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mercoledì 17 novembre 2010

A Grottaglie il paradosso del “Referendum autoritario” Rinascita Civica non lo accetta


Rinascita Civica, mediante il Comitato referendario da essa promosso, con motivi aggiunti al ricorso già proposto, si rivolge ancora una volta al Tribunale amministrativo per chiedere l’annullamento del regolamento che disciplina a Grottaglie l’istituto del referendum comunale, approvato a luglio. Un regolamento che è l’ultima espressione di una inaccettabile cultura politica antidemocratica e autoritaria che è al governo della nostra città.

Il regolamento attuativo approvato dal Consiglio comunale contiene norme tanto restrittive che calpestano i più elementari diritti di partecipazione democratica e restringono in modo inaccettabile le possibilità, per i cittadini e i comitati, di ricorrere all’istituto del referendum consultivo comunale.

E’ infatti stabilito che può essere ammesso 1 solo referendum per anno solare e che possono essere proposti al massimo 3 quesiti, tutti riguardanti argomenti diversi.

E’ inoltre stabilito che il Comitato promotore non può proporre più di un quesito referendario e che in caso di presentazione di più proposte, devono essere dichiarate ammissibili solamente quelle sostenute dai Comitati “con più larga base associativa o, in subordine, quelle presentate in data anteriore”.

Tutto questo porta la città di  Grottaglie a “dotarsi” di norme palesemente antidemocratiche e autoritarie e, paradossalmente, proprio per regolamentare l’istituto del referendum comunale che dovrebbe costituire l’apice dell’esercizio della democrazia.

E, per giunta, tale regolamento è anche in evidente violazione sia dell’art.3 della Costituzione che garantisce il principio della partecipazione democratica, sia del decreto legislativo 2067/2000 che affida ai Comuni il compito di promuovere organismi di partecipazione popolare all’amministrazione locale, con l’unica restrizione che i referendum, così come le consultazioni, riguardino materia di esclusiva competenza locale e non siano effettuati in coincidenza di elezioni.

Tutto questo dopo dieci anni dall’approvazione dello Statuto comunale, a un anno dalla raccolta di oltre 600 firme promossa dal Comitato referendario, che ha anche ma inutilmente proposto correzioni alla bozza elaborata dalla Commissione comunale, e dopo un ricorso al Tar per silenzio-inadempimento.

Purtroppo si deve constatare che, con l’approvazione di un siffatto regolamento attuativo dell’istituto referendario, il Consiglio comunale, non soltanto la maggioranza, ha compiuto, di fatto, un’operazione solo di facciata democratica, ma nella sostanza chiaramente antidemocratica e, anzi, autoritaria in quanto ha usato del suo potere non per agevolare ma per conculcare l’esercizio della democrazia sia ai Cittadini che ai Comitati.

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