Di questa frase il termine incriminato fu "ana al haqq", ossia "io sono la Verità" che può essere intesa in vari modi, come "io sono reale" oppure "io sono Dio" e questo fu ritenuto fortemente sovversivo e per questo lo condannarono a morte, una morte tremenda: dopo essere stato legato ad una croce, gli vennero ampute sia le mani che i piedi;il giorno successivo fu decapitato e successivamente il suo corpo fu dato alle fiamme ed il terzo giorno le sue cenere furono sparse ai quattro venti. Tre secoli più tardi Jalal al Din Rumi, un poeta e mistico persiano fondatore della confraternita sufi dei Dervisci rotanti, riprese la frase incriminata di Al Hallaj, esplicitando il concetto che considerarsi Dio da parte dell'uomo, non è un atto di arroganza, ma di estrema umiltà e di auto-umiliazione, in quanto l'uomo annienta la propria individualità per entrare in Dio e far parte di Lui e divenire quindi Lui. Molti sono stati i seguaci di Al Hallaj, tra cui un altro poeta mistico persiano Faradin al Din Attar che ci ha lasciato anche una descrizione della morte di Al Hallaj, da lui considerata come un atto di eroismo.
"Questo blog, nasce a Grottaglie e per Grottaglie, è e sarà rispettoso delle manifestazioni dell'altrui pensiero, da qualunque parte provengano, purché espresse onestamente e chiaramente. In questo spazio ho l'onore di avere autori di spessore culturale di grande livello. Potete scrivermi su: lillidamicis@libero.it e/o su : lillidamicis@gmail.com
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lunedì 26 marzo 2012
La morte di un mistico
Di questa frase il termine incriminato fu "ana al haqq", ossia "io sono la Verità" che può essere intesa in vari modi, come "io sono reale" oppure "io sono Dio" e questo fu ritenuto fortemente sovversivo e per questo lo condannarono a morte, una morte tremenda: dopo essere stato legato ad una croce, gli vennero ampute sia le mani che i piedi;il giorno successivo fu decapitato e successivamente il suo corpo fu dato alle fiamme ed il terzo giorno le sue cenere furono sparse ai quattro venti. Tre secoli più tardi Jalal al Din Rumi, un poeta e mistico persiano fondatore della confraternita sufi dei Dervisci rotanti, riprese la frase incriminata di Al Hallaj, esplicitando il concetto che considerarsi Dio da parte dell'uomo, non è un atto di arroganza, ma di estrema umiltà e di auto-umiliazione, in quanto l'uomo annienta la propria individualità per entrare in Dio e far parte di Lui e divenire quindi Lui. Molti sono stati i seguaci di Al Hallaj, tra cui un altro poeta mistico persiano Faradin al Din Attar che ci ha lasciato anche una descrizione della morte di Al Hallaj, da lui considerata come un atto di eroismo.
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"Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà,
Pierpaolo Pasolini
scrittore
ammazzato nel novembre del 1975
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“Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare”.
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