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mercoledì 4 agosto 2010

La I Biennale Internazionale di Pittura Scultura Oreficeria Ceramica a Grottaglie


A Grottaglie, negli straordinari e fantastici ambienti del Convento dei Paolotti, si sono aperti, nella festività dei santi Pietro e Paolo, i battenti della I Biennale Internazionale di Pittura Scultura Oreficeria e Ceramica. La mostra, a cura dello storico dell’arte mons. Pietro Amato, rimarrà aperta fino al 3 ottobre 2010. È stata voluta dai Padri Minimi della Comunità di Grottaglie, che hanno trovato in Padre Francesco Marinelli, Correttore Generale, il punto di riferimento per il cammino sicuro sulle vie della “carità culturale”.
L’operazione ha coinvolto ottanta Artisti di quattordici nazioni, che hanno risposto in maniera alta sia come linguaggio artistico che come partecipazione al tema assegnato: Il fare luminoso delle mani. L’Esposizione si avvale anche di un’antologica del ceramista campano Elvio Sagnella, che presenta diciotto suoi capolavori tra maioliche di traduzione e maioliche sorte dalla fantasia delle mani in movimento. La Mostra ha l’ausilio di un prezioso catalogo, nel quale i singoli manufatti hanno una loro scheda, corredata di commento critico. La Biennale è un atto di cultura. Può significare anzitutto un bilancio di come vanno le arti, visto da un determinato luogo e da una certa ottica. È un leggere una situazione. La Biennale Internazionale di Grottaglie, la prima della serie - così si spera - entra in quest'ottica e in questa categoria. Non ha scopi commerciali, né di promozione di idee e di categorie di persone. Si propone, invece, di porsi in sintonia con le motivazioni e gli ideali delle origini delle biennali, a cominciare da quelle più note, si veda Venezia, sorte nell'800. E questo lo vuole fare in punta di piedi, senza chiasso, cosciente che nel piccolo, nel microcosmo è possibile intuire e comprendere ciò che sta avvenendo o si prevede che avverrà nell'immediato futuro. È un luogo di raccolta dati della poesia del mondo, dell'immaginario raccontato con emozione in forme plastiche, della luce che vibra nel mondo. Una sede di confronto muto, intimo e loquace per chi vi si accosta, di idee, di desideri di conscio e di inconscio dell'uomo contemporaneo, di creazione. Protagonista unico e determinante è il movimento della luce, che le mani rivelano, operando. Le opere presenti in pittura, scultura, ceramica e oreficeria sono i manufatti della luce che, manifestandosi, sono i protagonisti autentici. Sorti come per incanto in luoghi più diversi e da fucine le più disparate (tale è la coscienza creativa di ogni singolo artista) si pongono come oggetti-riferimento, punti fermi per il viaggio delle meraviglie rivelazione. Alcuni entreranno subito nell'immaginario personale; altri, potranno essere rifiutati in parte o totalmente, in nome di una libertà del vedere, che si fa essa stessa oggetto di lettura, di interpretazione, di verifica. All’Esposizione di Grottaglie partecipano, portando un decisivo contributo, ottanta artisti, di quattordici nazioni, con circa cento opere, alcune delle quali d’oltre Oceano, come gli Stati Uniti, il Brasile, il Paraguay. Sono espressioni d’arte che provengono dai quattro continenti dell’orbe. Le opere pervenute danno una prima chiave di lettura abbastanza evidente, né diversa da quella che si ottiene dalle altre esposizioni d’arte che non siano pilotate da estetiche e da filosofie precostituite. Si assiste di fatto al fenomeno della presenza di opere fondamentalmente figurative, dal linguaggio il più naturale all’uomo e il più avverso a sorprese carambolesche, operate da centri di mercato. L’informale presente in mostra è un informale dialogante, educato alla scuola della luce. Arte le cui mani sono dettate da immagini interiori, più che dall’incapacità di sapersi esprimere. L’arte vera ha l’impronta della comunicazione universale, folgorante nella quiete della forma, delle linee, del colore. È rivelazione senza la necessità della spiegazioni sulla sua capacità di emozionare e farsi verità e stupore interiore.
Mons.Pietro Amato
curatore della Biennale

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