Un tempo, nel novero dei mestieri c’era il meccanico, l’idraulico, il falegname, il calzolaio etc.
Nel novero delle professioni: c’era il notaio, il medico, l’avvocato, l’ingegnere etc. Questi mestieri e professioni non sono scomparsi sono solo in sofferenza, data la crisi, ma un mestiere/professione, che va per la maggiore da molti decenni è il “Politico”.
Fare il “politico” era una carica onorifica oltre che “Onorevole” da cui deriva l’appellativo, che non esiste in nessun paese al mondo; infatti si dice monsieur Sarkosy o madame Merkel. Per uomini di altri tempi, non che non avessero difetti e/o interessi, era onorevole occuparsi e preoccuparsi della Giustizia, della Legalità, delle Regole importanti per governare un paese. Oggi, però, ma dura
ormai da molti anni, fare “l’Onorevole” significa fare un “mestiere” redditizio e carico di privilegi. Tale “mestiere” permette di restare sempre a “galla” essere sempre presente qualunque sia il colore politico, ammesso che di colori si possa ancora parlare, perché un barile di cloro li ha tutti sbiaditi, facendoli diventare una uniformità informe, dove non si distingue più la mano destra dalla
mano sinistra, il bene dal male, perché, per quanto apparentemente litighino,alla fine finiscono con l’essere tutti d’accordo. Infatti “per il bene comune,” di cui blaterano tanto, serve soprattutto a salvaguardarsi; scranni, poltrone e poltroncine. La cosa più sbalorditiva è sentire questi signori discutere e usare “Noi” abbiamo fatto o detto questo, “Voi” invece non avete fatto o detto quello. Tra il “noi” e il “voi” dimenticano che c’é tutto un popolo che di volta in volta si trova ad essere governato da questi o da quelli e che i veri vincitori sono sempre loro. Gli stessi, inossidabili, onnipresenti, e onnipotenti politici, che da anni e anni sono lì a godere di ciò che non è frutto del sudore della fronte e che il solo vinto ahimé è sempre il cittadino/popolo, perché annosi problemi presenti nella vita di tutti i giorni non sono mai stati risolti. Allora viene spontaneo pensare che se questi signori provassero a lavorare così come fanno tutte le altre persone, forse capirebbero cosa significa guadagnarsi il pane quotidiano; affrontando il precariato dei giovani, la malasanità, i trasporti lenti e inefficienti (in certe zone d’Italia), la scuola pubblica depauperata di tutti i suoi valori e le sue potenzialità. Ma forse è proprio per questo che si danno alla politica, perché una volta eletti sono legittimati e istituzionalizzati a vita. I giovani e non solo, i cittadini in genere sono sconcertati, confusi e/o indifferenti dal contegno di queste persone, e di fronte a questa politica.
Non si crede più in nulla se non nel proprio interesse. La corruzione pubblica e privata diventa costume normale. Ci sono sempre mille e una attenuanti per qualunque azione, anche per le più scorrette, ed é sempre più difficile individuare e perseguire la responsabilità di qualcuno, in particolare, quando trattasi di persone tutelate . La Giustizia, la Legalità, l’Uguaglianza diventano, nei diritti e nei doveri,parole vuote,di cui si usa e si abusa, ma poi é difficile perseguire il riscontro con la realtà. Queste persone dovrebbero essere esempio di integrità morale,coerenza e correttezza sociale e politica.
Già MONTESQUIEU (1689-1755) nelle “Lettres Persanes” critica la società del suo tempo dal punto di vista morale e politico. Certi diritti di nascita vennero aboliti nel XVIII secolo (1789) durante la Rivoluzione Francese, ma a quanto pare certi privilegi nel XXI secolo sono duri a morire; poiché vige soprattutto il nepotismo, e,” la meritocrazia”, di cui tanto si parla non sembra avere alcun valore, poiché i giovani meritevoli, per essere apprezzati, sono costretti ad emigrare. Nel nostro paese, così permeato di certi costumi, non si riesce a cambiare,ma neanche a scalfire un certo modo di fare, e, dove é sempre più attuale il “comparaggio”. Il così detto “cittadino comune” o il “popolo sovrano” in nome del quale tutto si propone e si realizza, non ha più motivo di essere dopo che ha dato il proprio consenso elettorale. Un’espressione ricorrente a dir poco comica, se non fosse drammatica è: “il popolo lo vuole” “il popolo ce lo chiede”, dimenticando, forse,che da un bel po’ quel “popolo sovrano” non ha neanche il diritto di scegliere le persone che lo rappresentino, ma che, tra tanti cibi preconfezionati, sceglie il surgelato, la cui confezione appaga di più la vista, sperando sempre che non sia un prodotto non solo indigesto, ma anche nocivo.
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