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mercoledì 16 marzo 2011
Florido: “Onoriamo l’Italia sforzandoci di essere bravi cittadini”
Intervento del presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido
Ci sono diversi modi per onorare degnamente la ricorrenza dei 150 dell’Unità d’Italia. Sarebbe bello ricordare gli eroi del Risorgimento, riscoprire le pagine più significative della splendida stagione costituente, ripercorrere le tappe del boom economico che nell’arco di un paio di decenni ci hanno fatto diventare uno dei Paesi più importanti e ricchi del mondo.
Ma c’è anche un altro modo, forse più semplice, per manifestare il nostro orgoglio di essere italiani: sforzarci, ogni giorno, di fare con umiltà e passione il nostro dovere di cittadini rispettando le leggi e impegnandoci, nei diversi campi, per rendere migliori le nostre comunità. Per i pubblici amministratori, vale la pena ricordarlo sempre, la bussola morale deve sempre essere rappresentata dalla volontà di costruire il bene comune.
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha senza dubbio ragione quando afferma che “l’unità del nostro paese è più viva e più ricca con il federalismo”. Perché, come ha appunto spiegato il capo dello Stato, identità e autonomia possono e devono convivere, come sancisce la Carta costituzionale.
È vero, in questo secolo e mezzo di storia nazionale unitaria molte cose sono cambiate: le leggi, le abitudini, le donne e gli uomini che hanno governato l’Italia, il modo di comunicare, le forme della rappresentanza. In questa storia abbiamo l’obbligo morale di riconoscerci per continuare a sentirci italiani e, soprattutto, per trasmettere questo sentimento alle nuove generazioni.
E proprio per questa ragione, mi permetto di citare le parole di un grande uomo, Piero Calamandrei, che una volta rivolse ai giovani questo messaggio: “La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo – disse il grande giurista fiorentino - una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica. È un po’ una malattia dei giovani l’indifferentismo. Quindi voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come vostra; metterci dentro il vostro senso civico, la coscienza civica; rendersi conto, questa è una delle gioie della vita, che nessuno di noi nel mondo è solo, che siamo in più, che siamo parte, parte di un tutto, un tutto nei limiti dell’Italia e del mondo”.
Di questa Italia e di questo mondo dobbiamo sentirci responsabili.
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"Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero". Pierpaolo Pasolini scrittore ammazzato nel novembre del 1975
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