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giovedì 27 novembre 2008

Nel Sud dilaga la sindrome Nimby

Preso da Internet
di Angelo Pagliaro

In principio fu Scanzano Jonico. Scorie nocive da interrare negli agrumeti, un'ipotesi scellerata da realizzarsi in un contesto territoriale caratterizzato da una diffusa e antica presenza contadina. Viti allevate a pergolato, agrumeti e serre piene di fragole; un territorio generos

o, seppur gravemente ferito dal fenomeno del caporalato. Fu subito rivolta; strade e stazioni ferroviarie occupate, presidi e barricate erette nei punti strategici delle città a difesa di quelle poche aree meridionali coltivabili con mezzi meccanici. In questi ultimi mesi la sindrome Nimby ha colpito i cittadini di Pianura, popoloso quartiere di Napoli, dove la discarica, chiusa da tempo, ha provocato nel tempo, ai residenti ed agli allevamenti zootecnici, danni, malattie e disturbi molto gravi. La paura che la riapertura della discarica possa continuare a mietere vittime innocenti ha fatto si che la popolazione erigesse barricate e arrivasse allo scontro fisico con le forze dell'ordine. La sindrome Nimby (Not In My Back Yard - Non nel mio giardino) si caratterizza per atteggiamenti di opposizione nei confronti della costruzione di opere nel proprio territorio che, sovente, nasce quando i progetti sono ancora in una fase previsionale. Molto spesso gli abitanti delle zone interessate non mettono neanche in discussione la potenziale utilità dell'infrastruttura che si propone di realizzare ma chiedono immediatamente che venga realizzata da un'altra parte. Si crea così un effetto a catena perché l'informazione viaggia veloce e quindi la protesta dilaga a macchia d'olio laddove s'individuano i probabili siti alternativi. Per quanto riguarda l'Italia, ed in particolare il Sud del paese, vi è anche un sano pregiudizio popolare che deriva dall'esperienza storica e giudiziaria. Sono tantissime le inchieste, ancora aperte, in varie procure della repubblica delle regioni meridionali (vedi Taranto e Grottaglie) circa l'affondamento di navi cariche di scorie tossiche e nocive, le discariche abusive, gli inceneritori, gli impianti di depurazione.

Qualche anno fa, l'inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Castrovillari, denominata in codice "Matrix", su un traffico di rifiuti speciali tra Calabria e Campania ha dato i suoi frutti: quattro arresti effettuati, nove avvisi di garanzia e 102 persone segnalate all'autorità giudiziaria. Venticinquemila tonnellate di rifiuti speciali hanno viaggiato di notte, a bordo di Tir, dalla provincia di Cosenza a quella di Salerno. Per capire meglio come si potrebbe risolvere il problema alcuni studiosi hanno esaminato le varie situazioni nei paesi europei. In Francia, ad esempio, si è individuata una figura super partes, un commissario incaricato di valutare gli elementi sociali e ambientali, prima di arrivare a decidere del destino dell'opera. Nel nostro Paese invece, si è scelta la linea dura. A Grottaglie, per esempio, si continua a caricare, si rimuovono i presidi ed i pochi cittadini a cui sta ancora a cuore il territorio e che protestano pacificamente vengono condotti nelle questure, identificati e denunciati. Le soluzioni per far convivere proficuamente tutela dell'ambiente e della salute da una parte e sviluppo economico e produttivo dall'altra, risiedono dunque nel riconoscere agli attori sociali e agli abitanti il ruolo che spetta loro e non possono risolversi con operazioni di ordine pubblico. Quando tra qualche anno, le indagini epidemiologiche riveleranno la triste verità dell'aumento vertiginoso di gravi malattie ( come sta accadendo a Crotone) lo stato dovrà riconoscere, come già avvenuto per gli obiettori di coscienza totali del servizio militare di leva, l'alto valore morale e civile di quella resistenza; dovrà ringraziare, a nome di tutta la comunità nazionale, quelle stesse persone che oggi strattona e spinge in cella calpestando, insieme al buon senso, la loro e la nostra dignità.

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