato, mentre Padre Pio vive in molte di quelle migliaia di persone che quotidianamente si recano a San Giovanni Rotondo. Almeno questo credo di averlo capito bene. Anche se non tanto bene quando lo hanno compreso albergatori e commercianti del posto.

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