Circolano libri scolastici che vengono affidati a studenti liceali sui quali si constatano errori di fatto. Fin qui la considerazione. Ma ci saranno pure delle responsabilità per chi vaglia e adotta questi testi? In più occasioni ho già avuto modo di dimostrare e mostrare situazioni di parzialità ed errori in testi scolastici.
Uno dei testi che si dice vada per la maggiore ed è adottato da Dirigenti scolastici e docenti, ovvero dalle scuole è il percorso di Gian Mario Anselmi e Gabriella Fenocchio: "Temi e immagini della letteratura" con il coordinamento di Ezio Raimondi, diviso in 6 parti, Edizioni scolastiche Bruno Mondadori, del 2004.
Mi è capitato tra le mani il volume 6, dedicato al Novecento, adottato al Liceo Giuseppe Moscati di Grottaglie Taranto. Non entro nel merito interpretativo e politico (di parte a primo acchito) e metodologico anche se sul piano di una critica più appropriata sarebbe chiaramente necessario e i dubbi, oltre che alle lacune e alle forzature, sono tante. Ma mi soffermo, in sintesi, su alcuni particolari non confutabili.
A pagina 53 si parla del dibattito letterario e delle riviste in Italia. Nel citare la rivista "PRIMATO", diretta da Giuseppe Bottai e Giorgio Vecchietti, la si fa nascere nel 1939. Data completamente errata. Il primo numero della rivista esce il 1 marzo del 1940. Errore da prendere come refuso? Bene. Nella pagina successiva entrando nel merito i compilatori sostengono: Bottai promuove… una rivista più sua, "Primato" che esce a Roma dal 1939, col sottotitolo "Lettere ed arti d'Italia". Dunque non si tratta di un semplice refuso. Si tratta, a parere degli esperti, di un errore di non poca importanza considerato il ruolo che svolgeva la bottaiana rivista. Nel 1939, l'Italia non è ancora in guerra. Il 1 marzo del 1940 si avvicina alla dichiarazione di guerra del 10 giugno e la rivista, anche se in un attraversamento culturale, pone una discussione forte non solo sulle arti ma anche sulla politica mediterranea. Infatti il Mediterraneo è alla base della discussione tanto che la rivista doveva chiamarsi con una metafora che portava il nome di Ulisse. Il 1940, per Bottai, è una data strategica anche perché pone in discussione le riforme sulle culture varate il 1939. E' un errore non perdonabile perché vizia tutta la discussione sulla letteratura degli anni Quaranta.
Pagina 167. Si parla di Corrado Alvaro. Si dice che dopo diverse esperienze letterarie: "nel 1926 diventa anche segretario di redazione di '900" Costretto a trasferirsi a Berlino per le sue posizioni antifasciste". A Berlino Alvaro arriva il 1928 collaborando a "La Stampa" e a L'Italia Letteraria, tanto che su questa rivista nel 1929 intervista il "fascista" Luigi Pirandello, tessera PNF 1924. Torna in Italia il 1930. Negli stessi anni scrive ed è impegnato sui maggiori quotidiani italiani e fa l'inviato e inoltre pubblica un reportage - saggio "inno a Mussolini dal titolo: "Terra nuova. Prima cronaca dell'Agro Pontino".
Pagina 869. Ignazio Silone. Lo si fa morire il 1977. Falso. Muore, invece, il 22 agosto del 1978. Cosa significa un anno? Tantissimo nella vita di uno scrittore come Silone. Perché? Perché lascia un romanzo incompiuto dal titolo "Severina", che racconta, in un tracciato narrativo, passaggi che giungono sino ai suoi ultimi giorni. Ma quali? E poi c'è di mezzo una riflessione che interessa i"fatti" sia del 1977 sia quelli relativi alla stagione prima della morte di Aldo Moro, che per la cronaca avviene il 9 maggio del 1978. Ci rendiamo conto su quali testi studiano o dovrebbero studiare i nostri figli? Un'altra piccola chicca, ma questa sa molto di ideologico: sia da una parte che dall'altra ma è bene stabilire una dialettica.
Cesare Pavese, pag. 582. Si legge: "Alla fine della guerra si iscrive al Pci e collabora con L'Unità di Torino". Bene. Ma perché si omette che nel 1933 prende la tessera del PNF, negli anni 40 scrive sulla bottaiana "Primato" e durante il confino in Calabria scrive delle lettere a Benito Mussolini usando questi toni: "Eccellenza,…mai io mi ero sognato di fare della politica di qualunque genere, e tanto meno dell'antifascismo… Non mi rivolsi sinora all'Eccellenza Vostra " benché consigliatone da parenti e beneficati che ne conoscono tutta l'umanità " per una naturale ripugnanza a intralciare con piccole cose la giornata di Chi ha ben altro cui attendere" (Lettera a Mussolini, datata 15 gennaio 1936 " XIV).
A pagina 585 nel commentare la fine del personaggio Santa nel capitolo ultimo de "La luna e i falò", sempre di Pavese, si esclude qualsiasi interpretazione storico - politica per fare spazio ad una lettura antropologica eliminando la fase storica della uccisione di Santa, uccisa e bruciata dai comunisti. Se ne sono guardati bene a soffermarsi e a proporre agli studenti una indagine del genere. Potrei andare oltre. Omissioni imperdonabili. Da Alberto Bevilacqua a Giovannino Guareschi: aspetti sui quali si ritornerà. Ma il problema non è che si compilano e pubblicano testi del genere. Il problema serio è che "entrano in adozione" tali testi che non dicono la verità storica, che sbagliano le date e, quindi, come tali non hanno un percorso scientifico. Ci sono responsabilità? Certo. E gravi responsabilità culturali e morali incombono sui Dirigenti scolastici, dico Dirigenti perché sono la sintesi delle strutture scolastiche sul territorio. È un fatto che va denunciato pubblicamente e ed è bene che si sappia che i ragazzi anche al Liceo Moscati di Grottaglie - Taranto - hanno studiato e studiano su questo testo.
Un'ultima domanda - curiosità: perché si omette il nome di Giovannino Guareschi, l'autore del celebre "Don Camillo"? Perché si dimentica Alberto Bevilacqua, (classe 1934), se non per una mera citazione che riguarda la sua attività di regista, ma si tratta di un insignificante piccolissimo mezzo passaggio, e si offrono riflessioni su Vincenzo Consolo, su Daniele De Giudice, su Pier Vittorio Tondelli, su Patrizia Valduga? Perché Sartre diventa un punto di riferimento e Camus semplicemente affidato alle citazioni? Perché a Moravia si dedica addirittura un modulo? E gli scrittori cattolici: da Giovanni Papini a Diego Fabbri, da Mario Pomilio a Giuseppe Berto sono fuori dalla storia della letteratura perché cattolici? O sono scrittori da non proporre agli studenti?
Vice Presidente Nazionale del Sindacato Libero Scrittori Italiani
Evvai, ora che il figlio si è "maturato" senza lode e senza infamia, via, spara a palle incatenate addosso a Matichecchia.
RispondiEliminaNon se ne era accorto prima di quel libro di testo?
Quanto è meschino criticare dopo che si è ottenuto ciò che vivamente si è desiderato.......................!
RispondiEliminaTutti lo sanno ma nessuno ne parla.Non sapete che i libri di testo vengono prima visionati dagli insegnanti? E che le case editrici spediscono a case di lorsignori barche di libri gratuitamente?
RispondiEliminaChe c'entra la Gelmini in questo diffuso malcostume?
Forse i presidi dovrebbero vigilare con maggiore cura. O forse anche loro ricevono i prodotti delle case editrici a casa?