Nietzcheano, prima ancora di aver letto Nietzsche, ispira la sua vita all'idea del superuomo, di colui il quale si mette sempre in gioco, rischiando in prima persona, pubblicamente, senza nascondersi dietro l'anonimato(prassi molto praticata ai nostri giorni). Il suo ideale di superuomo quindi è colui che sfida con il suo gesto la mediocrità e la viltà delle masse. Amante della vita in ogni sua manifestazione, amava essere al centro dell'attenzione. Quando questo non avviene più, come dopo la marcia su Roma, quando l'onorevole De Vecchi esprime pubblicamente il suo rammarico per non aver tolto di mezzo "l'ingombrante d'Annunzio", Gabriele comprende di non essere più nelle grazie del regime, ma, pur essendo colui che descrive in maniera sublime la transumanza, non la pratica cioè non prende le distanze dal regime, non cambia casacca e colore politico, come faranno molti suoi amici e colleghi alla caduta del fascismo. Il d'Annunzio è stato sicuramente un fenomeno di proporzioni difficilmente immaginabili. Durante la sua vita ha scritto anche una quantità enorme di motti, che, ben lungi dall'essere delle banali citazioni, rispondevano ad una funzione ben precisa, come incitare all'amore per l'arte e alla dura fatica creativa (i motti del Vate), o all'ardimento e alla imprese eroiche (i motti di guerra) o di sfida al governo e alle istituzioni( i motti di Fiume) e tanti altri. Alla parola "motto" il Devoto Oli scrive: Ogni specie di detto breve, o arguto, o piacevole, o pungente, o proverbiale, o simile. I motti dannunziani divennero espressione non solo della persona ma anche di un'intera comunità, brevi, arguti, pungenti e proverbiali. Come dimenticare Memento audere semper, Osare l'inosabile, Sufficit animus, Ti liscio il pelo, Fiso alla meta, Ardisco non ordisco, Nec recisa recedit, Non ducor duco, Me ne frego!, Cum lenitate asperitas, Immotus nec iners,Rosam cape spinam cave, Habere non haberi e tanti altri . A distanza di 74 anni che cosa resta del grande d'Annunzio? Certamente il messaggio contenuto nella sua capacità fuori del comune di accettare la totalità della vita, e di pensarne e percepirne l'infinito dinamismo come un valore. Il video seguente è un saggio della grandezza del poeta: La pioggia nel pineto declamata da Roberto Herlitzka.
"Questo blog, nasce a Grottaglie e per Grottaglie, è e sarà rispettoso delle manifestazioni dell'altrui pensiero, da qualunque parte provengano, purché espresse onestamente e chiaramente. In questo spazio ho l'onore di avere autori di spessore culturale di grande livello. Potete scrivermi su: lillidamicis@libero.it e/o su : lillidamicis@gmail.com
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mercoledì 29 febbraio 2012
Memento audere semper
Nietzcheano, prima ancora di aver letto Nietzsche, ispira la sua vita all'idea del superuomo, di colui il quale si mette sempre in gioco, rischiando in prima persona, pubblicamente, senza nascondersi dietro l'anonimato(prassi molto praticata ai nostri giorni). Il suo ideale di superuomo quindi è colui che sfida con il suo gesto la mediocrità e la viltà delle masse. Amante della vita in ogni sua manifestazione, amava essere al centro dell'attenzione. Quando questo non avviene più, come dopo la marcia su Roma, quando l'onorevole De Vecchi esprime pubblicamente il suo rammarico per non aver tolto di mezzo "l'ingombrante d'Annunzio", Gabriele comprende di non essere più nelle grazie del regime, ma, pur essendo colui che descrive in maniera sublime la transumanza, non la pratica cioè non prende le distanze dal regime, non cambia casacca e colore politico, come faranno molti suoi amici e colleghi alla caduta del fascismo. Il d'Annunzio è stato sicuramente un fenomeno di proporzioni difficilmente immaginabili. Durante la sua vita ha scritto anche una quantità enorme di motti, che, ben lungi dall'essere delle banali citazioni, rispondevano ad una funzione ben precisa, come incitare all'amore per l'arte e alla dura fatica creativa (i motti del Vate), o all'ardimento e alla imprese eroiche (i motti di guerra) o di sfida al governo e alle istituzioni( i motti di Fiume) e tanti altri. Alla parola "motto" il Devoto Oli scrive: Ogni specie di detto breve, o arguto, o piacevole, o pungente, o proverbiale, o simile. I motti dannunziani divennero espressione non solo della persona ma anche di un'intera comunità, brevi, arguti, pungenti e proverbiali. Come dimenticare Memento audere semper, Osare l'inosabile, Sufficit animus, Ti liscio il pelo, Fiso alla meta, Ardisco non ordisco, Nec recisa recedit, Non ducor duco, Me ne frego!, Cum lenitate asperitas, Immotus nec iners,Rosam cape spinam cave, Habere non haberi e tanti altri . A distanza di 74 anni che cosa resta del grande d'Annunzio? Certamente il messaggio contenuto nella sua capacità fuori del comune di accettare la totalità della vita, e di pensarne e percepirne l'infinito dinamismo come un valore. Il video seguente è un saggio della grandezza del poeta: La pioggia nel pineto declamata da Roberto Herlitzka.
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"Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà,
Pierpaolo Pasolini
scrittore
ammazzato nel novembre del 1975
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“Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare”.
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