………..Il sacro vate,
placando quelle afflitte alme col canto,
i prenci argivi eternerà per quante abbraccia terre il gran padre Oceàno.
E tu onore di pianti, Ettore, avrai,
ove fia santo e lagrimato il sangue
per la patria versato, e finché il Sole
risplenderà su le sciagure umane.
Ettore….cosi lo immortala ancor di piu’, pur se ce ne fosse bisogno, il Foscolo nella chiusa dei suoi meravigliosi Sepolcri!
Conosciuto sui banchi di Scuola, prima in Mitologia e poi in Letteratura Greca, questo personaggio
ha sempre avuto le simpatie degli studenti per la sua “umanita” e tutto cio’ ad essa connesso.
Ettore è certamente la figura più nobile dell'Iliade:gli dei, la famiglia,la patria i suoi ideali. In lui sono addensate in altissimo grado tutte le virtù eroiche: è il più grande eroe di Troia e persino Achille trema quando lo vede avanzante nella sua superba armatura, con le sue fattezze potenti,con la sua muscolatura armoniosa. La sua fierezza d'animo lo induce a preferire una resistenza eroica ed indomita — anche se accompagnata dal presagio della prossima distruzione della sua città e, quindi, della vanità di tutti i suoi sforzi e persino della morte —alla resa,al disonore e alla schiavitù. Insieme, la figura di Ettore è resa umana dai suoi sentimenti di tenerezza e di affetto nei confronti della sposa, dei genitori, del figlio Astianatte, che si affiancano alle virtù proprie dell'eroe e del guerriero.
Nonostante il suo coraggio, la sua forza e la sua abnegazione, egli non ha come ideale di vita la guerra: gli affetti famigliari sono al primo posto, lo dimostra la tenerezza verso la moglie Andromaca ed il suo piccolo Astianatte con cui gioca anche pochi minuti prima d’andare incontro al combattimento mortale con Achille di fronte alle porte Scee:
………….e dalla fronte
l’intenerito eroe tosto si tolse
l’elmo, e raggiante sul terren lo pose.
Indi baciato con immenso affetto,
e dolcemente tra le mani alquanto
palleggiato l’infante, alzollo al cielo……………
L’Iliade è ricordata come un poema di guerra, ma questa corazza guerriera si spacca nel VI libro, in cui Omero descrive la vita pulsante all’interno della roccaforte troiana dove agisce la presenza femminile. Sì, è vero che è Achille il protagonista dell’Iliade, ma la bellezza e la profondità di questi versi mi fanno sospettare che Omero parteggi per Ettore, unico eroe puro il cui cuore
sembra esente dalla ὕβρις, la tracotanza che ad Achille costerà cara. Ettore tende le braccia verso il figlio, ma il bambino si spaventa e lo rifiuta perché non lo riconosce dietro quell’elmo. A questo punto padre e madre sorridono. Ettore si sfila l’elmo, lo pone a terra e può abbracciare il figlio. Formulando un augurio per il futuro, leva il figlio in alto con le braccia e con il pensiero. Questo gesto sarà per tutti i tempi il marchio del padre. Ettore prega per il bambino, sfidando le leggi dell’epica in suo favore. Parole rivoluzionarie. La preghiera di Ettore ha travolto l’onnipotenza immobile del mito, rendendo il bambino figlio, e il figlio speranza in qualcosa di migliore dei tempi mitici. (…) Ad Astianatte è riuscito ciò che per i Greci era quasi impensabile: fare sperare il padre nel futuro e congiungerlo per un attimo, in un unico sentimento, alla madre. Due esseri così diversi da stentare a parlarsi, sono uniti dal figlio che non parla.”
Scrive Vittorino Andreoli:
“Ho sempre provato non solo una grande simpatia ma ammirazione per Ettore, mentre non stimo affatto Achille. Eppure, non c'è dubbio che Ettore sia stato sconfitto e che Achille abbia mostrato una schiacciante superiorità guerriera. Ettore d'altra parte sapeva di essere meno forte di lui. Ora però so il perché di questa mia preferenza: Ettore è un eroe/padre, mentre Achille è soltanto un guerriero, un eroe.
Ettore rappresenta un'eccezione nel panorama greco, nell'epica omerica. Vi domina la figura dell'eroe che agisce per la propria patria, per uno scopo che sembra annullare ogni altra dimensione, e l'eroe greco è colui che deve solo vincere. Ma Ettore perde, Troia viene sconfitta e il vincitore Achille mostra durezza anche nella vittoria, non rispettando neppure il corpo del suo nemico, desiderando anzi di darlo in pasto ai cani perché non abbia nemmeno una sepoltura. L'eroe perfetto è proprio Achille: iroso, privo di equilibrio, ebbro di vittoria e di dominio. Manifesta la hybris, l'arroganza che è parte della struttura epica dell'eroe greco. Non può essere padre poiché non si occupa della sua famiglia, ma deve tener conto dell'intera stirpe. Non può fermarsi sui propri figli, egli è il comandante, il difensore di tutto un popolo. Insomma è lontano dalla logica della paternità.
Questo schema trova proprio un'eccezione in Ettore, nell'eroe che rimane padre, anzi che è padre: in lui semmai divengono appropriate parole come "padre" e "patriota" che hanno un comune suono. Achille ha un figlio, Neottolemo, feroce quanto il suo genitore, e sarà lui a uccidere Astianatte, il figlio di Ettore”. Una figura straordinaria. Più affascinante e convincente di quella achillea."
Come muore un eroe cosi’ puro? Teniamo presente che al di sopra di tutti, eroi e dei, vi è la μοῖρα, il destino, a cui tutti si devono piegare. Il destino è la parte assegnata di vita che spetta ad ogni individuo. Niente, né valore, né lealtà, potrà mutare il corso degli eventi. Esso interverrà a colpire i giusti e i malvagi indifferentemente.
Lasciamo la…parola agli immortali versi dell’errante cieco cantore di Troia:
………...Ora dunque mi è vicina la morte odiosa, non è lontana,
né le posso sfuggire: infatti già da tempo doveva essere graditoa Zeus e al figlio di Zeus, l’arciere, che primabenevoli mi proteggevano: ora invece il destino mi ha raggiunto.Ma non morirò senza lotta e senza gloria,bensì compiendo grandi gesta che anche i posteri conosceranno. E in questo momento che Ettore diviene immortale!
anche a me piaceva ettore e l'iliade.
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