“Vigiliamo per la discarica” ha sperato vivamente che tutti gli Enti chiamati in causa, e prima di tutti la Regione Puglia, la Provincia di Taranto e il Comune di Grottaglie, si persuadessero, attraverso i civili e corretti cortei spontanei di migliaia di cittadini, ai quali “Vigiliamo per la discarica” ha partecipato convintamente, e le puntuali contestazioni fatte con l’allegazione di memorie e documenti, a non rilasciare le autorizzazioni integrate ambientali.
Purtroppo, va preso atto che non solo le imponenti manifestazioni, ma persino le memorie e i documenti prodotti, sono stati completamente ignorati negli politici e amministrativi che pure negli ultimi anni sono apparsi sensibili a raccogliere e fare proprie le richieste rivendicate con manifestazioni e produzione di documenti, come per esempio è avvenuto per la denuncia dell’inquinamento da diossina causato dall’ILVA.
Pertanto, il Comitato “Vigiliamo per la discarica” si assume la responsabilità di proporre questi due ricorsi al TAR, pur dichiarandosi sempre pronto a dialogare con chi in concreto abbia proposte per impedire –nel più assoluto rispetto della legge- l’entrata in esercizio di queste due enormi discariche.
Con i due ricorsi al TAR il comitato “Vigiliamo per la discarica” impugnerà anche le autorizzazioni integrate ambientali rilasciate per il I e II lotto della discarica Ecolevante, per complessivi 1.730.000 mc., nonché per l’altra discarica di proprietà della “Vergine” s.r.l., in località “Mennole”, di oltre 1.000.000 di mc.
Saranno inoltre impugnati: il provvedimento con il quale la Provincia di Taranto, in relazione alla rilevata presenza di una condotta dell’AQP vicino al III lotto e mai precedentemente rilevata né segnalata da Ecolevante s.p.a., ha semplicemente preso atto delle modificazioni progettuali proposte dalla società proprietaria dell’impianto; e il provvedimento dell’ENAC (Ente Nazionale dell’Aviazione Civile), che ha ritenuto compatibile l’esistenza di queste due enormi discariche con la vicina pista dell’aeroporto di Grottaglie, nonostante esse siano situate a una distanza inferiore a quella stabilita dalle norme internazionali che fissano gli standards e le misure minime di sicurezza delle piste degli aeroporti per evitare l’impatto degli aerei con i volatili (cosiddetto “bird strike”).
Il Comitato “Vigiliamo per la discarica” invita tutti gli altri movimenti ed associazioni che hanno protestato e protestano per le autorizzazioni di queste due nuove discariche - e in particolare quei movimenti ed associazioni che si sono costituiti insieme al comitato stesso parte civile nel procedimento penale pendente per il cosiddetto III lotto di proprietà della Ecolevante s.p.a.- a proporre anch’essi ricorso al TAR per le discariche di Grottaglie e Fragagnano, avviando anch’essi un’azione giudiziaria che possa annullare i provvedimenti autorizzativi sinora rilasciati.
È infatti di tutta evidenza che, nonostante la pendenza di tale procedimento penale, nel III lotto della discarica di proprietà della Ecolevante vengono puntualmente smaltiti rifiuti a seguito del rilascio dell’AIA. E’ dunque ovvio che se non saranno annullate le autorizzazioni integrate ambientali rilasciate a Ecolevante s.p.a. e Vergine s.r.l., nulla può legittimamente e lecitamente impedire l’esercizio di questi impianti di smaltimento di rifiuti, a meno che la Provincia di Taranto non annulli d’ufficio le Autorizzazioni integrate ambientali che ha rilasciato.
perchè il presidio su fragagnano non dice una parola ?ho un sospetto.
RispondiEliminaw il comitato vigiliamo
e dillo sto sospetto dai! di sentiamo sta strunzata!
RispondiEliminadal Corriere della sera di oggi 20 sett.2008:
RispondiEliminaVigili a piedi e vie al buio
Catania sull'orlo del crac
Sperperi e organici gonfiati. Il sindaco si appella al premier
L'elefantino simbolo di Catania è salvo: una mano pietosa ha rimosso l'asta su eBay («Causa dissesto finanziario vendesi statua raffigurante un elefante conosciuta come U Liotru») indetta da un feroce burlone. Resta da salvare Catania. Il che, al momento, appare più complicato. Basti dire che i cittadini risultano avere un debito municipale di 3.379 euro a testa. Pari quasi a quello dei tarantini, il cui Comune è sprofondato nell'abisso umiliante del dissesto finanziario. Abisso che i catanesi vedono ormai prossimo. Di giorno, s'intende. Di notte, infatti, non vedono più niente: stufa di aspettare il pagamento delle bollette, l'Enel ha tagliato la luce a larga parte dei lampioni cittadini. Anche e soprattutto nei quartieri a rischio.
Al punto che La Sicilia, qualche settimana fa, è arrivata a esultare amara per il ritorno dell'illuminazione il giorno della festa della patrona: «Sant'Agata “riaccende” Catania / Ma subito dopo è tornato il buio». «Chi di munnizza ferisce di munnizza perisce», sospirava venerdì sera qualche passante in piazza Duomo, davanti ai cassonetti di spazzatura rovesciati in mezzo al salotto buono della città dai dipendenti di una delle cooperative di netturbini senza stipendio da un mese. E questo è il tema al quale si aggrappano i cittadini etnei: possibile che Silvio Berlusconi, dopo aver fatto un figurone rimuovendo la spazzatura nelle strade di Napoli, si esponga davvero al rischio che proprio Catania, cioè la città dove nella primavera 2005 la destra riuscì ad arroccarsi e a resistere dopo una serie di vittorie della sinistra che sembrava inarrestabile, sia sommersa dai rifiuti e travolta dalle proteste di piazza? Possibile che non riesca a fare un miracolo per salvare dalla catastrofe il municipio governato dall'aprile del 2000 e fino a tre mesi fa proprio dal suo medico di fiducia, Umberto Scapagnini? «E che c'entro io? — è sbottato ieri con Il giornale di Sicilia l'ex sindaco, famoso anche per le sue fortune galanti, presentandosi alla riunione convocata dal suo successore con tutti i parlamentari cittadini —. La situazione era già grave prima e noi siamo stati martirizzati dal governo di centrosinistra che ci faceva arrivare in ritardo i finanziamenti. Colpa loro e della Sovrintendenza, che ha impedito che vendessimo degli immobili che ci avrebbero permesso di tenere i conti in ordine ».
Dunque? «Dunque sono d'accordo: facciamo una commissione d'inchiesta e vediamo ». Un rapporto della Corte dei Conti, datato a giugno nei giorni delle dimissioni di quello che la sinistra ha ribattezzato per l'effervescenza «Sciampagnini », offre una versione diversa. E denuncia «gravi irregolarità », «carente attendibilità delle scritture contabili », «indeterminatezza delle risorse », «insufficienza delle risorse destinate al bilancio 2003»... E così via. Fino a precisare che la Sovrintendenza, a proposito di quegli immobili che il Municipio voleva vendere per tappare un po' di buchi (resta indimenticabile il dirottamento alle casse catanesi di soldi tolti dai fondi dell'8 per mille per pagare tra l'altro i ballerini brasiliani che avevano danzato sotto l'Etna per la gioia di Surama De Castro, la bella carioca che allietava il primo cittadino) aveva verificato la loro «appartenenza al patrimonio indisponibile». Di più, bacchettavano i magistrati contabili: la situazione già a giugno appariva «fortemente compromessa » per la «mancata tempestiva soluzione dei gravi problemi manifestatisi ben prima del 2003». Quando al governo, per capirci, non c'era la sinistra ma la destra. In una recentissima lettera a Berlusconi, Raffaele Stancanelli, il sindaco che proviene da An, chiede aiuto per «la difficilissima e gravissima situazione in cui versa il Comune di Catania per l'enorme situazione debitoria che ho ereditato e che ammonta a euro 357.000.000 a cui va aggiunto l'indebitamento complessivo delle società partecipate pari, al 31/12/2007, a euro 100.511.475; ed in queste somme non è compreso il debito residuo». Il quale, come si legge in una relazione della Ragioneria Generale alla Corte dei Conti, firmata mercoledì dallo stesso sindaco, aggrava il buco di altri 549.709.272 euro. Totale: oltre un miliardo e sette milioni di euro. Pari, appunto, a quei 3.379 euro di «rosso» pro capite di cui dicevamo. Quasi seicento (dati Standard & Poor's) più di ogni milanese, quasi mille più di ogni romano. «Dalle fredde cifre che ho elencato si evince una situazione che pesa come un macigno sulla città», scrive Stancanelli. E si sfoga: «Un'Amministrazione che non riesca a soddisfare i tanti fornitori che vantano crediti per oltre 170 milioni di euro (con inevitabili ricadute sulla stessa vivibilità, con mezza città al buio, strade dissestate, servizi sociali allo sbando, notevoli ritardi nei pagamenti degli stipendi, scuole sfrattate per morosità, etc. etc.) non può aspirare ad alcun futuro». Gli esempi del progressivo degrado, sotto l'occhio di Francesco Bruno che fa insieme il ragioniere generale del Comune e della Provincia fino a ieri governata dal potente Raffaele Lombardo, non si contano. Vigili urbani che per motivi elettorali sono stati via via promossi in massa col risultato che oggi su 540 poliziotti municipali solo 5 sono vigili semplici e 535 ispettori i quali, sia pur carichi di onori, devono uscire in strada il meno possibile perché spesso mancano i soldi per la benzina.
Organici gonfiati a dismisura tanto che oggi, dopo la sistemazione di altri duecento Lsu per l'80% stipendiati dalla Regione e presi in carico nonostante mancasse la copertura finanziaria, c'è un dipendente comunale ogni 72 catanesi. Stipendi distribuiti facendo i salti mortali o non distribuiti affatto, come quelli dei tre revisori dei conti ai quali il Municipio (così imparano a volere mettere il naso...) non solo ha tolto l'ufficio ma ha smesso di pagare il dovuto. Due milioni di premi di produzione (il responsabile del personale è stato sospeso solo ieri) distribuiti ai funzionari per i «brillanti» risultati. Consulenze strampalate come quella da 24 mila euro data («consulente per lo sviluppo industriale ») a una sventola ventenne nota per essere stata Miss Eritrea. Per non dire delle municipalizzate. Lo scrive, nel suo sfogo a Berlusconi, lo stesso sindaco: «Con quale autorevolezza si potrà intervenire drasticamente sulle società partecipate, vera piaga non solo del bilancio, sol che si consideri come l'energia, fattore di ricchezza e di guadagno in tutto il mondo, sia diventata a Catania causa di dissesto economico e di diffuso clientelismo?» L'ultimo bilancio consuntivo dell'Amt, l'azienda municipale dei trasporti, si riassume in poche cifre: tre milioni di viaggiatori (il 10%) persi in un anno, una vendita di biglietti che non arriva a coprire neppure un quinto dei costi (oltre un terzo, a Milano), un buco salito nei soli ultimi cinque anni a quasi 83 milioni di euro. Vale a dire 83 mila euro per ogni dipendente. Insomma: un disastro tale che perfino Enzo Bianco, cioè l'uomo che aveva sfidato la destra alle comunali del 2005 e che dell'amministrazione di «Sciampagnini» pensa il peggio del peggio, si è spinto a scrivere a Tremonti pregandolo, al di là delle responsabilità del dissesto che devono essere accertate, di «adoperarsi, in quanto titolare del dicastero azionista di riferimento della Cassa Depositi e Prestiti, affinché questa possa dare una riposta positiva alla richiesta di dilazione dei mutui». Quanto sia profondo il precipizio spalancato davanti, del resto, lo ammette lo stesso sindaco Stancanelli (confortato da Berlusconi con parole rassicuranti) che nella missiva alla Corte dei Conti di mercoledì, dopo essersi lamentato di come il ministero dell'Economia abbia liquidato la sua richiesta di un via libera sul piano di risanamento dicendo di «non essere l'autorità deputata ad esprimere pareri» e dopo aver criticato la durezza dell'Istat che quel piano gli ha bocciato, paventa che Catania precipiti entro settembre «in uno stato di dissesto ineludibile ». Una crisi, scusate la battuta, al buio.
Gian Antonio Stella
20 settembre 2008
dobbiamo aspettare che a Grottaglie succeda lo stesso?
Bravi, bravi, bravi. Tutto il comitoto. Bravi, và
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