Sotto un profilo sanitario occorre dire che la diossina assunta in quantità rilevanti non fa bene nel lungo periodo in quanto è una sostanza considerata cancerogena; riguardo ciò mi si consenta di dire che la diossina è dappertutto, ovviamente in quantità piccole, come prodotto industriale e di combustione, presente in tutto il mondo occidentale e noi tutti ci conviviamo. Dire che una pecora è contaminata significa solo che ne ha una quantità un po’ superiore per concedere, a norma di legge, la commercializzazione a scopo alimentare dei prodotti che la stessa può dare. La pecora di per se non trasmette diossina ma il suo latte e le sue carn i semmai la trasmettono per via alimentare, pertanto, le autorità potrebbero semplicemente impedire la commercializzazione dei prodotti della pecora. Se il timore è che vi possano essere trasgressioni ad eventuale divieto di commercializzazione dei prodotti occorre effettuare adeguato controllo e sul piano strettamente sanitario comunque l’effetto negativo sarebbe minimo perché, trattandosi di un numero limitato di capi vi sarebbe un tal effetto diluizione al punto che ritengo minimizzato il rischio. Bisognerebbe che tutta la diossina delle pecore in questione andasse a pochi soggetti ma ciò è ovviamente inverosimile. E veniamo invece ai benefici, notevoli, del non abbattimento delle pecore.
La medicina insegna che quando hai una potenziale fonte di infezione o contaminazione non devi eliminarla subito ma, semmai, devi isolarla per capire il comportamento, l’origine ed eventualmente i presidi da adottare, proprio per il beneficio della gente. Io sostengo che quelle pecore, ammesso che abbiano diossina in maggiore quantità, ma anche ciò risulta controverso visto che altri esami fatti in diverso laboratorio non confermano il dato, rappresentano un vero patrimonio sanitario da studiare e valutare nel tempo e vi spiego il perché: dobbiamo innanzitutto capire perché queste pecore sono contaminate, comprendere qual è la cinetica di eliminazione della diossina dall’organismo e dai prodotti alimentari che le pecore producono, in questo caso animale che potrebbe essere utile anche a sapere come si comporta nell’uomo, dobbiamo capire se vi può essere un recupero di quelle pecore con eventuale cambio di alimentazione. Si tratta di tre quesiti che hanno una valenza enorme che solo con le pecore vive possiamo sviscerare e dando così risposte utili per il futuro, infatti occorre vedere se cambiando l’ubicazione delle pecore o meglio di part e di esse si riduce la diossina, abbiamo bisogno di somministrare foraggi diversi per valutare l’andamento della diossina medesima e abbiamo bisogno di dire quanto deve, eventualmente, durare la quarantena.
Non oso pensare di mettere in dubbio la competenza delle autorità, da cui credo scaturisca la profonda convinzione che la uccisione sia la miglior cosa (eliminando così definitivamente il problema).
Se le autorità non hanno preso in considerazione quanto detto abbiamo ulteriori considerazioni da sviscerare: o proviamo a ragionare che certe risposte tutto sommato non interessano, in fondo il danno che si arreca con la eliminazione è moderato dato il numero non rilevante di animali, oppure è bene che non si chiarisca la fonte di contaminazione perché poi sarebbe molto più difficile procedere alla eliminazione di quella con tutti gli addentellati. Ma io ritengo che le autorità debbano comunque essere al di sopra delle parti e debbano sempre fare il meglio per la salute della gente e mentre da un lato parliamo di qualche centinaio di pecore dall’altro parliamo di qualche centinaia di migliaia di persone.
Dr. Patrizio Mazza
Consigliere Regionale IDV
Ove fosse vera la quantità di diossina presente nelle pecore di Faggiano, la situazione sarebbe di una gravità impressionante.
RispondiEliminaStiamo parlando di Faggiano - San Crispieri, non Statte o Rione Paolo VI° o Tamburi, a ridosso del "mostro" siderurgico.
Faggiano, lo sappiamo tutti, è un grazioso paesello su di una ariosa collinetta a rischio estinzione a causa della buona qualità della roccia estratta e frantumata per produrne inerti.
Il suolo sovrastante la collina è sempre stato luogo di pascolo per i pastori della zona e i D'Alessandro ( noti con i nomigliolo " lu biondo")forse sono la realtà agrozootecnica più importante in quella zona.
Or bene, se è vero che le pecore che pascolano a Faggiano assumono diossina in gran quantità, cosa ci impedisce di pensare che anche Massafra, Palagiano, perchè no, anche Grottaglie, San Marzano di S.G., Fragagnano, Sava siano territori contaminati da diossina.
Ed i pesci e le cozze di Mar Piccolo?
E noi stessi umani?
Facciamo un controllo di massa, isoliamo tutti quegli esseri viventi con un surplus di diossina e li abbattiamo tutti.
Umani compresi.
Mi sorge un dubbio :
Ogni quanto dobbiamo ripetere l'operazione ?
Ogni due anni ?
Magari ogni cinque?
E si, perchè, sinchè la fonte della produzione della diossina rimane al suo posto, di tanto in tanto bisogna ripetere la bonifica.
Mica possiamo rischiare che qualcuno se ne vada in giro con troppa diossina in corpo sino a prendersi un tumore e incrementare quelle statistiche che possono disturbare il produttore dell'acciaio - e della diossina - insieme ai suoi sodali, anche politici di questa sfortunata provincia?
Un medico oltre a dire vi spiego il perchè deve subito agire.
RispondiEliminaCome tutte le cose anche questo dr.
Mazza è un politico!