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mercoledì 7 marzo 2012

Dalla donna angelicata alla donna oggetto

di Filomena Russo
Da molti anni  l’8 marzo  é la giornata della festa della donna, ma quanti avvenimenti  nel corso dei secoli hanno segnato questo essere così controverso, che può suscitare amore, odio, plauso, indifferenza o qualcosa di peggio.
La donna da sempre ha rappresentato il pomo della discordia. Per aver ascoltato Eva, Adamo fu cacciato dal Paradiso. Il “ pomo” della discordia dato alla più bella ad “Elena” fece scoppiare la decennale guerra di Troia, e si potrebbe continuare. La donna questo “oggetto” del desiderio e delle fantasie maschili, a torto o a ragione, ha da sempre rappresentato il perno sociale   più discusso, che nel corso dei secoli  ha fatto scaturire contese e  non solo.
"Eva”,che nasce dalla costola di Adamo,nel corso dei secoli è corteggiata, amata, osannata, ingannata, violentata. Dalla “mea domina” dal latino “mia signora” di stilnovistica memoria,quanto tempo é passato, quanti avvenimenti, quanti cambiamenti, quante trasformazioni di costume e di costumi. La donna, da sempre ha dovuto e deve conquistarsi un “posto” nella società, a lei si chiede di essere; figlia, madre, sposa “amante”. Poi, però, sembrerebbe non volerle riconoscere pari diritti e pari dignità con l’uomo. Molti sono  gli esempi che la storia ci ha tramandato nel 1789, 14 luglio anno    della Rivoluzione  Francese,    Olympe de Gouges opponeva alla solenne "Déclaration des Droits de l’homme et du  Citoyen” , una sacrosanta “Déclaration des  Droits de la femme  et de la citoyenne”. La povera Olympe de Gouges, ahimé, fu decapitata per volere di Robespierre, l’incorruttibile e lungimirante democratico. Tra le eroine fondatrici del movimento di emancipazione della donna, c’é da annoverare Théroigne de Méricourt, che perse la ragione. Il 24 giugno 1793 sempre in Francia, la Convenzione approvò una nuova Costituzione. Questa seconda costituzione stabiliva che l’Assemblea Legislativa fosse eletta a suffragio universale maschile ,
 avevano diritto di voto tutti i cittadini maschi, anche quelli poveri,ma restavano escluse le donne. In Italia nel 1946 ci furono le prime elezioni in cui ebbero diritto di voto anche le donne.
La donna deve,da sempre,dimostrare di essere intelligente, di poter  assolvere mansioni pari a quelle degli uomini e di poter competere se non superare questi ultimi in  tutti i campi.
L’uomo,però,questo essere “superiore” non  sempre dimostra un contegno alla pari. Vero è che la conquista di una certa parità tra uomo e donna ha in qualche modo scardinato canoni e preconcetti in vigore sino agli anni “68-70”.Da quella data in poi tutto sembrerebbe cambiato.
La donna col passare delle generazioni  é divenuta più sicura,meno ubbidiente,poiché prima  passava  dal “padre padrone” al “marito padrone”. Questo passaggio non così repentino, nei  decenni ha portato le giovani generazioni femminili ad essere padrone di sé e della propria esistenza e a palesare anche una certa aggressività ,che nulla ha a  che  fare con l’eleganza tutta femminile che dovrebbe contraddistinguere  la donna.  Di contro,però, tutto ciò non è sempre accettato, perché il” maschio  padrone” mal sopporta di   essere surclassato da quell’essere umano,che per tanto tempo é stato definito  “sesso debole”. Vero  é che la donna da sempre é oggetto di “violenze” a carico, talvolta, di esseri fragili se non di menti più o meno disturbate. Da non sottovalutare “le violenze”non solo fisiche, ma anche psichiche, che possono rendere la donna oppressa e schiava anche e soprattutto in ambito familiare.
Quando si parla di “violenze”e di mal costume non si dovrebbe dimenticare quanto una certa “vetrina” ben confezionata e,altamente comunicativa,entra nelle nostre case attraverso un elettrodomestico a colori. Da quello schermo tutto sembra ammiccare al coinvolgimento e alla mercificazione  soprattutto del corpo della donna, che sembrerebbe aver perso la propria dignità e  ogni altro valore, sottovalutando la sua intelligenza, la sua  preparazione e professionalità, là dove esistono.  Purtroppo, le nuove generazioni, femmine e maschi, vivono  in un contesto omologante dell’apparire, e non farne parte significa farli sentire “diversi”. Ben vengano allora  i festeggiamenti se ciò significa valorizzare a pieno l’essenza dell’essere umano; l’uomo, la donna, il padre, la madre, i nonni etc., che non andrebbero festeggiati solo in un giorno prestabilito, a scopo soprattutto commerciale, ma   il rispetto per l’altro, anche per il diverso da noi, dovrebbe indurci a festeggiarli ogni  giorno, manifestando  loro amore e buona educazione.

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