I grandi uomini e, qualche volta, i grandi politici si distinguono anche perché sanno ammettere i propri errori. Così dovrebbe fare anche Vendola al principio della sua nuova esperienza amministrativa: ammettere i propri errori, ossia rivedere le sue posizioni proprio in uno di quei campi che più hanno caratterizzato la sua azione passata. Si tratta della questione ambientale ed in particolare delle energie alternative.
Qualora non si creeranno immediatamente le condizioni per una seria regolamentazione di questo settore, la Puglia sarà non solo la regione italiana con il più alto numero di impianti solari ed eolici, ma anche quella che avrà letteralmente distrutto il suo “paesaggio” e la propria economia per l’inevitabile crollo delle attività legate al turismo e all’agricoltura.
Che le energie alternative siano cosa buona e giusta non è in discussione, ma questo non vuol dire che la realizzazione degli impianti debba provocare uno “scempio ambientale” senza paragoni e che debba prescindere dai seguenti fattori:
1- Il paesaggio. Rappresenta, insieme alla tutela della biodiversità, l’elemento più importante per la protezione della natura. È facile costatare come e in quale misura, con i campi eolici e fotovoltaici, si siano danneggiate numerose zone di pregio paesaggistico, con conseguenti ricadute sul turismo, risorsa essenziale per la Puglia.
2- Inquinamento da carbone. La Puglia “produce e vende”, già allo stato attuale, enormi quantità d’energia da carbone. I nuovi impianti dovrebbero essere sostitutivi, ossia dovrebbero contribuire alla diminuzione della produzione a carbone e non andarsi a sommare ad essa, con l’unico risultato di aumentare la produzione complessiva senza diminuire l’inquinamento.
3- La criminalità organizzata. I miliardi d’euro in gioco e gli incentivi statali mettono in moto gli appetiti di lestofanti e speculatori di ogni tipo, ma anche e sopratutto della criminalità organizzata.
4- La certezza delle regole. In un settore così delicato ed importante le azioni amministrative devono essere nella sostanza – e non solo nella teoria – inoppugnabili. In altre parole, non si deve mai verificare che eventuali ricorsi, anche del governo nazionale (cfr. moratoria), possano creare situazioni di assoluta confusione e di vuoto legislativo.
5- Le produzioni agricole. La possibilità di utilizzare i terreni per la produzione energetica ha portato ad un sostanziale crollo dei prezzi, e conseguentemente delle stesse produzioni, di grano, olio, uva. È facile comprendere che non si tratta di una semplice combinazione.
6- Gli oliveti secolari. Ci si chiede qual è l’impatto della “sregolata” politica energetica sugli oliveti secolari: a cosa serve una legge di tutela degli oliveti se poi, tra impianti solari e rotonde stradali, gli olivi sono spiantati a migliaia?
7- L’inquinamento da cemento armato. Sarebbe il caso di controllare quale sia la quantità complessiva di cemento armato utilizzato per le basi delle pale eoliche e per i supporti dei pannelli solari. Fa inoltre un certo effetto pensare che parte di quelle migliaia di tonnellate di cemento è prodotto con le ceneri delle centrali a carbone.
Si può ben comprendere il ruolo della cattiva politica, in questo strano gioco. Viene però da chiedersi quale sia stato il comportamento delle grandi associazioni ambientaliste. Queste, per propria natura e statuto, si propongono di vigilare sull’operato della politica stessa, nell’unico interesse della salvaguardia dell’ambiente. In una situazione come quella pugliese, esse avrebbero dovuto, prima di chiunque altro, lanciare un grido d’allarme e denunciare gli scempi e le contraddizioni della politica energetica pugliese. Al contrario, non solo questo non è avvenuto, ma alcune delle associazioni hanno preso parte al “grande affare”, influenzando le scelte politiche con una propaganda fatta d’inesistenti certezze, e diventando addirittura comproprietarie di società che operano nei vari settori delle energie alternative. Inutile dire che quando chi si propone come vigile controllore è lo stesso soggetto che deve essere controllato, saltano le necessarie garanzie d’imparzialità e d’efficacia dell’azione di controllo.
Questa è una cosa che accade spesso nel nostro Paese ed è basata sulla confusione della positività del fine di un’azione con la garanzia che quella azione stessa sia portata avanti correttamente. È come dire che un associazione di volontariato, per il solo fatto di avere degli scopi buoni e condivisibili agisce sempre correttamente, non sbaglia mai ed è composta solo da persone integre e mai disoneste. Analogamente, poiché le energie pulite sono qualcosa di positivo, allora si possono realizzare impianti ovunque e comunque, anche a discapito dell’ambiente stesso, delle regole e dei controlli.
Il governatore Vendola ha ancora la possibilità di salvare la nostra Regione, ha attorno a se persone capaci che, opportunamente delegate, possono affrontare e risolvere il problema, estromettendo i cattivi consiglieri ed i falsi ambientalisti interessati più al ruolo di “mercanti del tempio” che al bene della nostra Regione.
L'eolico è brutto e disturba gli uccelli e, di questi tempi ...;
RispondiEliminaIl nucleare è pericoloso ...;
Il solare nuoce all'ambiente...;
L'energia elettrica la vogliamo ...
Niente niente i petrolieri e gli sceicchi sono in combutta con gli allevatori d'asini, per cui solo centrali a petrolio (o derivati) e, quando il petrolio terminerà ... tutti a dorso d'asino.
Mala tempora per le schiene di certi politicanti ... anche appena rieletti.
Cara Lilli leggo sempre con attenzione il tuo sito e trovo attuali ed interessantissimi gli articoli.
RispondiEliminaPurtroppo mi duole dirlo ma di questo passo cosa lascermo ai nostri figli?
Ciao Giovanni
Leggo l'intervento del Lanzillotti e, di prim'acchitto ne annuso la debordante strumentalità e poca conoscenza di ciò di che parla.
RispondiEliminaLe rotonde agli incroci più pericolosi servono a salvare vite umane. Se poi ricadono a ridosso di uliveti secolari, è pur sempre possibile il trapianto in aree attigue, con costi da ricomprendere nelle indennità di espropriazione.
Nella speranza di una legislazione attenta ma non inibitrice dello sviluppo delle fonti energetiche c.d. alternative (al petrolio), si può ipotizzare un vincolo percentuale rispetto alle superfici coltivabili ( ad esempio, come ha fatto Ginosa, non oltre il 10%); si può ( e si deve) ipotizzare il divieto assoluto di espianto di uliveti secolari (salvo a prevedere forme di sostegno al reddito degli olivicultori) e quindi la non concedibilità di autorizzazioni;
per salvaguardare la capacità produttiva dell'agricoltura si può ipotizzare il divieto di installazioni in terreni fino ad una certa classe ( ad es. 1^ e 2^). Naturalmente il tutto senza prevedere regolamenti "rapina" come quelli di Grottaglie che prevedono esosi balzelli alle ditte interessate allo sviluppo del solare e dell'eolico, al punto da aver indotto loro la "cancellazione" di Grottaglie dalla loro agenda.
Quanto alla tutela del paesaggio, siamo d'accordo ... ma... cominciamo a parlare degli elettrodotti.
Chiunque percorra direttrici stradali di grande traffico sa di cosa stiamo parlando.
Tutta una sequela di alti tralicci e elettrodotti : sono brutti da vedere ? Si, eppure servono.
In agricoltura, quella c.d. avanzata, si assiste ad un incremento di tendoni coperti da teli di plastica : sono brutti e presuppongono tonnellate di rifiuti speciali da smaltire. Siamo d'accordo, ma agli agricoltori cosa diciamo? Smettete di produrre ?
I prezzi dei prodotti agricoli?
L'eventuale aumento di utilizzazioni a fini diversi di superfici coltivabili produrrebbe proprio l'effetto contrario.
Diminuirebbero le produzioni e quando diminuisce l'offerta il prezzo sale. E' l'a-b-c- dell'economia.
Un ultimo appunto riguardo la criminalità : cos'è, ci facciamo condizionare dalla paura della criminalità? Facciamo vincere la mafia senza combatterla? Perchè non è possibile uno sviluppo economico tenendo lontano i farabutti? Chiudiamo le gioiellerie per paura dei rapinatori?
C.L: