Si avvicina la festa della donna ma essa non serve a nulla se deve essere un giorno particolare solo sul calendario , e particolare (molto) per i proprietari dei locali. Non serve a nulla se noi maschietti non riusciamo (anche solo per un momento)....ogni giorno....a dedicare un pensiero alla....metà e meta del nostro vivere ed operare, a chi condivide con noi le gioie e i dolori,le speranze e le illusioni.
Per tutte, Fabrizio De André sa trovare qualche parola che, anche con brevissime pennellate, le rende vive; e sono parole che sempre, anche quando spunta il sorriso dell'ironia, dicono la donna con rispetto.
le braccia magre, la fronte, il volto,
ogni sua vita che vive ancora,
che vedo spegnersi ora per ora.
[…] Per me sei figlio, vita morente,
[…] Non fossi stato figlio di Dio,
t'avrei ancora per figlio mio.
(Tre madri, 1970)
Al capo opposto della presenza materna, eppure da lei non sempre totalmente diversa, si situa un'altra figura, più sfaccettata e inquietante, ma egualmente cara a De André: la prostituta.
Anche per lei, "creatura che si guadagna il pane da nuda", le parole scelte a rappresentarla sono sempre lievi, talvolta ricolme di dolente pietà, talaltra sorridenti, rispettose sempre. Certo, De André è capace di creare una grande varietà di tipi nel campionario della donna-prostituta: c'è Bocca di Rosa che fa l'amore per vocazione, c'è la grande puttana scambiata dal re Carlo Martello per virtuosa pulzella, c'è l'ingenua fanciulla (che ancora crede a Babbo Natale) trasformata in una dea bellissima cinica e infelice. Ancora, c'è la cortigiana di lusso che, ormai vecchia, è ridotta a vendere immaginette sacre all'angolo della chiesa, e c'è la prostituta bambina, ancora priva di esperienza ma pronta a imparare; c'è quella che pronuncia i fatidici "micio bello e bamboccione" e quell'altra che inganna un vecchio, per derubarlo con il suo complice-protettore. Il vecchio (creduto ricchissimo) sostiene di non possedere nulla: irati, i due lo uccidono, ma quando si accorgono che aveva detto la verità, si pentono e s'inginocchiano "sul pover'uomo / chiedendogli perdono".
Mai per De André la prostituta è veramente colpevole; la colpa, semmai, è dalla parte di chi profitta dei suoi servigi: così è per Maggie "uccisa in un bordello / dalle carezze d'un animale", così è per Nancy, che nel suicidio ha cercato il rimedio alla sua insopportabile solitudine; e il dito è puntato su quel "noi" che di lei ha usato e abusato, rifugiandosi dietro una falsa buona coscienza: "Dicevamo che era libera / e nessuno era sincero"; egualmente è smascherata la buona coscienza del professore in pensione (piccolo-borghese spregevole e, difatti, disprezzato) che di giorno definisce la prostituta come "pubblica moglie" e che di notte spasmodicamente la cerca e la paga. Graziosa, bambina, puttana: questa è la prostituta di De André, il quale chiude la canzone a lei dedicata con le notissime parole
dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior.
e magari si fermano tanti giorni
che non vedi più il sole e le stelle
e ti sembra di non conoscere più
il posto dove stai.
Vanno, vengono, per una vera
mille sono finte
e si mettono lì tra noi e il cielo
per lasciarci soltanto una voglia di pioggia.
Ciao Faber, sono certo che starai deliziando il Padreterno con la tua poesia!
http://www.youtube.com/watch?v=IbfKwXEOjxE
ciao prof,è come sentire una tua lezione. Saluti da Ardito Erika tua ex alunna
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