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venerdì 20 agosto 2010

Oggi ho visto un bel film su una storia vera a cui ogni giornalista serio ed onesto dovrebbe ispirarsi

Ritratto di una giornalista che rischiò la sua vita in cerca della verità.
Davide Verazzani     
Il 26 giugno 1996 la giornalista dublinese Veronica Guerin fu uccisa in un agguato da un killer, inviato dalle gang di spacciatori che infestavano la capitale irlandese e soggiogavano la sua gioventù. Questo fu il risultato dei reportage scottanti che la Guerin aveva scritto negli anni precedenti, adorata dai lettori, ostracizzata dai colleghi, inascoltata dal governo; il quale peraltro, una settimana dopo la sua morte, in una sessione straordinaria approvò una legge anti-droga che contribuì a sconfiggere i trafficanti. Joel Schumacher, con piglio cronachistico, ha preso in mano questa vicenda, poco nota al di fuori dei confini irlandesi, e l'ha affidata alla sensibilità di Cate Blanchett, già avvezza ad interpretare ruoli di donne coraggiose e straordinarie. Una volta scontati i necessari tributi all'ovvietà manichea che suddivide il mondo in buoni (uno solo, la protagonista) e cattivi (tutto il mondo che la circonda, fatalmente in ritardo), il film si lascia vedere senza buchi né scossoni, anche se al termine rimane la sensazione di avere visto niente più che un'ottima prova di professionalità hollywoodiana.


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Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà,
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Pierpaolo Pasolini
scrittore
ammazzato nel novembre del 1975

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