Che ora è ?

lunedì 3 gennaio 2011

Alla chiesa del Monastero di Santa Chiara a Grottaglie questi gli ...

Appuntamenti per il mese di gennaio 2011


5 gennaio – anticipo del “primo giovedì del mese”
Adorazione eucaristica continuata per la santificazione sacerdotale
07,30 Lodi – Messa – Esposizione del SS.mo Sacramento
12,00 Ora sesta
15,30 Coroncina alla Divina Misericordia
17,00 Ufficio delle Letture
18,30 Vespri
20,00 Preghiera comunitaria e Benedizione

6 gennaio – Epifania del Signore
08,00 Celebrazione Eucaristica

9 gennaio – Battesimo del Signore
II domenica del mese: domenica della generatività
08,00 Celebrazione Eucaristica per le coppie che attendono la nascita di un figlio, per le coppie che non riescono ad avere figli e per le coppie in attesa di adozione-affido

15 gennaio – “… i due saranno una sola carne”
18,30 Vespri - 19,00-20,00 incontro di spiritualità coniugale

21 gennaio - Lectio divina comunitaria
Collaboratori e corresponsabili (Verso un nuovo stile di rapporti tra laici e presbiteri) Rm 16,1-16
20,00-21,00

Confessioni
Ogni giorno dopo la messa
Il primo giovedì del mese  per tutta la giornata dalle 08,00 alle 20,00
Ogni sabato dalle 08,00 alle 12,30 (8-15-22-29 gennaio 2011)

dagli esercizi spirituali della vita ordinaria della Parrocchia del SS. Rosario

 
Alla ricerca del senso della vita

1. Il senso della vita in un'esperienza di fede
Fino a 3,6 il libro è un racconto in prima persona singolare. È Tobi che dice: "lo". Notate com'è forte questa battuta iniziale del libro: "lo, Tobi". lo. C'è qualcuno che si presenta in prima persona singolare. C'è qualcuno che ha il coraggio di dire "io", di citarsi direttamente. C'è qualcuno che si presenta e ci racconta la propria esperienza. Il libro di Tobia si apre con la testimonianza in prima persona del vecchio Tobi. Le vie della verità: che cos'è la verità? La verità è - qui, e poi in tutto il libro di Tobia - l'iniziativa di Dio. Io, davanti a Dio; io, interlocutore di Dio; io, in ascolto di quello che Dio mi ha detto; io, di fronte a Dio, che chiama e che parla; io, di fronte a Dio, che mi propone un suo disegno, un suo discorso, la sua verità. "Le vie della verità" sono le vie tracciate da Dio, lungo le quali andiamo constatando che Dio è il protagonista. Il libro si apre con questa solenne affermazione del rapporto che pone la creatura umana di fronte all'iniziativa di Dio. Dio chiama. Dio parla. Dio ha una "verità" per me. lo sono suo. Sono in ascolto di quello che lui mi dice. Anzi, io posso raccontarmi, posso parlare di me, posso disegnare il mio viaggio, proprio perché Dio è intervenuto, ha parlato, ha tracciato "le vie della verità". Nei primi tre capitoli, emergono due personaggi. Il primo grande personaggio, che poi rimane sullo sfondo di tutto il racconto successivo, è Tobi, il vecchio. Il secondo personaggio è Sara, che sarà la sposa di Tobia. Un vecchio ed una giovane; un uomo e una donna; due creature così diverse e così lontane.
2. Custodire il passato: la ricerca di Tobi
Tobi è personaggio esemplare, per quel che riguarda la sapienza nel custodire i ricordi del passato. Oltretutto, è lo stesso Tobi che si presenta a noi in prima persona, prende la parola e ci comunica i suoi ricordi. Tobi: l'uomo che guarda al passato, il custode del passato. Tobi: colui che deve riscattare il passato, quello suo personale, come pure quello della sua famiglia, della sua tribù e del suo popolo. Tobi: colui che, di fronte alla storia, sente la responsabilità di mantenersi e di dichiararsi fedelmente solidale con il passato. Io, dall'inizio della mia vicenda, mi sono aggrappato ai ricordi. Ho sentito che per me era forte, anzi autorevole, la chiamata a mantenermi coerente con il passato, che scivolava alle mie spalle: scivolava via. Ora è un passato che appare sempre più remoto, sempre più sfuggente: quando da giovane andavo in pellegrinaggio a Gerusalemme, quando pagavo le decime, quando vivevo con la mia gente nella terra d'Israele, quando ero ossequioso osservante della legge di Mosè.
La figura di Tobi è davvero del tutto eterogenea rispetto ai motivi dominanti della nostra civiltà borghese: la civiltà cosiddetta "radicale", per usare un aggettivo oggi di moda. E parlare di una civiltà radicale significa esattamente riferirsi ad una visione del mondo, che pretende di vantare i successi moderni, per il gusto di dire "no" al passato!  C'è un particolare, nella vicenda di Tobi, che illustra in modo davvero esemplare questa sua affettuosa attenzione al passato: la cura che Tobi ha per i morti. Quanti guai capiteranno al nostro personaggio ed ai suoi proprio per questa sua premura verso i defunti.
Il cammino di un uomo solo
Che cosa vuol dire la cecità di Tobi? Il fatto è che Tobi, mentre invecchia nella fedele e responsabile custodia di tutta la tradizione che viene dalle generazioni antecedenti alla sua, va scoprendo di essere sempre più solo. Si rende conto di essere sempre più isolato ed incompreso; si radica nella coscienza di essere esiliato non solo fisicamente, perché lontano dalla sua terra e da Gerusalemme, ma più che mai spiritualmente: sempre più abbandonato a se stesso, sempre più rintanato in un suo mondo gravido di memorie e popolato di spettri. Tobi era così fedele e rigoroso nel pagamento delle decime da andare ben al di là della norma. Proprio qui, ecco un altro elemento che serve a caratterizzare la solitudine del nostro personaggio: la sua orfanità. È solo fin dall'inizio. Non è strano che il cammino di quest'uomo si faccia sempre più solitario: infatti, è orfano fin dalla nascita! Nello stesso tempo, Tobi si consacra con insistente serietà alla parola di Dio, di cui è depositario.
Il cammino di un uomo in lacrime
Tobi è consapevole che tutte le disgrazie del popolo, e sue personali, sono dovute al traviamento dei suoi. Citerà le parole di Amos, che si riferivano al culto idolatrico praticato nel santuario di Betel. Tobi non è il cultore di un passato esaltante; è ben consapevole del fallimento che corrompe internamente la storia dei suoi padri; ma, al tempo stesso, non rifiuta questa storia. Non la rinnega. Piange. È una storia dolorosa, inquinata, ma è la nostra storia. È la storia attraverso la quale Dio ci ha parlato. È la storia a cui non posso sottrarmi. È insieme il mio peso e la mia ricchezza. E piange. Il volto di Tobi si copre di lacrime: è come se già su quegli occhi, che si ammaleranno e diventeranno sempre più incapaci di vedere, si stendesse un velo. La cecità di Tobi non sarà semplicemente dovuta a una malattia di natura organica, che possa essere clinicamente diagnosticata e curata. La cecità di Tobi affligge e compromette gli occhi di chi, a forza di guardare indietro, è divenuto sempre più solo e prigioniero del buio.
Il cammino di un uomo povero
Tobi, diventato cieco, è anche diventato povero. È incapace di lavorare. È chiuso nel suo mondo, nella sua casa. Ed è ridotto in miseria. Tobi, che invecchia e che diventa cieco, nella sua solitudine e nel rigore della sua fedeltà al passato, è un personaggio ormai inasprito, al punto che si presenta ora a noi come un uomo duro di dentro. Questa è la storia di un uomo che, in forza della sua fedeltà di partenza, giunge ad assumere delle posizioni profondamente ingiuste. È un uomo bloccato, indurito nel cuore. Allora per tutta risposta mi disse: "Dove sono le tue elemosine? Dove sono le tue buone opere? Ecco, lo si vede bene dal come sei ridotto" (2,14c).
Arriva allora la contestazione anche da parte della moglie, che gli rivolge critiche amare, rimproverandogli tutta la sua vita come uno sbaglio: "Ti sei sbagliato dall'inizio; hai sbagliato tutto". Più solo di così il nostro povero Tobi non poteva essere. È contestato dai vicini; i fratelli si sono allontanati da lui, facendo finta di dolersi della sua triste situazione; ora la moglie, la stessa moglie, lo rinnega, lo disapprova, gli rimprovera i comportamenti per i quali ha speso la sua vita. C'è da sottolineare il fatto che Tobi, nel contrasto con la moglie, dimostra da parte sua di avere torti gravi. Non per quello che la moglie gli rimprovera, ma perché, a forza di chiudersi nella sua fedeltà così rigorosa ed intransigente, Tobi si è irrigidito ed incattivito nel cuore. È questo il dramma di Tobi: abbiamo a che fare ormai con un uomo che non è più disposto a concedere spazio, nella sua vita, ad avvenimenti gratuiti. Non c'è nulla di gratuito al mondo, per Tobi.
Leggi la preghiera di Tobi (3,1 ss.).
È la preghiera di Tobi. La preghiera di un uomo che non vede nessun'altra prospettiva, se non la morte. Una preghiera sbagliata! Ma è anche vero che è la preghiera di un uomo devoto e pio, che si è consegnato fin dall'inizio della sua vita in obbedienza alla Parola di Dio. È la preghiera di un uomo che si è trovato coinvolto in una terribile vicenda storica, che l'ha svuotato e indurito. Anche nella sua preghiera Tobi guarda al passato; rivolgendosi al Signore, lo invita a "ricordarsi" (cf. 3,3). Tobi sente che su di lui pesa il peccato dei padri: l'eredità di un fallimento antico. E un peso cui non vuol sottrarsi, ma da cui si sente sopraffatto. Mentre Tobi prega così, ad Ecbàtana, nella Media, Sara, figlia di Raguele, subisce un affronto da parte di una serva di suo padre.
3. Un futuro verso cui incamminarsi: la ricerca di Sara
Incontriamo un altro personaggio, una donna. Adesso la prospettiva è radicalmente contrapposta, perché il problema di Sara è quello di una giovane donna in attesa di marito. Tobi guarda al passato; Sara guarda all'avvenire. Il problema di Sara non è semplicemente d'ordine pratico ed affettivo (una giovane donna che cerca marito per poter aver dei figli), ma acquista una drammaticità totale: si può davvero discernere un avvenire verso il quale valga la pena di incamminarsi? Quando per il popolo di Dio, nel tempo della diaspora, viene meno la prospettiva di un avvenire, l'ipotesi che emerge più naturale e scontata è quella dell'assimilazione all'ambiente. Qual è l'avvenire verso il quale siamo incamminati? Quello di perdere la nostra identità, di confonderci con i popoli pagani presso i quali siamo dispersi, fino a non essere più presenti con la nostra autentica e singolare fisionomia. Non c'è più una storia per il nostro popolo. L'unica prospettiva valida è quella di lasciarci risucchiare nel grande vortice della storia umana ed essere così spazzati via. Tobi è l'uomo anziano che, per custodire il passato, si è chiuso in un ghetto, al punto che non vede più quale identità meriti ancora d'essere conservata. Sara è la giovane donna che, alla ricerca di un avvenire, sembra costretta a non cogliere altra soluzione per sé e per il suo popolo, se non quella di rinnegare la propria identità particolare.
Leggi la preghiera di Sara (3,16 ss.).
Il racconto fa di tutto per sottolineare la coincidenza tra quello che avviene a Tobi e quello che avviene a Sara. Diversi i due personaggi, ma coincidenti quanto alla loro situazione di fondo: chiedono di morire. La loro è una preghiera sbagliata, ma è la preghiera degli afflitti, dei derelitti. Dio ascolta i grido, il lamento, l'urlo, la protesta, l'imprecazione dei poveri; è una vera preghiera, anche quando non sia formulata in termini corretti.


“Il viaggio della vita nel Libro di Tobia”


Secondo tre i movimenti fondamentali.
- Il primo è quello di accettarsi e riconciliarsi con la propria storia magari nel pentimento, e però un pentimento che sia affidamento fiducioso a Dio.
- Il secondo movimento ci mette a contatto con la vita di Gesù, per entrare nel mondo di Dio, nelle sue scelte, nel suo amore, nelle sue preferenze: come Dio misura e giudica le realtà di questo mondo?
- E ancora, gli esercizi ci abilitano a discernere i movimenti interiori (discernimento degli spiriti): le emozioni, i sentimenti le inclinazioni pericolose, le resistenze, le paure, le desolazioni, le amarezze, le solitudini, le oscurità, gli sprazzi di luce, le intuizioni, il camminare nel buio. Ci aiutano a ordinarli, a chiarirli, a vederne il senso, a interpretarli, allo scopo di comprendere e scegliere ciò che Dio vuole da noi.


1. Il mestiere di vivere
Le situazioni di quel tempo - il cammino di Tobi dalla terra d'Israele al luogo dell' esilio; le vicissitudini della sua vita; il viaggio di Tobia; Sara, prima piangente e poi sposata - acquistano un valore emblematico, che ci consente di raccontare le vicende del nostro tempo.
È il nostro tempo che qui viene considerato, analizzato e messo a fuoco: nei suoi contenuti misteriosi e nei suoi valori più profondi. Qual è il senso della nostra vita umana, una volta che essa viene assunta in un' esperienza di fede?
Questo libro sapienziale, insomma, ha come suo obiettivo fondamentale d'istruirei nel mestiere per eccellenza, che è il mestiere del vivere umano. Questa è la preoccupazione normale di tutti i libri sapienziali. Nella loro varietà e nella loro complessa articolazione, essi concordano nel perseguire questo intento: educare i credenti nella responsabilità della loro condizione umana, così che imparino il mestiere del vivere umano. Vivere è un mestiere. Vivere è la vera fatica umana: stare al mondo, comprendersi nel mondo, scoprirsi nel proprio tempo e nel proprio spazio come creature di Dio, che rispondono ad una chiamata. Vivere è il mestiere per eccellenza: prima di ogni specializzazione, coinvolge tutti ed impegna tutti.
Alcuni suggerimenti orientativi per una prima lettura del libro di Tobia.

Un sentimento
Da una lettura diretta e completa del nostro libro si può ricavare un sentimento di fondo: un sentimento di pace e di serenità. Non mancano le disavventure ed i guai. Eppure da tutto l'insieme emerge una nota di misurata pacatezza. Le vicende si sviluppano. La storia matura. Le creature, coinvolte in queste vicende, vivono pazientemente e umilmente le loro esperienze, crescono e maturano. Si impone un sentimento di sobrietà. Il libro di Tobia racconta le cose invitandoci, sollecitandoci e chiedendoci, in forma sempre più intensa ed urgente, d'apprendere il mestiere del vivere umano come esercizio di sobrietà.
Il libro di Tobia ci invita sapientemente a rimuovere tutte le false illusioni, tutte le presunzioni inutili, tutti gli eroismi progettuali e tutti i programmi entusiasmanti e gloriosi. Ci richiama a fare nostro un senso di profonda e matura sobrietà.
Bisogna imparare il mestiere di vivere; si tratta d'impararlo con la disponibilità a guardare in faccia le cose, ossia a prendere contatto con tutto ciò che ci circonda, mentre si prende coscienza di noi stessi, delle nostre capacità e dei nostri limiti. È proprio da questa sobrietà di fondo che scaturisce quel sentimento di pace, che pervade per intero queste pagine.
La realtà della nostra vita, nella sua drammaticità, è realtà che possiamo raccontare, perché essa non è oscura, non è impenetrabile. Proprio qui sta l'audacia del libro di Tobia, in quanto parabola sapienziale: vuole raccontare il mistero della vita. Là dove noi riscontriamo, al primo contatto, la realtà di un mistero inesplicabile - con tutte le assurdità e i paradossi di quest'indefinibile vicenda che è il vivere umano nel mondo, nello spazio e nel tempo -, ecco che, invece, con molta semplicità e con grande disinvoltura, l'autore sapienziale racconta sobriamente, pacatamente e fiduciosamente.


Un'immagine dominante
Tutto il libro di Tobia è inquadrato all'interno dell'immagine del viaggio. Dall'inizio alla fine, abbiamo a che fare con l'immagine di un viaggio, che preme verso gli estremi confini, ed oltre di essi. È il viaggio della vita: perché questa condizione di continuo spostamento, di itineranza incessante, è un'immagine della vita. Questo viaggio è la vita.
Bisogna aggiungere che, nel libro di Tobia, l'immagine del viaggio allude alla condizione umana, in quanto questa è caratterizzata dall'esperienza dello sradicamento. Il vecchio Tobi è uno sradicato; suo figlio Tobia riceverà dal padre in eredità proprio questa esperienza di sradicamento. Sembra quasi che si debba riconoscere in questa esperienza la condizione essenziale per iniziare a vivere. Ciò suppone uno sradicamento di partenza, ma ancora esso si ripresenterà dall'inizio alla fine - da Tobi a Tobia, e al di là di Tobia, quando anche questi sarà giunto a maturare le esperienze importanti della sua vita e invecchierà -: noi tutti siamo in viaggio, perché la vita ci sposta, ci spiazza, ci spianta e ci sradica. Ma attenzione: questo sradicamento non è affatto motivo di disperazione, né ci può condurre a considerare perduta la nostra vita. Anzi, proprio lo sradicamento iniziale - e, poi, permanente - diventa la preziosa e positiva occasione per imparare a vivere.
Nel libro di Tobia si fa riferimento a persone che prendono sul serio la loro condizione umana, in quanto si tratta di persone che hanno alle spalle delle radici tagliate; per questo è vero che hanno intrapreso un itinerario pedagogico.

2. Orientamento verso la mèta
Nel corso di tutto il libro si profila una mèta: Gerusalemme! Dall'inizio alla fine del libro di Tobia, il viaggio della vita è orientato verso un termine, tenendo conto delle misure geografiche del racconto, i viaggi di Tobi e di Tobia li allontanano sempre più da Gerusalemme. Eppure, proprio nella conclusione del libro, ancora una volta, in modo solenne e perentorio viene dichiarato che la mèta ormai è definitiva mente segnata: a Gerusalemme ritorneremo!
Il viaggio delle creature sradicate non naufraga nel vuoto; esso non è viaggio di creature incamminate verso il buio, perché prive di una mèta. La mèta è certa, anche se apparentemente siamo sempre più distanti da essa!
Nel frattempo siamo in viaggio. In diaspora. Così si definisce la dispersione del popolo d'Israele. E la storia d'Israele diviene la storia del popolo di Dio nel NT, che è disperso non foss'altro che per quel motivo che è l'impegno missionario dei cristiani, ossia il loro contatto con tutte le realtà del mondo. È la nostra condizione: siamo dispersi nel mondo; siamo in diaspora; siamo in viaggio; siamo pellegrini, con tutti i rischi cui questo ci espone: il rischio di dimenticare quella che è stata la nostra vocazione iniziale e di smarrire quella che rimane la nostra mèta luminosa.
Il tempo del nostro viaggio - che è anche il tempo della nostra dispersione - ci espone al rischio di vagare, di distrarci, d'immergerci nel mondo, fino ad essere travolti. È questo il rischio dell'assimilazione, ossia il rischio di trasformare il viaggio - nel corso del quale siamo dispersi dappertutto - in una vera e propria assuefazione alle realtà e alle maniere del mondo, fino a lasciarci espropriare della nostra identità di credenti. Viceversa, proprio questo viaggio fino a Gerusalemme ci chiama a prendere coscienza, con intensità crescente, della nostra identità, ossia di quella vocazione che dall'inizio ci è stata rivolta e che rimane puntualmente confermata.
Il libro di Tobia risponde esattamente a questo problema: il problema dell'identità. Né possono far finta di non essere al mondo, nel loro tempo e nel loro spazio. Non possono chiudersi in un ghetto. È una delle tentazioni cui il popolo di Israele andrà incontro. L'isolamento.
La tentazione contrapposta è quella di accettare tutto, assuefacendosi banalmente e stupidamente alle realtà di questo mondo, e così lasciarsi assimilare da quelle che sono le modalità del vivere comune e dai criteri in base ai quali gli uomini di questo mondo costruiscono la loro storia.
La vita è continuamente tesa tra ghetto ed assimilazione, tra la tentazione di chiudersi ed evitare il contatto, e la tentazione di abbandonarsi al flusso degli eventi. Noi siamo in viaggio - sradicati, con tutta la povertà che questo sradicamento comporta - verso Gerusalemme, alla ricerca di una conferma della nostra identità, attraverso il dialogo con le realtà di questo mondo, dalle quali non ci lasciamo catturare. Il libro di Tobia imposta questa problematica e tenta di suggerire qualche cauta e molto sobria risposta.
La partenza di Tobia

Il racconto del viaggio di Tobia darà unità a tante diverse storie spezzate. Esso ci mostrerà come un unico e medesimo tessuto di grazia ricomponga il disegno che era andato smarrito.
Tobia parte: ufficialmente il suo viaggio è destinato a recuperare il credito, ma in realtà esso realizzerà tanti altri, obiettivi ben più importanti di quel recupero. In ogni caso, fin dall’inizio è importante che Tobia parta, qualunque sia la sua motivazione. Se il viaggio non corrisponderà esattamente ai progetti, non importa, perché sarà comunque l’occasione grazie alla quale tante altre situazioni verranno definite.
La sua partenza comporta un distacco. È singolare come l’obbedienza di Tobia nei confronti del padre e, quindi, la sua disponibilità nei confronti di quel passato di cui il padre è depositario, coincidano con la sua prontezza nell’affrontare tale distacco. E questo è necessario, perché il racconto si sviluppi, perché Tobia cresca e diventi adulto, perché si sblocchi quella vicenda imbrogliata. È necessario mettersi in cammino: Tobia si separa dal padre e dalla madre, dalla casa abitata fino ad allora. Un ragazzo diventa adulto, affrontando strade sconosciute. Ecco un uomo che affronta la vita e il mondo: inizia a vivere! Esce dalle mura di casa, così come è uscito dal grembo di sua madre. In qualche modo, è proprio questo il giorno in cui viene alla luce: rispondendo alla richiesta rivoltagli dal padre ed obbedendo a lui, esce dal grembo di sua madre.
Non si nasce, finché non si affronta, in tutta la sua serietà e in tutta la sua rigorosa fecondità, l’esperienza del distacco. Così viene alla luce anche il nostro Tobia. Lo strappo che adesso patisce nei confronti della sua famiglia, del suo ambiente e della sua casa, è segno fecondo del suo ingresso nella vita adulta ed è, al tempo stesso, il momento iniziale di quella vicenda che condurrà alla risoluzione di tutti i problemi nei quali sono implicati i nostri diversi personaggi.
Prima di partire, Tobia riceve dal vecchio Tobi abbondanti raccomandazioni; tutto il cap. 4 ne contiene un elenco, che a prima vista può apparire assai noioso: consigli, suggerimenti, prescrizioni, che il padre trasmette al figlio con meticolosa serietà. Nel giorno in cui il figlio esce di casa, gli deve essere garantito il sostegno di tutta quell’eredità di sapienza che proviene dalla tradizione antica e che costituisce la ricchezza della famiglia.
Sono tre i suoi suggerimenti fondamentali. L’articolazione strutturata del testo ci consente di individuarli nella loro scansione temporale: la compagnia del passato (cf. 4,3-6.18-19); l’apertura del presente al dialogo con tutte le creature (cf. 4,7-11.1417); la ricerca di un futuro nuziale (cf. 4,12-13).

La memoria del passato
Nel giorno in cui il figlio esce di casa, si impone la necessità di mantenere viva la memoria. Proprio in vista del distacco, Tobia deve essere istruito circa la custodia dell’eredità. Deve essere pronto ad accogliere ed a conservare il lascito delle memorie vissute. Il viaggio di Tobia lo esporrà all’impatto con momenti oscuri, di pericolo e d’incertezza, ma colui che è uscito dal grembo materno e che ha conservato la memoria delle radici, sarà in grado di affrontare tutti i momenti oscuri della propria storia futura, potendo verificare, ancora e sempre, come tutto confermi e riproponga la realtà di quel grembo materno che, nell’oscurità, l’ha custodito, fino a generarlo.
Ricordati che tu sei stato generato dal grembo di tua madre. Ricordatelo proprio oggi, quando da quel grembo ti allontani. Perché nei momenti d'oscurità ancora sperimenterai che un grembo materno ti accoglie e ti custodisce per partorirti alla luce.
In quanto tu fai memoria delle tue radici, sarai in grado di affrontare le vicende nuove ed  imprevedibili cui il viaggio ti espone; sarai in grado di scoprire che sei ancora sostenuto, alimentato, vivificato. Dove incontrerai l'oscurità e la notte, là sarai in grado di scoprire che un grembo ti avvolge. Affronta il viaggio, perché ormai è giunto il tempo di partire da casa, ma ricordati che sei uscito dal grembo di tua madre I momenti di difficoltà e d'incertezza tu li riconoscerai come momenti della tua gestazione. Distàccati e vieni alla luce. Il viaggio che tu affronti è il viaggio di chi è stato distaccato dalle radici di provenienza. Ma non dimenticarle queste radici: non soltanto come memoria del passato, ma come interpretazione di quello che sarà il presente della tua vita futura, di quella che sarà l'esperienza del tuo viaggio. Solo ricordando le tue radici, sarai in grado di valutare le vicende nelle quali sarai coinvolto in avvenire.  Dove dovrai scontrarti con le oscurità della vita,  là tu sarai preparato a riconoscere la fecondità di un grembo che ti partorisce, a valorizzare così in tutta la sua originalità e in tutta la sua nuova fecondità il viaggio che stai compiendo.

Per mettersi in viaggio, Tobia deve imparare a fare elemosina.
L’elemosina è l’atteggiamento di misericordia e di pietà mediante il quale si esprime il riconoscimento degli altri come uomini e come creature che, alla pari di noi, vanno pellegrinando lungo le strade di questo mondo. Gli altri sono impegnati nel loro viaggio, proprio come noi. Fare elemosina non indica l’atteggiamento di chi ha di più e dà qualche cosina a chi ha di meno, ma è il riconoscimento dell’uguaglianza, della comune partecipazione ad un'unica condizione di pellegrini sulle strade del mondo. È l’atteggiamento di chi si rende conto che gli altri sono come lui stesso: bisognosi d’accoglienza, di ospitalità, di comprensione e di pietà come ciascuno di noi. È l’atteggiamento di chi sa di aver bisogno di tutto: proprio per questo sarà in grado d’offrire ospitalità a coloro che incontra. Chi ha bisogno di tutto, è in grado di fare elemosina.
Prepàrati ad incontrare la moltitudine umana, la totalità delle creature di Dio; disponiti a questo incontro molteplice, vario e complesso. Prepàrati in un atteggiamento di ascolto, di disponibilità nei confronti di ogni creatura. Prepàrati a riconoscere l'uguaglianza universale di tutte le creature di Dio. Prepàrati a cogliere in ogni creatura il mistero che ad essa è stato conferito dall'Onnipotente, cui ogni creatura appartiene.
Tobia, oggi ti metti in viaggio; inizi il tuo apprendistato e l'esperienza dell' elemosina.  Proprio in questa tua condizione di bisognosa mendicità imparerai a guardare in faccia coloro che incontrerai, a comprendere il mistero che in essi è depositato, a condividere con loro, nell'esperienza dell' uguaglianza universale, un rapporto di comunione di misericordia di pietà, che non avresti mai potuto sperimentare se non ti fossi messo in viaggio. Era necessario, Tobia, che tu partissi uscissi da questa casa viaggiassi sulle strade del mondo, per imparare ad incontrare il mondo ad amare ad accogliere le creature di Dio, senza limiti senza restrizioni senza prevenzioni senza pregiudizi senza ostilità. Quelle stesse creature, cui ti presenti come bisognoso di accoglienza di comprensione di ospitalità, perché tu sei pellegrino.
Il futuro della comunione piena

Sei in viaggio per andare incontro ad una sposa. La mèta del viaggio è un incontro nuziale.
Le nozze sono l’obiettivo principale del viaggio: in esso si evidenzia il nucleo fondamentale di tutte le raccomandazioni. Questo ci consente di ridimensionare tante cose. Ufficialmente Tobia parte per andare a recuperare il credito, ma già nel cap. 4 l’obiettivo è precisato come ricerca e ritrovamento di una sposa.
Mettiti in viaggio alla ricerca di una sposa,  perché il tuo è un viaggio verso l'incontro con l'umanità. Il tuo viaggio si realizzerà per te esprimendo la sua segreta, intrinseca valenza nuziale. Mettiti in viaggio, perché sei già fidanzato: tu sarai sposato all'umanità.
Il viaggio di Tobia verso il mondo, sulle strade di questa terra, nell’incontro con tutte le creature con le quali imparerà a comunicare, si esplicita come un vero e proprio coinvolgimento nuziale. Sarà un vero viaggio missionario: sposando Sara, in realtà egli sposerà l’umanità. Parlando della sposa, infatti, s’intende quella creatura che - una volta raggiunta, amata e sposata da Tobia - sarà per lui mediatrice del suo rapporto con la moltitudine, anzi con la totalità delle creature umane.
La sposa che incontrerai che amerai a cui ti legherai; medierà per te una relazione con tutto ciò che è umano con tutto ciò che è vitale con l'universo delle creature di Dio.
Malgrado l’apparente contraddizione, la prescrizione è precisa: “Sposati all'interno della discendenza della nostra famiglia; ma sappi che, sposandoti, incontri tutto ciò che è umano”. Per questo Tobi invia il figlio sulle strade del mondo; per incontrarlo, non come realtà estranea, ma come realtà familiare; per incontrare gli uomini non come avversari o competitori, ma come famiglia, che a lui sarà consegnata in virtù di un vincolo di diretta intesa, di personalissima intimità.
Il viaggio di Tobia sulle strade del mondo è una figura di quel viaggio che sarà realizzato in misura piena e perfetta dal Messia, nei giorni della sua missione nella storia umana. Il Figlio di Dio viene nel mondo per legare a sé con un vincolo nuziale l’umanità. Nel corso del suo viaggio, affronta tutte le situazioni umane e prende posizione in rapporto a tutte le creature di questo mondo: vuole dichiarare le proprie intenzioni di Sposo.

 



Sac. Ciro Marcello Alabrese
099/4709611 (curia arcivescovile di Taranto: lun-ven 10,00-13,00) - 328/5669986
c.alabrese@diocesi.taranto.it

2 commenti:

  1. Lilli,sono la signora M. A. di grottaglie,Il commento e' fuori tema ma lo faccio lo stesso:

    stamattina in un supermercato di via Matteotti la direzione di questo supermercato faceva pagare le buste a 0,5 cents.quelle grandi e 0,3 cents quelle piccole(parlo delle buste che sono state bandite).Ma la legge non dice che queste buste bandite si devono dare gratis fino a esaurimento?

    Lilli ti vuoi interessare e farci sapere? Grazie

    RispondiElimina
  2. sacchetti di plastica per la spesa sono vietati. I negozi possono darli ai clienti purché gratis e finché hanno le scorte: possono cioè smaltirle ma senza farle pagare. È entrato infatti in vigore in Italia il divieto di vendere borse non biodegradabili secondo gli standard europei.

    come mai in via matteotti si vendono?

    RispondiElimina

blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis

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"Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà,
la follia e il mistero".
Pierpaolo Pasolini
scrittore
ammazzato nel novembre del 1975

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“Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare”.