Così è stato anche per Papa Wojtila che prese il nome di Giovanni Paolo II, per onorare i suoi predecessori e soprattutto il suo sfortunato predecessore Albino Luciani, e che sul letto di morte tornò nuovamente Karol. Eppure Papa Wojtila sembra sfuggire a questo secolare meccanismo, sembra aver eluso questi vetusti rituali, sembra esser stato sempre Karol. L’uomo Karol Wojtila non è mai stato fino in fondo il Papa Giovanni Paolo II, l’umanità che ha sempre caratterizzato Wojtila ha probabilmente prevalso sulla pesante ed ingombrante figura papale, trasformandola e, spogliandola quasi di sacralità, rendendola più vicina agli uomini e alle donne dei nostri tempi. E’ forse questo il motivo del successo mondano di Papa Wojtila, cioè di quella naturale e contagiosa simpatia che il papa polacco riusciva, e riesce, a destare tra l’incerta gioventù e i più lontani dalla Chiesa.
Wojtila, con la sua umanità e con le sue indiscutibili doti comunicative, seppe dare un’altra immagine di Chiesa, più aperta, meno ingessata e soprattutto vicina ed accogliente, non è allora un caso che questo Papa sia rimasto nei cuori della gente e che la sua beatificazione non sia solo una festa per coloro che credono ma anche per coloro che sono rimasti affascinati dall’uomo Wojtila. In questo contesto i media, e a dire il vero anche il comune sentire, hanno avuto gioco facile a rilevare, a volte con imbarazzanti confronti, un ritorno alla “normalità papale” con il pontificato di Benedetto XVI: chi di noi non ha sentito fare un paragone, nella maggioranza dei casi sfavorevoli a Joseph Ratzinger, tra i due pontefici? E’ vero che Benedetto XVI ha un altro carattere, un altro stile e forse anche un altro modo di concepire il ruolo del Papa, eppure sul piano dottrinale nulla, proprio nulla, distingue il papa tedesco da quello polacco: entrambi, ed è bene ricordare che hanno sempre lavorato insieme, hanno ribadito la dottrina ufficiale della Chiesa in tutti i campi, specie i più scottanti ed attuali come quello della morale.
Ma a margine della beatificazione di Giovanni Paolo II bisogna anche fare un’altra riflessione che riguarda il giudizio storico sul suo pontificato. Il processo di beatificazione di Papa Wojtila è stato il più veloce della storia della Chiesa, indubbiamente grazie anche ad un manifesto e forte consensus fidelium, ma ciò non può e non deve condizionare il giudizio della storia che ha bisogno di tempi ben più lunghi. Sono due cose che devono necessariamente restare separate, soprattutto nel caso di Giovanni Paolo II e del suo complesso pontificato che Filippo Gentiloni così descriveva: “Un pontificato forte, quello di Giovanni Paolo II, segnato da grandi successi, ma anche da scacchi rilevanti, da valutazioni contrastanti, spesso contestato più dall’interno del cattolicesimo che dall’esterno, dai vicini più che dai lontani”. Un pontificato complesso, contraddittorio per alcuni, enigma addirittura per Tadeusz Styczen, allievo e grande amico di Giovanni Paolo II. Questa complessità richiede tempo, studio e riflessione soprattutto per coglierne le conseguenze nella vita della Chiesa e non può essere liquidata da emotività che, come già detto, rischiano di adulterare la figura stessa di Giovanni Paolo II. Non è detto allora che a san Giovanni Paolo II corrisponda un Giovanni Paolo Magno, perché se il “san” sembra ormai a portata di mano, il “magno” potrebbe tardare a venire. Comunque, questo e’ il destino di quei “grandi” che forgiano e plasmano la Storia.
Ultima considerazione:l’apparente contraddizione tra il sovrano teocratico assoluto,ammantato nella potenza ieratica della Chiesa di Cristo e la smorfia di dolore e sofferenza nell’incedere di questo Papa mentre innalza “vexilla Regis”.
Non e’ una contraddizione ma una perfetta simbiosi nell’effimera natura di quell’essere imperfetto che risponde al nome di uomo: “ecce homo!”
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