La grande fatica di Don Cosimo Occhibianco è finalmente una realtà editoriale
Si tratta di un dizionario originale nella sua impostazione, 7.458 lemmi in italiano traslato in grottagliese e 7.144 lemmi in grottagliese descritti in italiano in modo fitto e dettagliato. Il dizionario è quindi composto da ben 14.602 lemmi.
La costosa pubblicazione è stata possibile grazie alla munificità di Salvatore de Stefano, Nicola Motolese e Angelo Langellotti e ad 8 capaci collaboratori: Cosimo Luccarelli, Antonio Rombone, Franco De Geronimo, Orazio Gennaro, Cosimo Petrelli, Felice Tiani, Salvatore Britannico e Dario Tiani.
Il dizionario, vera ed autentica novità editoriale nel campo dialettale, si apre con le foto dei nonni materni Cosimo Blasi e Mutata D’Elia, i suoi genitori Carmelo Occhibianco e Addolorata Blasi, ringraziamenti per loro e tutti i familiari definiti: “Le sorgenti del mio sapere”, segue la breve prefazione dell’autore che ringrazia quanti hanno contribuito alla realizzazione di questa importante opera.
Di seguito alle foto dei collaboratori, segue la bellissima e dettagliata presentazione, in tedesco e italiano del prof Rainer Bigalke, già professore di dialettologia presso l’Università di Osnabruck in Germania.
Il glossario fa da anteprima al cuore dell’opera, il dizionario a cui seguono alcuni cenni di grammatica dialettale con successiva sezione dell’ abbreviazioni a cui fa seguito la Bibbliografia consultata e ad impreziosire la già pregiata opera, tavole fotografiche, molte di queste inedite e di grande valore iconografico, raccolte sotto il titolo “Li Vurtagghji di jéri”.
Questa opera dovrebbe essere a corredo di ogni casa grottagliese, fatta consultare nelle scuole di ogni ordine e grado, quindi una fonte idonea per sapere e per fare un viaggio in quello che fu il dialetto dei nostri avi e magari confrontarlo con quello che oggi rimane dalla contaminazione linguistica dovuta all’alfabetizzazione spesso derivante dai moderni mezzi mediatici, che rendono la nostra lingua l’italiano in continua mutazione e dialetti locali sempre più lontani dai vernacoli dei nostri avi, e dove lavori come quelli di don Cosimo Occhiabianco ne diventano scrigni in cui in cui cristallizzare il nostro dialetto, humus delle nostre radici.
Lilli Ch. D’Amicis
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