(Reuters) - Domenica 21 e lunedì 22 giugno, in contemporanea con il voto di ballottaggio per Province e Comuni italiani, si terrà anche il referendum abrogativo che propone la modifica delle legge elettorale nazionale.
Se il referendum fosse approvato, dalle prossime elezioni il premio di maggioranza non verrebbe più assegnato alla coalizione che ha riportato più voti, ma alla singola lista o partito, e un candidato potrebbe presentarsi in un solo collegio elettorale.
Le liste dei candidati resterebbero però bloccate, perché non è possibile ripristinare per via referendaria il voto di preferenza.
Il referendum in realtà si compone di tre distinti quesiti.
Il primo (scheda viola) riguarda l'abrogazione del collegamento tra liste e della possibilità di attribuire il premio di maggioranza alle coalizioni di liste alla Camera.
Il secondo (scheda beige) pone lo stesso quesito, ma per il Senato.
Il terzo quesito, (scheda verde) riguarda invece l'abrogazione delle candidature multiple.
Se il referendum passasse, le liste dovrebbero raggiungere almeno il 4% alla Camera e l'8% al Senato per ottenere parlamentari.
Il comitato promotore dei referendum è politicamente trasversale, e comprende costituzionalisti ed esponenti del centrosinistra e centrodestra.
Il Partito democratico è ufficialmente schierato per il sì. Il Popolo delle Libertà è favorevole - An ha raccolto ufficialmente le firme - ma all'indomani delle elezioni Europee il premier e leader di partito Silvio Berlusconi ha detto che non darà sostegno diretto ai quesiti.
Tra gli altri partiti, l'Udc è contrario al referendum, mentre l'Italia dei Valori, che pure aveva contribuito alla raccolta delle firme ora è contrario, affermando che con la legge che uscirebbe dalla consultazione referendaria il Pdl di Berlusconi guadagnerebbe la maggioranza assoluta dei seggi.
Contrari anche i partiti di sinistra ed ecologisti, da Rifondazione comunista ai Verdi, e la Destra di Francesco Storace.
In generale, per i sostenitori il referendum avrà l'effetto di creare in Italia il bipartitismo.
"L'eliminazione di composite e rissose coalizioni imporrà al sistema politico una sterzata esattamente opposta all'attuale - dice il Comitato del Sì sul proprio sito web - Piuttosto che l'inarrestabile frammentazione in liste e listine, minacce di scissioni e continue trattative tra i partiti, il nuovo sistema imporrà una notevole semplificazione, lasciando comunque un diritto di rappresentanza anche alle forze che non intendano correre per ottenere una maggioranza di Governo, purché abbiano un consenso significativo e superino la soglia di sbarramento".
Secondo il Comitato per il No, invece, il sistema elettorale che uscirebbe dalle urne "non restituirebbe per nulla alle elettrici e agli elettori italiani il diritto libero ed eguale ad eleggere i deputati e i senatori" e ".. eliminando le coalizioni, attribuirebbe 340 seggi, cioè il 53,9 per cento del totale dei membri della Camera dei deputati, alla lista che raggiungesse un voto in più di ciascun altra, anche se i suoi voti corrispondessero al 30 o al 20 per cento dei voti complessivi degli elettori, o anche meno: un premio di maggioranza enorme, senza precedenti nella storia istituzionale italiana e in quella di ogni paese civile".
Il referendum, che è di tipo abrogativo, è valido solo se parteciperà al voto il 50% più uno degli aventi diritto al voto. Gli elettori che si recano al seggio per i ballottaggi possono rifiutare le schede - tutte e tre ma anche una o due soltanto - per la consultazione referendaria.
E' dal 1997 che nessun referendum abrogativo è risultato valido, per mancanza del necessario quorum.
Per il referendum, come per le amministrative, si vota dalle 8 alle 22 di domani e dalle 7 alle 15 di lunedì.
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