di Massimo Malpica
Bari - Più che pochi grandi appalti, tante modeste licitazioni private. Piccole forniture per una Asl, o per il reparto di un ospedale. Individuata l’impresa, una firma e via. Così si concludevano gli affari nella sanità pugliese, ed è in questo settore che prosperava la Tecnohospital dei fratelli Tarantini, attiva nelle protesi ortopediche, in concorrenza con altre società come, per esempio, quella dei figli di Alberto Tedesco, assessore regionale alla Sanità poi costretto alle dimissioni. In questo business locale ma florido sono ovviamente importantissimi i rapporti tra imprenditori e politici, tra imprenditori e amministratori della sanità.
E i magistrati baresi proprio su queste relazioni hanno cominciato a indagare. Prima con l’inchiesta, portata avanti dal pm Desirée Digeronimo, che ha portato pochi mesi fa Tedesco a lasciare la giunta, e che ha visto indagata anche Lea Cosentino, direttrice generale della Asl Bari. Poi con quella firmata da Pino Scelsi, diretta contro i fratelli Tarantini, indagati insieme a medici e primari baresi. Dalle intercettazioni di quest’ultima indagine viene fuori il filone su feste, festini, «spedizioni» di ragazze, e l’ipotesi di reato dalla corruzione si espande all’induzione alla prostituzione.
Giri mondani, cominciate con le feste nella bella villa a Giovinazzo, un tiro di schioppo da Bari, sulla costa a nord del capoluogo.
Poi l’escalation, che dalla Puglia porta alla costa Smeralda, dalla villa affittata da Gianpaolo Tarantini, che consacra l’imprenditore nel giro della movida vip, a quella del premier, con le ormai note serate romane a palazzo Grazioli. E sullo sfondo dell’indagine ci sarebbero altri luoghi, altre feste, altri politici. Il dubbio degli investigatori è che le donne fossero la chiave scelta dai fratelli Tarantini per spazzare via la dura concorrenza e giocare da mattatori sul mercato. Concorrenza tutta interna al centrosinistra, che a Bari è - era - forza di governo dal Comune alla Regione. Non stupisce dunque che Gianpaolo Tarantini vanti buoni legami con il Pd. A cominciare dai due esponenti i cui nomi sarebbero emersi dalle intercettazioni (ma non come indagati), Sandro Frisullo e Gero Grassi. Il primo, dalemiano doc, vice di Vendola in giunta regionale. Il secondo, ex Dl, parlamentare. Frisullo, finito sui giornali, prima ha sdrammatizzato con una battuta («mi piacciono le donne, non la droga») poi ha chiarito di conoscere Tarantini, negando però di aver partecipato a cene con gli imprenditori. Il quadro potrebbe allargarsi. Una delle ragazze ascoltate in questi giorni dagli inquirenti, per esempio, avrebbe uno stretto legame con un paio di politici locali, anche questi sponda Pd. E tra i frequentatori della villa di Capriccioli affittata da Gianpaolo la scorsa estate ci sarebbero nomi di dirigenti di nomina politica già evidenziati in inchieste parallele.
Certo è che a Bari non è un mistero che l’ascesa della Tecnohospital, se non incoraggiata, era guardata di buon occhio da molti nel Partito democratico. A confermare le recenti fortune della società di Claudio e Gianpaolo (che comunque qualche mese fa ha poi lasciato l'azienda, cedendo al fratello le sue quote), per quanto da un punto di vista critico, è la frase di un altro ambasciatore dalemiano in Puglia, Nicola Latorre. Che quasi a prendere le distanze, ha detto che «chi lo conosce» sa che ha sempre fatto da «argine» alla crescita dei Tarantini. Che il loro successo abbia dato fastidio a qualcuno è possibile, soprattutto quando, oltre alle entrature nel Pd pugliese, Gianpaolo sembrava aver familiarizzato con il presidente del Consiglio. E adesso anche l’ex assessore Tedesco, un tempo secondo i bene informati in ottimi rapporti col concorrente dei suoi figli (i cui affari non hanno comunque sofferto per la bega giudiziaria del padre), ora che Gianpaolo è sui giornali non gli ha risparmiato una stilettata dalle pagine del Corriere della Sera: «Tarantini? Mai incontrato. Lo conoscevo ma non avevo ragione di incontrare un imprenditore della sanità privata. Leggo ora che frequentava la Bari bene, io evidentemente no».
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