L’affermazione della Settimana Incom giunse in un periodo di grande espansione del cinema in Italia: nel ’48 il numero delle sale era quasi il doppio rispetto a dieci anni prima e i biglietti venduti erano saliti del 75%. Nel settore dello spettacolo, il cinema non lasciava spazio ad alcun altro tipo di intrattenimento: nel 1949 su 70 miliardi incassati dagli spettacoli, il grande schermo se ne era aggiudicati 54. Dopo appena tre anni dalla fine della guerra, in Italia si contavano 6500 sale private e oltre 5000 sale parrocchiali. La crisi della guerra che aveva portato distruzione anche nel mondo del cinema era in via di superamento. Il nuovo cinegiornale interpreta e dà espressione ad un sentimento largamente diffuso nella società dell’immediato dopoguerra: il bisogno di considerare definitivamente chiuso il capitolo bellico. Caratterizzato da un formato breve, dominato da un commento forte e dalla musica, mescolati con interviste dal vivo e commenti fuori campo, i cinegiornali diventarono un ingrediente fondamentale dello spettacolo cinematografico. L’enfasi principale delle informazioni per propagandare il regime fascista fu il peggior difetto di questi filmati.La Settimana Incom, nata alla vigilia delle prime elezioni democratiche italiane, si inserì in un contesto cine/giornalistico finalmente liberalizzato, raccogliendo l’eredità e l’esperienza maturate durante il fascismo ma presentandosi al pubblico come un soggetto nuovo. Nonostante il ruolo svolto dalla società Incom durante il regime, per il quale produsse documentari di aperta propaganda, e nonostante la permanenza al suo interno delle stesse persone che l’avevano guidata sin dalle origini, il direttore Sandro Pallavicini riuscì ad ottenere la fiducia della classe politica e degli alleati e ad imporsi in breve tempo nel panorama dell’informazione. Il cinegiornale mantenne sempre, a commento dei più importanti eventi politici (referendum istituzionale, elezioni amministrative), uno stile sobrio, composto, sia per evitare un prematuro sbilanciamento, sia per consolidare un’immagine della Incom come “messaggera” obiettiva e imparziale, sia infine per non acuire le divisioni e le contrapposizioni che attraversavano il tessuto sociale italiano. A questo proposito, la Incom si fece espressione di un principio largamente condiviso dai partiti al governo, quello della pacificazione nazionale, ritenuta indispensabile per sanare le ferite del passato, avviare il Paese verso la democrazia e chiudere definitivamente i conti con il
"Questo blog, nasce a Grottaglie e per Grottaglie, è e sarà rispettoso delle manifestazioni dell'altrui pensiero, da qualunque parte provengano, purché espresse onestamente e chiaramente. In questo spazio ho l'onore di avere autori di spessore culturale di grande livello. Potete scrivermi su: lillidamicis@libero.it e/o su : lillidamicis@gmail.com
Che ora è ?
martedì 20 marzo 2012
Ricordo in...celluloide.
L’affermazione della Settimana Incom giunse in un periodo di grande espansione del cinema in Italia: nel ’48 il numero delle sale era quasi il doppio rispetto a dieci anni prima e i biglietti venduti erano saliti del 75%. Nel settore dello spettacolo, il cinema non lasciava spazio ad alcun altro tipo di intrattenimento: nel 1949 su 70 miliardi incassati dagli spettacoli, il grande schermo se ne era aggiudicati 54. Dopo appena tre anni dalla fine della guerra, in Italia si contavano 6500 sale private e oltre 5000 sale parrocchiali. La crisi della guerra che aveva portato distruzione anche nel mondo del cinema era in via di superamento. Il nuovo cinegiornale interpreta e dà espressione ad un sentimento largamente diffuso nella società dell’immediato dopoguerra: il bisogno di considerare definitivamente chiuso il capitolo bellico. Caratterizzato da un formato breve, dominato da un commento forte e dalla musica, mescolati con interviste dal vivo e commenti fuori campo, i cinegiornali diventarono un ingrediente fondamentale dello spettacolo cinematografico. L’enfasi principale delle informazioni per propagandare il regime fascista fu il peggior difetto di questi filmati.La Settimana Incom, nata alla vigilia delle prime elezioni democratiche italiane, si inserì in un contesto cine/giornalistico finalmente liberalizzato, raccogliendo l’eredità e l’esperienza maturate durante il fascismo ma presentandosi al pubblico come un soggetto nuovo. Nonostante il ruolo svolto dalla società Incom durante il regime, per il quale produsse documentari di aperta propaganda, e nonostante la permanenza al suo interno delle stesse persone che l’avevano guidata sin dalle origini, il direttore Sandro Pallavicini riuscì ad ottenere la fiducia della classe politica e degli alleati e ad imporsi in breve tempo nel panorama dell’informazione. Il cinegiornale mantenne sempre, a commento dei più importanti eventi politici (referendum istituzionale, elezioni amministrative), uno stile sobrio, composto, sia per evitare un prematuro sbilanciamento, sia per consolidare un’immagine della Incom come “messaggera” obiettiva e imparziale, sia infine per non acuire le divisioni e le contrapposizioni che attraversavano il tessuto sociale italiano. A questo proposito, la Incom si fece espressione di un principio largamente condiviso dai partiti al governo, quello della pacificazione nazionale, ritenuta indispensabile per sanare le ferite del passato, avviare il Paese verso la democrazia e chiudere definitivamente i conti con il
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I link che non annoiano
LIBERTÀ DI PENSIERO
"Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà,
Pierpaolo Pasolini
scrittore
ammazzato nel novembre del 1975
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EINSTEIN DICEVA SPESSO
“Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare”.
Elio hai due doti la chiarezza e la cultura che già conoscevo di te. Mi piace leggerti.
RispondiEliminaCiao una tua amica
Era anche il tempo del cono-gelato più piccolo, molto più di quelli attuali, che costava 5 lire, poi c'erano il cono e il cestino da 10 lire, la grattachecca o pisciamarianna sempre di 5 e 10 lire, le ciliegie vendute a mazzetto per strada, come li "russli" o frutti del corbezzolo, il "mulinaro" che col carretto prelevava il grano da macinare, "paghiaredda" che strillava "vagnè osci la carni do' Fuggighetta è marcata", Zazà e Priatò ancor prima di Tanino, Buttiglione e Cannelora, e le "vucale" e le "menzane" riempite alla fontana ...
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