Che ora è ?

mercoledì 7 marzo 2012

Quando non sempre è...Storia

Mi chiamo Massimo Decimo Meridio,
comandante dell'esercito del nord,
generale delle legioni Felix,
servo leale dell'unico vero imperatore Marco Aurelio,
padre di un figlio assassinato,
marito di una moglie uccisa,
e avrò la mia vendetta, in questa vita o nell'altra.
Una delle cose migliori di questo film è che rientra in quella lunga serie di libri, racconti, film ed opere d’arte che mantengono vivo l’interesse verso il mondo antico tra un vasto pubblico, qualcosa per cui artisti e scrittori hanno ottenuto attraverso i secoli un successo di gran lunga superiore a quello di storici professionisti. Ma, poiche’ la Storia e’ certezza, documento,vediamo di analizzare qualcuno di  questi…anacronismi storici.

Già dalla scena d’apertura le inesattezze sono legioni. Per prima cosa non vi fu mai una grande battaglia finale con le tribù germaniche alla vigilia della morte di Marco Aurelio. Vi fu invece una grande battaglia durata una intera giornata durante la campagna militare del 179 d.C., ma Marco morì il 17 marzo del 180, proprio quando egli era sul punto di lanciare un’altra grandiosa campagna militare. Qualcuno potrebbe dire che gli autori avevano bisogno di abbreviare la cronologia per risparmiare tempo, ma essi agivano con velocità e libertà in altri aspetti della battaglia. Personalmente non ho scoperto alcun parallelo documentato con il cane da combattimento del comandante romano Massimo, l’eroe del film, e se ve ne fosse uno, non sarebbe stato un pastore tedesco, una razza che non esisteva nell'antichità. L’uso delle catapulte lancia-fiamme ed i lanciatori meccanici di dardi contro i barbari che avanzavano, era certamente drammatico,spettacolare,bello a vedersi ma antistorico. E’ risaputo che tali armi erano troppo ingombranti per l’uso su un campo di battaglia aperto, confinati invece ad un assedio di guerra più statico.
L’intero film ha compresso radicalmente la cronologia di tutto il regno dell’imperatore Commodo. Egli diventò imperatore soltanto dopo la morte di suo padre nel marzo del 180 e fu assassinato quasi 13 anni più tardi, il 31 dicembre del 192. Sebbene il periodo abbracciato da "Gladiatore" non venga indicato con precisione, risulterebbe che non più di 2 anni potrebbero essere trascorsi prima che Commodo fosse ucciso. Nel quadro di tale periodo, tuttavia, la trama utilizza alcuni fatti storici: Commodo era affascinato dagli spettacoli di fiere, corse di carri e combattimenti di gladiatori; egli si cimentò personalmente in questi esercizi e, probabilmente, scandalo estremo per tutte le classi, egli combattè nella pubblica arena come gladiatore di armamento leggero, noto come "secutor" (attaccante, sfidante). In una iscrizione egli addirittura si vantava delle sue 620 vittorie in combattimenti di gladiatori.
Tranne l’amore per i giochi, non c’è molto di storico su Commodo, nella versione del "Gladiatore". Nel film egli appare come un ventenne di media corporatura, dai capelli neri e combatte con la mano destra. In realtà egli aveva 18 anni e ½ quando Marco Aurelio morì; aveva un fisico molto robusto, una folta capigliatura bionda e combatteva con la mano sinistra. Per di più egli non era scapolo, come lo presenta il film. Il ritratto di un Commodo privato dell’affetto paterno, attratto dalla sorella e alla fine assassino di suo padre, onde evitare l’ultimo affronto, quello di non diventare suo successore, ha qualche supporto in fonti spesso tendenziose e sensazionalistiche. La vita di Commodo, nel noto pastiche di fatti veri e racconti romanzeschi, che va sotto il nome di Historia Augusta, ha degli spunti di compiacimento pornografico nel dipingere lo stato di ubriachezza e gli eccessi sessuali, che ogni antico canone retorico attribuisce quale stereotipo di un governante dispotico. Per ironia, Lucilla è l’unica sorella con cui egli non è mai accusato di rapporti incestuosi, ma gli autori del film vanno elogiati per non aver mai indugiato sulle inaffidabili accuse del biografo, che avrebbero fatto del "Gladiatore" un altro esempio a buon mercato di sfruttamento del sesso e orgie imperiali romane.
L’idea esposta nel film, che Marco avesse deciso di ignorare Commodo per la successione e restaurare la vecchia libera repubblica, è ridicola. Nessuno, neppure i veri senatori che complottarono contro Commodo volevano restaurare quella che oggi la gente pensa sia una Repubblica. La carica di imperatore era una necessità riconosciuta. La principale fonte di frizione tra gli imperatori e molti senatori era piuttosto la questione su come quella carica doveva essere esercitata. I principali senatori volevano essere in grado di scegliere un uomo maturo di esperienza e di provato merito derivante dal rango. I soldati, tuttavia, favorirono sempre la successione ereditaria per nascita o adozione, e senza la lealtà dinastica era troppo facile per un generale ambizioso usare i propri soldati per contestare la scelta di un nuovo imperatore che non fosse lui stesso.
Sfortunatamente non esistono ritratti con cui confrontare l’eroe di "Gladiatore", il generale spagnolo Massimo. Egli non è mai esistito. Sarebbe desiderabile che l’ultimo personaggio di Oliver Reed, il ‘lanista’ o impresario di gladiatori Proximo, fosse un personaggio storico ma, se lo fosse, ovviamente il suo nome sarebbe il latino "Proximus", e non l’italiano Proximo. Simbolicamente, forse il latino viene ancor più maltrattato quando Proximo porta le sue truppe di gladiatori a Roma, dove essi entrano in un edificio con la scritta LUDUS MAGNUS GLADIATORES, invece di Ludus Magnus Gladiatorum!
Infine Proximo afferma erroneamente che Marco Aurelio aveva meso al bando i combattimenti di gladiatori e di conseguenza l’aveva costretto a lasciare Roma, per guadagnarsi da vivere in posti miserabili come Zucchabar nel N. Africa, che, mirabile dictu, era una colonia romana della Mauritania. In realtà Marco Aurelio aveva emanato una legge per garantire la continuità dei giochi gladiatorii in periodi di grande difficoltà economica.
La descrizione dell’equipaggiamento tipico dei gladiatori, delle armi e perfino del modo di combattere, è pieno zeppo di errori. A partire dal 2° secolo d.C. i gladiatori erano stati divisi in categorie ben definite in base alle loro armi, armatura e stile di combattimento. Nella maggior parte dei casi gladiatoori di tipo diverso venivano abbinati in certe combinazioni standard. Per esempio, considerato che Commodo combattè sempre come attaccante (secutor), Massimo avrebbe dovuto affrontarlo come retiarius, uno che combatteva dotato di una rete circolare, un tridente ed una corta spada (gladius) e la cui unica protezione consisteva nella spada. Per di più, non si avevano quelle zuffe di massa spesso mostrate nel film, ma duelli individuali combattuti in base a rigide regole, sotto il controllo di un arbitro.
Eppure, a dispetto delle numerose imprecisioni e inesattezze, "Gladiatore" è il migliore dei film recenti, perché presenta un quadro vivo e convincente di alcune importanti verità relative al mondo romano sullo scorcio del 2° secolo d.C. Molta gente trova il film violento in maniera offensiva, sanguinario e con scene dove scorre a fiumi il sangue. Purtroppo la vita nel mondo antico in genere era molto più violenta, sanguinaria in modo perfino macabro, rispetto alla vita nelle moderne democrazie industriali. Marco Aurelio trascorse la maggior parte del suo regno in guerre combattute. Nonostante le catapulte lancia-fiamme del tutto fuori luogo, la brutale carneficina del corpo a corpo della battaglia iniziale dà una idea reale della ferocia dei combattimenti e dei modi sanguinari in cui si poteva essere uccisi o feriti. In realtà queste scene sono rappresentate graficamente nella famosa colonna che celebra le guerre del Nord portate da M. Aurelio.
Non soltanto su un campo di battaglia, ma in ogni luogo la gente doveva affrontare una morte tanto immediata e dolorosa. Erano tutti consapevoli, così come il personaggio Proximo, citando male Orazio (Odi, 4.7.6) più di una volta, che noi siamo "ombre e polvere". Il delitto era frequente nelle città popolate, prive di una polizia adeguata, e tutte le zone abitate erano sottoposte di continuo a scorrerie di briganti e razziatori.
Altre …incongruenze piu’ spicciole:
Prima dell’assalto contro i germanici Massimo dice “Scatenate l’inferno”. Peccato che il concetto di “inferno” non esistesse ancora nella semplice religione della Roma pre-cristiana.
Nel film il gladiatore viene chiamato spesso “Ispanico”, in quanto proveniente dalla Spagna, ma in realta dovrebbe essere chiamato Iberico in quanto all’epoca il termine  Spagna non esisteva ancora.
Quando Marco Aurelio e’ nella tenda con Massimo, si vedono dei volumi di libri. Allora i libri non esistevano, si usavano le pergamene!
Per pubblicizzare gli spettacoli gladiatori nella provincia arabica dove R. Crowe è imprigionato vengono diffusi dei volantini con una scritta “Gladiatores violentia” seguita da dei disegnini di soldati che si combattono, ma l’uso di disegnare su papiro o pergamena (in tante copie, poi… ) è anacronistico. Infatti il papiro e la pergamena (ovviamente la carta non esisteva) erano merce piuttosto pregiata, e di certo non sprecati per pubblicizzare un gioco di gladiatori specialmente in una povera provincia nordafricana
Il termine “Colosseo” non va bene: nasce solo nel medioevo, per indicare un edificio nei pressi al colosso(statua) dedicato a Nerone. Il termine giusto (per la versione italiana) sarebbe stato “Anfiteatro Flavio” o, piu’ semplicemente,”Anfiteatro Massimo”
A quel tempo le meravigliose spade luccicanti che vengono sfoggiate erano nere o comunque scure, visto che l’acciaio non era proprio in uso corrente..
In ben due scene di battaglie compare la balestra, oggetto che fece la sua comparsa nel medio evo!
I gladiatori nel circo massimo combattevano contro i leoni, non contro le tigri!
Quando R.Crowe torna a casa, nei campi di grano circostanti si vedono benissimo le tracce dei trattori lasciate per i trattamenti alle colture…
Dopo che lui è stato fatto prigioniero da Proximo, cerca di cancellare il famoso tatuaggio… grattandosi a fondo con una pietra, ma nelle scene successive la spalla non ha traccia di cicatrici….
In una scena si vede che qualcuno libera un piccolo serpente. Ebbene, si tratta di un serpente-corallo, velenoso, che vive solo in America Centrale! Che cosa ci faceva a Roma nel 180 d.C. I romani avevano forse scoperto l’america?
In una scena nella quale il pubblico è in delirio per un combattimento si può notare un signore con barba e capelli bianchi, esibirsi per un attimo nel classico gesto dell’ombrello !
In una scena  un gruppo di arcieri tiene sotto mira, con gli archi tesi, Oliver Reed. Come potrà confermare chiunque pratichi il tiro con l’arco, è impossibile mantenere in trazione un arco per più di 10/15 secondi. E gli archi di allora erano molto duri da tendere…
Nell’ultima scena, quella dell’alba, dietro al Colosseo si nota il lago della Domus Aurea, e questo e’ impossibile in quanto il bacino fu prosciugato e riempito di calcestruzzo proprio per ricavare il basamento su cui fu edificato il Colosseo.
 Nella scena di Commodo sulla terrazza all’alba, con suggestivi colori giallo-arancio, si nota un affascinante panorama di Roma. Peccato che sulla destra si noti il cupolone di San Pietro, che sarà costruito una quindicina di secoli dopo. Si nota anche una profusione di cupole: una ricorda persino quella di Brunelleschi del Duomo di Firenze. Sono evidenti anche due colonne con angeli alati svettanti sulla cima delle colonne, tipicamente rinascimentali. Nel modellino in grigio che viene mostrato a metà film per documentare l’ingresso di Massimo in Roma, c’è una visione dall’alto di Roma: fedele. Ma, infatti, tutte quelle cupole nel modellino non ci sono. In molti, tuttavia, dicono che quella non è e non vuole essere la cupola di San Pietro
Massimo dice al figlioletto morto: “ricordati di tenere giù i talloni quando cavalchi…”. Ma questo è giustificato se i cavalieri usano le staffe. Infatti, i romani del set montano con le staffe, anticipando il loro utilizzo di svariati secoli.
Assurdo cercare in un film di questo tipo pretese di verosimiglianza storica. Quello che Scott ha (volutamente) realizzato non è certo un film di impianto realista quanto un colossale e godibilissimo esempio di grande intrattenimento. L'ambientazione romana è solo un pretesto per una grande storia di duelli, amore, sentimenti di fraternità e amicizia, realizzata grazie ad un cast artistico e tecnico di grande livello, a partire dal bravissimo protagonista (ma gli altri attori non sono da meno) con scenografie e musiche eccellenti.

Da sottolineare le bellissime frasi nel contesto, frasi che riecheggiano aforismi e massime immortali:”

cio’ che facciamo in vita, riecheggia per l’eternita’”…
... Forza e onore ...; Il cuore di Roma non è il marmo del senato ma la sabbia del colosseo……..
……se vi ritroverete soli a cavalcare su verdi praterie col sole sulla faccia, non preoccupatevi troppo perchè sarete nei campi elisi.... e sarete già morti……………Un Tempo esisteva un Sogno che si chiamava Roma...  "Q:Un popolo dovrebbe capire quando è sconfitto..." "M:Tu lo capiresti quinto...? Io lo capirei...?........... "La Morte sorride a tutti...Un uomo non può fare altro che sorriderle di rimando..." Era un sogno, poteva solo essere sussurrato, perchè qualunque cosa più forte di un sussurro l'avrebbe fatto svanire……………Io non sono stato il migliore perchè uccidevo velocemente,ero il migliore perchè la folla mi amava. Conquista la folla e conquisterai la libertà...... noi mortali non siamo che ombra e polvere.

Mi piace terminare con questi versi meravigliosi, testimonianza della grandezza nei secoli di Roma,caput mundi:
 "Tu regere imperio populos Romane memento: haec tibi erunt artes, pacisque imponere morem, parcere subiectis et debellare superbos" (Ricordati Romano di imporre la tua autorità ai popoli, questo sarà il Tuo ruolo, imporre usanza di pace, risparmiare quanti si sottomettono e stroncare chi s'oppone) (Virgilio, Eneide, VI, vv. 851-853)
Si tratta della conclusione del celebre passo in cui Anchise indica al figlio,Enea, sceso con la Sibilla nel regno dell'Oltretomba, la natura e il carattere della immortale civiltà di Roma. La Città Eterna avrà nei secoli, secondo le epiche parole di Anchise, la superiorità militare, politica, organizzativa e giuridica su tutti popoli.(Naturalmente sono versi sprecati per quel tamarro di….bossi e compagni, non li capirebbero!)

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ammazzato nel novembre del 1975

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