Che sia morta non v’è alcun dubbio che si recuperino i capitali, non v’è certezza di questi due assunti ne erano consapevoli tutti gli azionisti che numerosi hanno partecipato alla conferenza stampa, svoltasi a Grottaglie nelle sala convegni del Castello episcopio, ed organizzata dal neonato comitato Comitato Azionisti Banca Popolare Valle d’Itria e Magna Grecia S.C.P.A, a cui stanno aderendo in molti, con la speranza di capire che fine hanno fatto i loro soldi. Una banca del Sud per il Sud, era sembrato un sogno che si trasformava in realtà, una realtà che avrebbe contribuito allo sviluppo del territorio, si è poi tutto rivelato un bluff colossale, un disastro finanziario che ha coinvolto ben 2000 azionisti.
All’incontro era presente l’avv. Massimo Melpignano avvocato di Bari, molto noto per le sue vittorie in campo di difesa dei consumatori, una di queste è stata quella della causa sui Bond argentini, divenuto un libro di successo per il quale viene chiamato da tutt’Italia per parlare di questa sua importante vittoria. Lo stesso Melpignano in questo frangente è stato voluto da un bel numero di azionisti come presidente del Comitato e questa mattina ha risposto alle varie domande del pubblico. All’incontro era presente anche l’on. Pierfelice Zazzera che si è fatto promotore di un’interrogazione parlamentare in cui verranno posti al Ministro dell’Economia dei quesiti con richiesta di risposta scritta fra cui : “Se il Ministro durante il periodo dell’attività ispettiva da parte della Banca d’Italia nel 2009 sia stato messo a conoscenza della condizione dei bilanci della Banca Popolare della Valle D’Itria e Magna Grecia, ed in caso affermativo, come siano stati salvaguardati gli interessi degli azionisti coinvolti.”
Ovviamente questo è quanto si chiedono gli stessi azionisti e non si spiegano, come ha avuto modo di sottolineare, uno di loro, che addirittura, pur essendo questa banca in regime di sofferenza e quindi prossima, su proposta della Banca d’Italia, con decreto del 26 ottobre 2009 alla liquidazione coatta amministrativa, siano state vendute all’inizio del 2010 ancora delle azioni. Tutto questo, si chiedono in molti, porterà a pagare ai responsabili il maltolto?
Ovviamente l’avv. Melpignano non si è presentato come il salvatore della Patria, ma come esperto professionista del settore che può, insieme al Comitato, percorrere una strada che porti ad un chiarimento e forse anche al recupero di quanto perso da soci ed azionisti.
È stato spiegato a chi animosamente, ad un tratto ha stigmatizzato la presenza del politico, in questo caso l’on. Zazzera, latore dell’interrogazione, come strumentalizzazione politica, che “se si vogliono ottenere delle informazioni anche dalla banca d’Italia – ha detto l’avv. Melpigano – c’è bisogno che ci sia anche a livello parlamentare un’iniziativa che chieda conto di come mai, un Istituto di Credito nascente che fatica non poco, ad avere l’autorizzazione da parte della Banca d’Italia, ad aprire.
Questo stesso istituto solo dopo tre anni muore, in 26 giorni, cioè da quando viene messo in amministrazione controllata e poi con atto del 28 ottobre 2010, sempre questa Banca della Valle d’Itria e della Magna Grecia sottoposta a liquidazione coatta amministrativa per poi essere acquisita da BancApulia spa, istituto appartenente al gruppo “Veneto Banca”, ad un prezzo simbolico di un euro. La cessione è avvenuta previa autorizzazione della Banca d’Italia e con il supporto del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, al fine di consentire la continuità delle relazioni con i depositanti e la clientela. Tutti i rapporti attivi e passivi della Banca Popolare Valle D’Itria e Magna Grecia sono stati quindi ceduti a BancaApulia, ma non è chiaro come mai tale banca non abbia acquisito anche le quote societarie”
Quindi la crescita del Comitato grazie alle adesioni degli azionisti sarà propedeutico all’iniziativa di indagine e poi conseguentemente, una volta acquisiti tutti gli elementi utili, all’avvio dell’azione legale che sarà decisa di comune accordo con l’intero comitato.
Nota molto dolente e non di poco conto, rappresenta la situazione dei dipendenti dell’Istituto di credito i quali sono stati messi in cassa integrazione e nonostante la banca sia stata ceduta alla cifra simbolica di 1 €, non si capisce come mai i dipendenti non abbiano seguito la sorte della banca. Pare essere una situazione che non ha precedenti in Italia.
All’incontro erano presenti il vice presidente del Comitato, Cosimo Miccoli e un consigliere Francesco D’Urso che alle titubanze e se vogliamo critiche di alcuni azionisti ancora non appartenenti al comitato, il signor Miccoli imprenditore ha detto che essere in tanti a far parte di detto comitato significa dare forza a quell’intento che anima molti di noi e cioè di capire cosa veramente è accaduto e perché no anche alimentare, attraverso questo forza dei tanti azionisti riunitosi in questo comitato, quella flebile speranza di recuperare un po’ del denaro che si è volatilizzato, oltre alla speranza che chi ha sbagliato, il presidente Giuseppe Semeraro e tutto i consiglio di Amministrazione paghino o meglio rifondino quella gente che ha creduto in questo sogno ed ha investito capitali e anche ed in particolare modo, quei piccoli risparmiatori che si son visti sfumare risparmi di una vita come TFR, credendo in un investimento sicuro per la propria vecchiaia.
Detto Comitato è presente in rete con il suo sito web, http://www.comitatoazionisti.it/ , su facebook con un gruppo denominato Comitato Azionisti Banca Popolare Valle d’Itria e Magna Grecia S.C.P.A ed un numero verde 800984786 già attivo. Inoltre sul sito, quanto prima, verrà pubblicata la video sintesi dell’incontro di questa mattina. lilli ch. d’amicis
Trovo nel web :
RispondiElimina“La liquidazione riguarda il residuo, ovvero la consistenza degli uffici e delle strutture in genere, il recupero di eventuali crediti, ma la Banca Popolare della Valle d’Itria e della Magra Grecia continua ad esistere tramite il gruppo veneto di bancaApulia”.
Il sen. Giuseppe Semeraro, fondatore e presidente dell’ex consiglio di amministrazione dell’istituto di credito finito nella bufera tranquillizza soci e risparmiatori. Ieri in conferenza stampa, insieme agli altri componenti del consiglio e del collegio sindacale, ha difeso l’operato che ha condotto insieme a loro fino all’ottobre del 2009 quando, a seguito di un’ispezione di Bankitalia, l’istituto di via dei Lecci fu commissariato per sanare irregolarità gestionali riscontrate. Dal 26 ottobre scorso con decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze, la Banca Popolare di Valle d’Itria e Magna Grecia è sottoposta a liquidazione coatta amministrativa dal commissario Leonardo Patroni Griffi insediatosi due giorni dopo. Nella stessa data tutti i rapporti attivi e passivi della banca martinese sono stati ceduti a bancApulia Spa. Dal 2 novembre scorso la filiare locale di quest’ultimo istituto di credito fornisce assistenza per la prosecuzione dei rapporti in essere. E’ proprio di quei rapporti che ieri Semeraro ha parlato. “Chi opera con la banca può stare tranquillo - ha puntualizzato - mi riferisco a chi ha depositi o affidamenti vari. Stesso discorso vale per i soci che usufruiranno dello stesso trattamento privilegiato. Per quanto riguarda le quote, invece, il discorso va ancora visto perché va fatto dal commissario liquidatore il calcolo del recupero delle situazioni in sofferenza che dovrebbero dare risultati piuttosto adeguati”. Carte alla mano Semeraro & company hanno ripercorso le tappe salienti della vita della “loro” banca per dimostrare di aver lavorato bene prima del commissariamento. “Siamo partiti nel novembre del 2005 - hanno detto - quando Bankitalia ci concesse l’autorizzazione con un capitale sociale contenuto. Lo sportello a Martina è stato aperto nell’aprile del 2006. E nell’aprile di tre anni dopo l’assemblea dei soci ha approvato un bilancio in attivo. I conti del successivo semestre registravano 41 milioni di euro per la raccolta e 29 milioni di euro per gli impieghi, con una liquidità di 12 milioni di euro. C’era cioè una normale attività ed anche noi, prima del commissario ed in vista della crisi che sta investendo l’economia mondiale, stavamo valutando la possibilità di aggregarci ad altre banche. Avevamo addirittura i primi contatti. Ci siamo trovati ad operare in un momento di difficoltà e con una banca piccola ed appena nata. Poi l’ispezione ed il commissariamento hanno impedito di continuare a lavorare”.
Credo che Zazzera, emulo del suo capo nel cercare di condannare tutto e tutti, debba cercare altrove motivi di facile pubblicità.
Così come credo che i martinesi, in specie i confezionisti e faconier's che nel passato hanno accumulato masse di denaro, piangeranno di essere stati pavidi e di non aver partecipato al risanamento dell'unica banca locale a loro disposizione.