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mercoledì 14 marzo 2012

La fuga dei ...nostri cervelli

 
Dal Sud si continua a fuggire in cerca di un lavoro, e ad andare via sono soprattutto i giovani “cervelli”. Cosi  recita ed indica il rapporto  Svimez: in poco più di dieci anni, tra il 1997 e il 2008, hanno abbandonato il Mezzogiorno 700 mila persone.
A lasciare casa sono soprattutto i laureati, in cerca di un futuro al nord Italia, quando non scelgono di trasferirsi all’estero. Se nel 2004 partiva il 25% dei laureati meridionali con il massimo dei voti, tre anni più tardi la percentuale è balzata a quasi il 38%. 
 
Campania, Puglia e Sicilia sono le regioni dalle quali si emigra di più.
All’Italia spetta inoltre il triste primato del tasso di disoccupazione più alto in Europa.
Checché se ne dica, quindi, siamo ancora un Paese profondamente diviso: una “voragine tettonica” separa un Centro-nord che attira flussi da un Sud che espelle giovani e manodopera senza rimpiazzarla
 Ritornano le immagini dell’uomo con la valigia che dal Sud emigra al Nord?. Non è più una valigia di cartone legata con lo spago,come nei decenni scorsi, ma le esigenze di fondo sono le stesse: manca il lavoro e bisogna cercarlo dove c’è. La speranza, ieri come oggi, è nel Nord,il mitico Nord,sempre il mitico Nord,purtroppo e  sempre il mitico Nord. L’80 % di questi nuovi emigranti ha meno di 45 anni e svolge un’attività professionale di alto livello; il 24 per cento è laureato e ha ottenuto buoni voti,master .I migliori se ne vanno, con un danno enorme  per il Sud.
«Molti partono appena preso il diploma, preferendo le università lombarde,piemontesi o toscane a quelle della propria regione. Talvolta se ne vanno per cominciare subito ad inserirsi nel sistema produttivo a cui dovranno comunque guardare dopo la laurea», ha osservato Giandomenico Amendola sul «Corriere del Mezzogiorno». Il risultato più immediato è una sorta di arricchimento indebito da parte del Nord a scapito delle famiglie del Sud. Tanto che le  Acli, qualche tempo fa, hanno proposto una tassa a carico dei cittadini del Nord proprio per rimborsare le famiglie del Sud per le spese sostenute per lo studio e la crescita dei propri figli.La situazione fotografata dal Rapporto Svimez è impressionante. Rimarca il forte divario tra le regioni del Nord e quelle del Sud ed evidenzia anche una minore velocità di crescita rispetto alle altre aree svantaggiate dell’Unione europea. In Italia i finanziamenti europei per le zone più depresse hanno prodotto una crescita di appena lo 0,3 per cento rispetto ad una media europea del 3 per cento. Questo colloca
le regioni meridionali italiane nella parte bassa della classifica europea delle zone svantaggiate.
 Ma anche qui, il tipo di lavoro che i giovani laureati trovano, sembra essere troppo influenzato dalla crescente frammentazione delle forme contrattuali. Lavorare in maniera solo occasionale o con un contratto a termine, spesso non rappresenta una scelta del giovane laureato, ma la conseguenza di difficoltà riscontrate e di aspettative disattese nella ricerca del lavoro.
E il quadro delle “migrazioni altamente qualificate”, il ‘brain drain’ (fuga dei cervelli), è un fenomeno con peculiarità proprie ma non per questo più incoraggiante.
Sono 100.000 i lavoratori ad altissima qualificazione (con visto H1B) immigrati negli Usa solo nel 2003 e tra i cinque paesi che forniscono questo prezioso capitale umano, l’Italia occupa il quarto posto dopo Regno Unito, Francia, Germania, e prima dellaSpagna.
 Nel solo 2003 il 17% degli italiani che si sono stabiliti in maniera permanente negli USA erano manager, dirigenti e professionisti della ricerca.
Tutto questo per dire, che il tema è ingombrante e coinvolge la società nel suo complesso. E’ necessario infatti, interrogarsi con una certa urgenza su questo
fenomeno dispersivo, rappresentandosi uniti nel potenziare quelle che definirei “reti di contenimento territoriale” che sappiano valorizzare il capitale umano e sociale acquisito sui nostri territori. Un capitale umano che, oltre che rappresentare un sicuro vantaggio competitivo per le nostre economie del domani, dietro le cifre, cela vissuti, affetti, relazioni sociali, storie individuali e collettive, che spesso non trovano voce in nessuna statistica.
Un universo variegato e complesso di esperienze che vanno ascoltate e valorizzate, attraverso scelte intersettoriali concertate e soprattutto orientate a pratiche realmente impattanti.
E non smette di crescere neanche la percentuale di cervelli in fuga: preferiscono rischiare piuttosto che accontentarsi. Sono, infatti, i laureati eccellenti a dire no a un futuro di incertezze economiche e ad abbandonare per primi la loro Terra: se nel 2004 partiva il 25% dei laureati meridionali con il massimo dei voti, tre anni più tardi la percentuale è arrivata al 38%.
“La mobilità geografica Sud-Nord - sottolinea il rapporto - permette una mobilità sociale. I laureati meridionali che si spostano dopo la laurea al Centro-Nord vanno infatti incontro a contratti meno stabili rispetto a chi rimane, ma a uno stipendio più alto”.

L'emigrazione dei "cervelli", rilevano i due economisti  Sauro Mocetti e Carmine Porello, può comportare "un impoverimento di capitale umano che, a sua volta, potrebbe riflettersi nella persistenza dei differenziali territoriali in termini di produttività, competitività e, in ultima analisi, di crescita economica".
Quante alle cause, l'emigrazione dal Sud continua ad essere alimentata dalle maggiori opportunità di lavoro esistenti nel Centro-Nord e dunque dalla persistenza, nel Mezzogiorno, di un disagio storico legato alla mancanza del lavoro ed al ritardo di sviluppo e crescita economica. Secondo lo studio di Bankitalia, all'inizio degli anni Duemila a rallentare i flussi migratori dal Sud contribuì il forte aumento dei prezzi delle case al centro-Nord. Ma anche il cambiamento del mercato del lavoro con il boom del precariato che certo non incentivava le persone, soprattutto i giovani, a spostare la residenza per seguire un lavoro a termine.
Ma la semplice ed ovvia domanda bussa ancor di piu’ alle nostre coscienze:tutti questi giovani,queste menti brillanti ,sono l’emoragia costante di una terra, la nostra, tanto amara quanto bella  e avara.
Quella terra che non concede a tanti  giovani l’opportunita’ per affermarsi, per far valere le loro conoscenze, per promuovere il loro talento. Sono due le domande finali da porsi:

a)Questi giovani cervelli hanno saputo combinare la memoria di una  terra amara lasciata alle spalle con la speranza di una vita migliore da costruire altrove?

b)E’ consolatorio che gli stessi portino una miriade di professionalità che si  esprimeranno nell’edilizia, nella politica e nello stile di vita lontano dalle loro radici?

Forse la risposta e’ in  una frase di Roberto Saviano:” il riscatto vero del Sud iniziera’ quando i suoi figli lontani cominceranno a ritornare”.


…Amara terra mia
Amara e bella
Cieli infiniti
e volti come pietra,                                  
mani incallite ormai
senza speranza…
 Io vado via
Amara terra Mia
Amara e bella
Tra gli uliveti è nata
già  la luna…(D.Modugno)

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