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giovedì 15 aprile 2010

Le riforme costituzionali sono davvero necessarie?


Da mesi mi chiedo se le riforme tanto invocate dall’attuale maggioranza siano necessarie al Paese.

Per rispondere in maniera non banale penso che si dovrebbe partire dall’analisi dei bisogni del Paese e verificare se, ad esempio, il Presidenzialismo compaia nella lista dei bisogni collettivi. Seguendo programmi televisivi e leggendo settimanali che fanno ricorso ai sondaggi, come metodo di rilevazione dei bisogni dei cittadini, non ricordo di aver mai sentito che la gente avverta una simile esigenza.

Mi chiedo, allora, perché mai l’attenzione politica debba essere rivolta con tanta insistenza sul tema delle riforme. Forse esse sono necessarie per risolvere problemi reali che la gente comune avverte? Forse l’attuale sistema costituzionale è responsabile di seri problemi per il nostro Paese e, pertanto, è necessaria la sua riforma?

L’impressione che avverto seguendo le informazioni fornite dai mass media è diversa.

Un lettore della Costituzione Italiana mediamente attento si accorge che in essa è previsto un sistema che crea equilibrio tra i diversi poteri dello stato, evitando conflitti e interferenze tra loro. La saggezza dei Costituenti è riuscita a fondere le diverse esigenze che ciascun Potere e ciascun Organo cui esso è assegnato presentano, creando un sistema mirabilmente equilibrato nel quale ognuno di essi ha poteri autonomi. Anche quando un Organo partecipa al potere precipuamente assegnato ad un altro, sono previsti istituti che ne garantiscano l’equilibrio e l’autonomia (si pensi alla funzione legislativa eccezionalmente esercitata dal Governo).

Nel quadro istituzionale la carica di Presidente della Repubblica, poi, è quella meno “invadente”, direi più neutrale e garantista che si possa immaginare. Viene spontaneo chiedersi chi può essere disturbato dall’esercizio del veto sospensivo con cui il Presidente rifiuta la promulgazione di leggi contenenti elementi contrari ai principi costituzionali o che non abbiano seguito regolarmente l’”iter” legislativo, evitando così l’entrata in vigore di una legislazione imperfetta. Oppure chi può sentirsi minacciato dal fatto che il Presidente nomini alcuni Senatori a vita o alcuni giudici della Corte Costituzionali. Per chi tutto ciò può costituire un pericolo?

In 50 anni di Repubblica non erano mai state sollevate siffatte questioni e, piuttosto, si lamentava che il Presidente avesse poteri solo formali, non che ne avesse di scomodi.

Adesso, improvvisamente, pare che la priorità per il Popolo italiano sia diventata la riforma della più alta carica dello Stato.

Si trascura di dire agli elettori che il cambiamento della normativa di un solo organo costituzionale modifica l’assetto complessivo del sistema e, inevitabilmente, comporta modifiche in tutti gli altri organi, alterando quell’equilibrio di cui si diceva prima.

Medesime considerazioni formali, anche se di contenuto diverso, valgono per la riforma federalista. Il Popolo italiano non avverte questa esigenza. Chi vive ogni giorno con molta gente, nel mio caso per lo più giovani, si confronta con gli altri, ascolta tante idee diverse e tante diverse espressioni di bisogni, sa che questa non è un’esigenza reale. Essa è solo espressione di un rigurgito di “campanilismo” (sentimento un tempo considerato negativo perché limitativo di più vasti orizzonti) che si credeva fosse stato sconfitto e che, invece, covava nelle coscienze mediocri.

Concludo con una riflessione dubitativa. L’attuale maggioranza parlamentare è in grado di proporre un assetto istituzionale all’altezza di quello che intende riformare? Ha il medesimo spessore morale, oltre che giuridico-culturale, le stesse capacità di mediazione e di tolleranza delle diversità ideologiche che possedevano i vecchi Costituenti, qualità che traspaiono chiaramente nell’attuale Carta Costituzionale? E’ all’altezza di produrre testi normativi che sfidino il tempo, trascurino singoli interessi contingenti per perseguire il Bene comune, si elevino al di sopra di chi li ha generati e garantiscano equilibrio?

Basta esaminare la produzione normativa dell’attuale maggioranza e gli interessi da essa regolati per rendersi conto che queste domande sono legittime.

Brindisi, 12.4.2010

Eleonora Millardi

1 commento:

  1. Spero che Eleonora Millardi legga questo intervento.

    La sua riflessione dubitativa non ha fondamento.

    1) Lei, Eleonora Millardi è in grado di proporre un assetto istituzionale all’altezza di quello che intendono riformare?

    2) Lei, Eleonora Millardi ha il medesimo spessore morale, oltre che giuridico-culturale, le stesse capacità di mediazione e di tolleranza delle diversità ideologiche che possedevano i vecchi Costituenti, qualità che traspaiono chiaramente nell’attuale Carta Costituzionale?

    3) Lei, Eleonora Millardi è’ all’altezza di produrre testi normativi che sfidino il tempo, trascurino singoli interessi contingenti per perseguire il Bene comune, si elevino al di sopra di chi li ha generati e garantiscano equilibrio?

    4) Lei, Eleonora Millardi è in grado di esaminare la produzione normativa dell’attuale minoranza e gli interessi da essa regolati?

    5) Lei, Eleonora Millardi mi faccia il piacere!!!!!!!!!!!!!!!!
    Renato

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