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lunedì 26 marzo 2012

La morte di un mistico


Il 26 marzo del 922 viene giustiziato all'età di 64 anni a Baghdad per blasfemia, dopo 11 anni di detenzione, Mansur al-Hallaj, una delle figure più controverse del Sufismo, considerato da molti come un grande poeta-santo. Al-Hallaj era nato a Tur, in Iran, l'858. Il suo nome significa "cardatore di lana", probabilmente un riferimento alla tradizionale occupazione della sua famiglia e a lui, che seguendo la  vocazione era divenuto un carismatico Sufi, fu riconosciuto, per il suo apostolato, il nome di "Cardatore delle coscienze". Mistico per vocazione,  come tutti i mistici, è stato un personaggio scomodo per gli uomini del suo tempo. Meta di ogni Sufi è il rapporto che ognuno deve instaurare  con l'Amato, ossia con Dio, e questo portò Al Hallaj a formulare insegnamenti che fecero adombrare alcune autorità religiose del suo tempo, in particolare per una sua affermazione:" Se non si riconosce Dio, almeno il suo segno: io sono il creatore di verità - Ana al-Haqq-, perché attraverso la verità, io sono la verità eterna".

Di questa frase  il termine incriminato fu "ana al haqq", ossia "io sono la Verità"  che può essere intesa in vari modi, come "io sono reale" oppure "io sono Dio" e questo fu ritenuto fortemente sovversivo e per questo lo  condannarono a morte, una morte tremenda: dopo essere stato legato ad una croce, gli vennero ampute sia le mani che i piedi;il giorno successivo fu decapitato e successivamente il suo corpo fu dato alle fiamme ed il terzo giorno le sue cenere furono sparse ai quattro venti. Tre secoli più tardi Jalal al Din Rumi, un poeta e mistico persiano fondatore della confraternita sufi dei Dervisci rotanti, riprese la frase incriminata di Al Hallaj, esplicitando il concetto che considerarsi Dio da parte dell'uomo, non è un atto di arroganza, ma di estrema umiltà e di auto-umiliazione, in quanto l'uomo annienta la propria individualità per entrare in Dio e far parte di Lui e divenire quindi Lui.  Molti sono stati i seguaci di Al Hallaj, tra cui un altro poeta mistico persiano Faradin al Din Attar che ci ha lasciato anche una descrizione della morte di Al Hallaj, da lui considerata come un atto di eroismo.

Termino con una citazione tratta dagli scritti  di Mansur Al Hallaj e con un video del grande Franco Battiato. Ecco la citazione:

"I pellegrini vanno alla  Mecca, ed io da Chi abita in me,

vittime offrono quelli, io offro il mio sangue e la vita.

C'è chi gira intorno al Suo tempio senza farlo col corpo,

perchè gira intorno a Dio stesso, che dal rito lo scioglie."

 Ed ora non mi resta che augurarvi buon ascolto del grande Battiato, un grande ammiratore dei Sufi ed in particolare dei "Dervisci rotanti".






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ammazzato nel novembre del 1975

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